“We are the champions”. Ascesa e caduta dei Genovese

 

Per la famiglia Genovese il 2017 è stato un anno intenso. Giusto per usare un eufemismo. Dodici mesi che prendono il via nel peggiore dei modi il 23 gennaio, quando il deputato di Forza Italia Francantonio, uno degli uomini più conosciuti e potenti della città, viene condannato a 11 anni in primo grado nell’inchiesta Corsi d’Oro 2, con l’accusa di associazione a delinquere, riciclaggio, frode fiscale, truffa e tentata estorsione. Una sentenza che sembra segnare uno strappo nella storia della città, portando in molti a ritenere conclusa una saga familiare che si perpetua dagli anni ’70, quando il padre di Francantonio, Luigi, diventa senatore nelle fila della Dc, ruolo che ricoprirà ininterrottamente dal ’72 al ’94.

L’epopea dei Genovese invece ricomincia dopo appena qualche mese, nel segno stavolta di un altro Luigi, il figlio, semisconosciuto studente fuorisede a Roma che annuncia la sua candidatura all’Ars alle elezioni regionali del 5 novembre. Il risultato è storia nota e recente, con un consenso monstre di quasi 18mila voti festeggiati fra spumantini e abbracci nel comitato elettorale, mentre “We are the champions” dei Queen risuona a tutto volume fra le stanze della sede.

Un inno alla vittoria che riascoltato adesso, dopo il sequestro milionario di beni nei confronti di Francantonio e Luigi, ha quasi il suono della beffa. 

 

Perché lo abbiamo scelto: perché racconta tutte le idiosincrasie e le contraddizioni della città e descrive, in maniera quasi letteraria, la caduta, l’ascesa e la nuova caduta di una dinastia politica.

 

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