MESSINA. Mentre impazza la polemica sul prestito del Polittico di san Gregorio di Antonello da Messina, che fino al 14 febbraio sarà in esposizione a Palermo (e rischia di finire a Milano per altri tre mesi), Messina scopre di avere sete di cultura: sete che si manifesta solo in occasione di rivendicazioni “identitarie”, come nel caso del documentario su Caravaggio in cui la città dello Stretto è stata totalmente snobbata.

Eppure, pur nell’inconsapevolezza pressochè generale, i beni da valorizzare ci sarebbero: una galleria d’arte moderna che praticamente nessuno (o quasi) ha mai visitato. E’ la Gamm del Palacultura, la Galleria di Arte Moderna e contemporanea del Comune di Messina la cui inaugurazione risale al febbraio 2012, in occasione della Notte della Cultura, quando lo spazio al primo piano del Palacultura aprì ufficialmente i battenti: e da allora è rimasta a mezzo servizio. Il motivo? Politico. E organizzativo.

Sul sito del Comune c’è un “in aggiornamento” pressochè eterno. Sul vecchio sito, non più in funzione da marzo 2017, la pagina dedicata alla Gamm presenta un error 404 con una didascalia (che dovrebbe essere consolante, invece fa deprimere ancora di più) “Spiacenti!Il contenuto che stavi cercando non esiste”. Sul sito delle scalinate dell’arte, una pagina presenta l’immagine del Palacultura e stop, l’altra, che dovrebbe essere più dettagliata, una sommaria descrizione (cinque o sei righe, non di più) con un risvolto comico: ai tre gradi di approfondimento del testo (ridotto, medio, esteso) corrisponde la stessa esatta descrizione, con le stesse identiche parole. Paradossalmente, l’unica traccia significativa che si trova in rete è il sito dell’azienda che ha realizzato i dispositivi tecnologici e multimediali per l’allestimento.

Cosa c’è dentro la Gamm, esattamente? Un Mirò, per esempio, ma anche pregevoli opere di Canonico, Migneco, Togo, Fiume, Schifano, ma anche Mazzullo, Tadini, Corsini, Bonfiglio e Fiume: dovrebbero essere riunite in un catalogo il cui incarico di stampa risale ormai a quasi un anno fa.

Il Mirò esposto alla Gamm del Palacultura

Il problema è che, a causa della tuttora immotivata (e inspiegabile) bocciatura del regolamento di fruizione da parte del consiglio comunale di tre anni fa, di aprire e chiudere la galleria si occupa il personale della biblioteca comunale, che come tale ha orari da ufficio: quindi di sera, le domeniche ed i festivi, la Gamm è chiusa. Non c’è personale dedicato, non c’è una promozione: sarebbe aperta, ma in realtà i visitatori non sono che una frazione infinitesimale delle potenzialità della struttura.

Non solo. Manca, per esempio, un comitato scientifico, che si occupi di selezionare le opere che vengono donate: perchè, accanto alle donazioni di valore di Piero Serboli e Pippo Martini degli anni addietro, due o tre volte al mese al Palacultura si presenta qualcuno e vuole donare un quadro, usualmente crostacce immonde alla Teomondo Scrofalo. Il comitato scientifico servirebbe anche per programmare le esposizioni temporanee e la rotazione delle opere in esposizione: quelle, cioè, che affiancherebbero temporaneamente i manufatti più prestigiosi.

Perchè tra i vari problemi della Gamm c’è anche il fatto che negli anni è stato accumulato più materiale di quanto ne servirebbe per gli allestimenti: oltre alle opere esposte, infatti ce ne sono il triplo tenute in stanze al Palacultura. E una settantina sono “ospitate” al teatro Vittorio Emanuele, che in quanto ente regionale non dovrebbe avere nulla a che fare con Comune. E invece, siccome quando nacque la Gamm non c’era ancora materialmente il Palacultura, chi donò le opere le espose al teatro. E quando fu inaugurata la Gamm (nel 2012) le opere rimasero al teatro. La scorsa primavera è stato effettuato un inventario per capire quali opere andassero restituite al Comune e quali sarebbero rimaste al Vittorio Emanuele, con l’impegno da parte del teatro con obbligo di rotazione e ritorno al Comune quando questo avesse avuto spazio per esporle.

In primavera era stata lanciata una manifestazione d’interesse per dare la possibilità a operatori culturali di valorizzare la Gamm, sttraverso una co-gestione tra pubblico e realtà del territorio per aprirla a visite guidate, workshop, concerti, laboratori: non se ne è saputo più nulla. Quello che è stato fatto, invece, è un passo indietro. Nelle scorse settimane l’amministrazione guidata da Cateno De Luca, su proposta del sindaco e dell’assessore Calafiore, ha difatti revocato la delibera 217 del 24 aprile scorso, a firma dell’allora assessore Federico Alagna, che destinava alcuni locali ad ARCO – Centro di Competenza per l’Arte e l’Architettura Contemporanea e alle attività di “Spazi liberi”, a disposizione di tutte quelle realtà culturali cittadine interessate a collaborare con il Comune per la realizzazione di progetti inerenti le arti visive: con la delibera 544 del 12 ottobre si revoca Spazi liberi, si sposta ARCO in una stanza già assegnata all’Ufficio giovani artisti e si destinano queste quattro stanze …ad ufficio.

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