SALINA. ORE 23:10. Delle luci giallo-blu illuminano il lungomare di Santa Marina. Provengono da un locale. L’unico aperto in quella parte dell’Isola in un sabato invernale. C’è anche della musica che viene mixata da un dj. Sul terrazzino del locale, ai tavoli ci sono seduti due ragazzi e due ragazze: avranno circa una trentina d’anni. Nessuno balla, nonostante le canzoni vengano mixate a gran volume. La cucina del locale ha chiuso. Il barman prega la clientela di munirsi prima di scontrino perché il bar è entrato in modalità serata. Ad una cinquantina di metri dal locale, invece, c’è un patio illuminato. Alcuni ragazzi hanno parcheggiato davanti quella casa i motorini, e dopo essersi radunati per un breve pre-serata, si dirigono tutti insieme al locale. Entrano, prendono da bere, si muovono in gruppo verso il muretto del lungomare. Nonostante il mare si sia ingrossato e lo scirocco caldo che soffiava nel pomeriggio sia diventato un lieve levante, nessuno rimane dentro il locale a ballare. La spiegazione è che durante la settimana di carnevale avevano già fatto serata in un posto di Malfa nel quale erano andati anche ragazzi delle altre Isole. Questo è, invece, un classico sabato invernale a Salina. Uno di quelli in cui ci si vede prima che arrivi la burrasca, il cattivo tempo, che rende difficoltosi gli spostamenti in motorino lungo i tornanti che collegano i vari comuni dell’Isola.

Simone (gli intervistati hanno nomi di fantasia, ndr) ha sedici anni. Studia al linguistico di Lipari e vive tutto l’anno a Salina. «L’estate è un’altra cosa: ci sono migliaia di ragazzi e a stento si cammina sul lungomare». Nella bella stagione, Simone lavora in maniera occasionale. Per lui è un modo per conoscere suoi coetanei e ammette: «Anche per sconcicare qualche ragazza che viene da altre parti d’Italia». Come lui, c’è anche Andrea, che ha quindici anni e studia all’agrario di Lipari. Dopo aver raccontato dei loro amori fugaci, entrambi parlano del loro rapporto con la scuola. «Essere pendolari su un’isola vuole dire che non si può controllare il proprio tempo. Ci sono giorni in cui prendiamo l’aliscafo e poi, non sempre, riusciamo a tornare a casa a causa del cattivo tempo. Ci sono altri giorni in cui non possiamo neanche andare a scuola. Siamo giustificati, ma spesso le professoresse non riescono a comprendere le difficoltà legate alla vita da isolani».

Altri due ragazzi, incuriositi dalla discussione con un estraneo, si avvicinano. Hanno vent’anni: c’è Carlo che, sin dai suoi sedici anni, passa i finesettimana sull’Isola. Vive ad Enna dove studia. «Trascorrere del tempo alle Eolie è magico. D’estate lavoro di mattina, poi esco in barca. Vado a pescare con un mio amico e qualche volta mi capita di dare un passaggio a chi scende dagli yacht che non hanno il tender». Durante l’inverno, la possibilità di farsi un bagno è ridotta ma l’Isola offre anche altre distrazioni come il trekking lungo i vari sentieri che portano fino alle vette delle colline vulcaniche. «Qui si potrebbe vivere dodici mesi l’anno di turismo ma i residenti non lo capiscono. -argomenta Carlo- Salina è l’isola più verde e il trekking potrebbe essere una via alternativa al turismo estivo legato al mare. Il problema è che spesso gli isolani hanno una visione ridotta delle possibilità che questa terra offre». La parola turismo fa mutare l’espressione facciale di Arturo. Ha 23 anni, vive e lavora a Salina, e d’estate gestisce una pizzeria a Rinella. «Io sono contro il turismo di massa. Rovina la mia attività e la qualità del mio lavoro. In un locale da 80 coperti è impensabile poterne ospitare 200. La gente in fila, quando non viene servita, inizia a lamentarsi e rende difficoltosa la mia attività. Il turismo di massa, non selezionato, distrugge l’Isola durante l’estate. Oltre alla mole di rifiuti e di inquinamento che produce, rende invivibile Salina. Bisognerebbe ridurre l’afflusso dei turisti, specialmente quelli che vogliono permanere pochissimi giorni sull’Isola. Nello specifico, mi riferisco ai barconi, alle crociere che partono da Milazzo e dalla Calabria: portano centinaia di turisti ogni giorno che rimangono sull’Isola per poche ore e non generano un’economia sana». Ma i problemi del vivere su un’Isola che si popola solo nella bella stagione non finiscono qui. «Mettiamo caso che mi sento male a Rinella, dall’altro lato di Salina -continua Carlo- l’ambulanza parte da Santa Marina e ci impiega circa venticinque minuti per raggiungerti. Ti visitano, passano circa altri trenta minuti e chiamano l’elicottero che parte dal Papardo, da Messina. Questo ci impiega altri venti minuti per arrivare all’eliporto. Da qui altri trenta per arrivare all’ospedale. Quindi, facendo scongiuri, meglio non stare male alle Eolie che prima di arrivare in ospedale passano anche due ore.» Poi, c’è la questione dell’ospedale di Lipari che è ampiamente sottodimensionato e la possibile chiusura di alcuni reparti preoccupa molti dei ragazzi di Salina. Nonostante tutto, Carlo, Arturo si reputano molto fortunati a poter vivere l’Isola. A poter stare in contatto giornalmente con la natura, sia con il bel tempo che con il cattivo tempo. Andrea e Simone, che sono più piccoli, invece, sperano di poter avere altre esperienze fuori dalle Eolie: «Qui la visione è ridotta a quello che succede sull’Isola. Gli abitanti, anche i nostri parenti, hanno una visione molto chiusa e proprio questo ci spinge ad andare via, sperando, poi, di poter tornare».

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