MESSINA. I Carabinieri della Compagnia di Messina Sud nella giornata di ieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere al pregiudicato Vincenzo Astuto, 37enne messinese già arrestato per altra causa, responsabile di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, in esecuzione di ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Messina, su conforme richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato le indagini.

I fatti risalgono allo scorso agosto allorquando i militari della Stazione di Tremestieri, coadiuvati dai colleghi del Nucleo Operativo, hanno appurato attraverso un’attività d’indagine come Astuto aveva tentato d’imporre il pizzo ad un commerciante della zona sud della città, prospettandogli pesanti ritorsioni in caso si fosse rifiutato di pagare una somma mensile di 500 euro. Una vera e propria richiesta in stile “mafioso”, giustificata anche dal passato criminale dell’uomo, già condannato per 416 bis e coinvolto nella nota operazione  “Case basse” che nel luglio del 2008 ha portato dietro le sbarre 27 persone accusate di associazione mafiosa.

A condurre le indagini all’epoca furono i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina che riuscirono a tracciare il nuovo organigramma mafioso che andava delineandosi in città, nella zona sud e nel rione Giostra con l’emersione dei clan capeggiati dalle famiglie Barbera e Santovito, che facevano riferimento a Marcello D’Arrigo. Promotore dell’organizzazione secondo gli investigatori era invece Pietro Trischitta, detenuto al 41 bis, regime di carcere duro. Dalle indagini emersero i progetti per soppiantare lo storico gruppo di Giacomo Spartà operante a Santa Lucia sopra Contesse, la preparazione di omicidi e l’asse comune con la costola del gruppo facente capo a Gaetano Barbera, ben radicata a Giostra e nella zona nord.

Un curriculum criminale di tutto rispetto quello di Astuto, che ha tentato d’intimidire l’inerme commerciante non riuscendo però nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà poiché nello stesso periodo veniva arrestato in flagranza di reato per fatti analoghi. L’indagine dei carabinieri ha permesso di ricostruire la vicenda raccogliendo gravi indizi a suo carico, pienamente condivisi dall’autorità giudiziaria che ha emesso l’odierno provvedimento.

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