Presso le culture antiche ogni fine di un mondo veniva percepita come la fine del mondo. Così, la caduta dell’Impero romano segnò, agli occhi dei contemporanei, l’avvento definitivo della barbarie, di quei barbari cui i romani stessi, infiacchiti e instupiditi dalla loro stessa eccessiva egemonia nell’intero mondo antico, avevano finito col consegnare il potere delegando progressivamente tutte le responsabilità di governo e di difesa, in ciò inverando anzitempo quella che Hegel, molti secoli più tardi, avrebbe definito la dialettica servo-padrone.

In modo non dissimile, l’approssimarsi dell’Anno Mille fu caratterizzato da diffusi terrori per un’imminente fine del mondo. E, seppure in un contesto epistemologico e simbolico assai diverso, anche l’approssimarsi del Duemila avrebbe prodotto, secondo molti abitanti del nostro pianeta, attraverso il Millennium Bug, la distruzione di ogni sistema operativo e la conseguente scomparsa della società della comunicazione, vale a dire dell’intera civiltà.

Gli uomini dunque, anche i moderni, hanno sempre di fatto associato la fine del mondo alla fine del “proprio” mondo. L’estinzione dell’uomo, la fine delle civiltà che il genere umano è venuto costruendo lungo l’arco plurimillenario della propria storia, è stata sempre pensata come la fine del mondo tout courtDifettuccio antropocentrico di noi umani, tanto duro da scalfire quanto in realtà ininfluente rispetto alle scelte che coloro i quali governano il pianeta dovrebbero fare per scongiurare tale paventato – in realtà rimosso rischio di estinzione.

Come dunque potrebbe verificarsi la fine del mondo?

Si sarebbe portati a pensare che essa possa aver luogo per il verificarsi di una guerra nucleare. E anche in tale direzione non ci facciamo mancare niente. Personcine come Donald Trump, Kim Jong-il, Vladimir Putin e tiranni vari sparsi per il mondo, stati canaglia e multinazionali delle armi formano nel loro complesso un sodalizio che lavora alacremente per sortire, prima o poi, un esito che ci conduca a questo. Ma lasciando per un attimo da parte le smargiassate da Dottor Stranamore di cui danno prova di sé i cosiddetti Potenti del Mondo (in realtà dei poveracci che avrebbero grande bisogno di un ciclo di sedute psicanalitiche, o di esemplari esorcismi) rimane il fatto che il nostro mondo potrebbe finire a causa di una pandemia estremamente letale o del collasso definitivo della biosfera a motivo dell’inquinamento atmosferico.

Non mi pare che la sovrappopolazione costituisca un serio problema, se non per colpa dei pescecani già menzionati e di quel gruppetto di super ricchi (una trentina) che da soli detengono la metà delle ricchezze dei restanti 7,69 miliardi di persone (meno trenta) che popolano il pianeta secondo l’ultima stima aggiornata al mese scorso. Il nostro mondo sarebbe ancora, potrebbe ancora essere un Paradiso terrestre se tutti si facessero i cazzi propri e non trascorressero l’esistenza a scassare i cabbasisi al proprio prossimo, rubacchiandone le risorse naturali.

Da dove quindi proverrà, o potrebbe provenire, la fine del mondo?

Ci possiamo in questo campo sbizzarrire. Si va dall’allargamento del buco dell’ozono con conseguente effetto serra alle piogge acide, dallo scioglimento dei ghiacciai all’estinzione di insetti come le api indispensabili per la vita delle piante, dalle pandemie alla desertificazione di vastissime zone del pianeta e alla conseguente mancanza di acqua, alla distruzione di polmoni verdi come l’Amazzonia etc.etc.

Tutte queste cose orribili, inumane, che vanno in direzione opposta alla vita, hanno un solo responsabile, il profitto. Il profitto di chi considera il pianeta alla stregua di un supermercato in cui chi ha più money può permettersi di comprare tutto, senza riguardo alcuno per i bisogni degli altri.

Mi sono dapprima fortemente emozionato nel vedere e sentire la piccola e innocua Greta Thunberg difendere con coraggio i diritti di questa creatura speciale che è il nostro pianeta, così come mi ero emozionato e commosso alla lettura della splendida Enciclica di Papa Francesco Laudato Si’. Sulla cura della casa comune.

In seguito ho seguito con indignazione e molta ripugnanza le critiche becere rivolte a questa dolce ragazzina, tra le quali mi è parsa particolarmente becera e ripugnante quella del capofila del pessimo giornalismo nostrano, Vittorio Feltri.

Quest’uomo, il cui cinismo è pari all’ignoranza, ha attaccato la giovane ecologista tacciandola di superficialità e pressappochismo. Non si accorge, ahimè, che ad avere uno sguardo ottuso sulla realtà è proprio lui, che si batte come un leone contro i disperati che dal Terzo Mondo approdano alle nostre plaghe opulente proprio perché vittime delle guerre, delle rapine, delle turpitudini dell’uomo bianco, di quella razza di cui Feltri è un indegno esponente, e anche della desertificazione dovuta agli sconvolgimenti ambientali che il capitalismo ha disseminato nel suo permeare a macchia d’olio un pianeta altrimenti vivibile.

Come a dire: costui critica chi combatte la desertificazione, che è proprio una delle cause per cui gli africani scappano dalle loro terre, ossia il fenomeno da lui aborrito. Schizofrenia totale!

Conclusione, provvisoria come tutte le conclusioni. Se la nostra cosiddetta civiltà dovesse finire, non datene la colpa ai dannati della terra ma ai tanti coglioni che campano sulla dannazione di costoro.

 

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