MESSINA. Un condominio di Contesse rischia di perdere un finanziamento Superbonus di 1.200.000 euro. Il motivo? Ventitré degli inquilini sono disposti a cedere il proprio credito, ma il ventiquattresimo è il Comune di Messina, “che nonostante siano passati mesi, con varie sollecitazioni, non ha ancora autorizzato l’inquilino che abita nell’alloggio di proprietà del Comune a cedere la propria quota, bloccando tutto l’iter, perché aspetta risposta dall’Agenzia delle Entrate regionale, a cui ha chiesto consulenza”.

A raccontare la vicenda sono l’amministratore di condominio (ed ex consigliere comunale) Tanino Caliò e il tecnico incaricato Sergio Bruno, che spiegano le conseguenze a cui si andrà incontro, ovvero la perdita del finanziamento e una spesa che pesa 49mila euro alle casse di Palazzo Zanca. Mentre il Comune fornisce la sua versione della storia nella persona della dirigente del dipartimento Politiche della casa, Mariarosaria D’Agostino.

«Il Condominio “Vecchia stazione” di Contesse è beneficiario di un finanziamento (Superbonus110) di 1.200.000€ concesso dal consorzio Caec, partner di Eni luce&gas. L’erogazione è soggetta all’accettazione scritta della cessione del credito di tutti i 24 condomini, ciascuno per la rispettiva quota parte, come in tutti gli interventi agevolati tramite il Superbonus», raccontano Tanino Caliò e Sergio Bruno.

«Ventitré dei 24 condomini hanno da tempo dichiarato e firmato la disponibilità a cedere il proprio credito al consorzio, ma per mera sfortuna il 24° condomino è il Comune di Messina, che non può usufruire del bonus in quanto ente pubblico, ma che può autorizzare l’inquilino, il quale può cedere il credito, in quanto soggetto privato, previa autorizzazione del proprietario. Prassi, questa, consolidata in tutta Italia, nel rispetto della legge», sostengono.

«Dopo mesi, l’Ufficio Patrimonio e la partecipata “Patrimonio spa” hanno convenuto chi doveva firmare tale autorizzazione (in realtà se ne sta occupando il dipartimento alle Politiche della casa, ndr), ovvero il dipartimento, che, invece di autorizzare l’inquilino senza ulteriore indugio, per intercettare l’agevolazione (la quota parte di competenza è 49.000€) ed evitare di spendere 49.000€ di debito fuori bilancio – proseguono Bruno e Caliò –  ha chiesto all’Ade (Agenzia delle Entrate, ndr) se fosse legittimo autorizzare l’inquilino, quesito talmente banale che probabilmente resterà senza risposta».

«Attualmente – concludono l’amministratore di condominio e il tecnico incaricato – il Comune aspetta risposta dall’Ade e non intende autorizzare prima l’inquilino nelle more. Le conseguenze saranno una delle due circostanze: 1) il consorzio non concederà più il finanziamento di 1,2 mln, e 23 famiglie dovranno pagare a proprie spese tutti i lavori (molti di loro dovranno vendere casa perché non possono assolutamente affrontare la spesa); 2) il Comune dovrà spendere 49.000€ per coprire l’agevolazione non intercettata, buttando letteralmente denaro pubblico».

«Ho scritto all’Agenzia delle entrate regionale fra giugno e luglio – racconta, invece, Mariarosaria D’Agostino – per chiedere se l’inquilino, stando alle norme, può beneficiare del finanziamento, proprio perché la norma stabilisce che non può beneficiarne un ente pubblico. La normativa, infatti, è chiara: i finanziamenti sono rivolti a soggetti privati, ma i casi come questi non sono presi in considerazione».

«Io ho deciso di rivolgermi direttamente alla fonte per essere sicura, anche perché questo è un campo fiscale e noi non ce ne occupiamo – conclude la dirigente – Quando, infatti, mi sono rivolta all’Agenzia delle Entrate di Messina, sono stati loro a dirmi di chiedere alla sezione regionale dell’Ade. In ogni caso io tutta la documentazione l’ho mandata anche a coloro che mi hanno mandato i solleciti: se qualcuno ha prove di quanto afferma può inviarmele e io sarò ben lieta di leggerle. Ma attualmente non ho ricevuto nulla».

 

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