MESSINA – Cinque condanne per lo spaccio di droga a Patti scoperto l’anno scorso dai carabinieri con l’operazione “Scala Reale”. Lo ha deciso il gup Carmine De Rose che ha disposto anche un’assoluzione nel giudizio che si è svolto con le forme dell’abbreviato.

Sono stati condannatiPaolo Brigandì a 7 anni ed un mese, Alessandro Brigandì a 5 anni e 10 mesi, Luigi Fiducia e Gianmarco La Torre a 2 anni ciascuno, Giuseppe Mazzone a 3 anni, 7 mesi e 10 giorni. Unico assolto Antonio Dicosta con le formule per non aver commesso il fatto e perché il fatto non sussiste

Il pubblico ministero Vito Di Giorgio aveva chiesto per Paolo Brigandì 12 anni e 8 mesi, Alessandro Brigandì 8 anni, Giuseppe Mazzone 10 anni, Luigi Fiducia 8 anni, Giamarco La Torre 6 anni e 8 mesi, Antonino Dicosta 4 anni e 4 mesi.

L’operazione Scala reale contava complessivamente dieci indagati ma il procedimento si è suddiviso in due tronconi. All’apertura dell’udienza preliminare, infatti, in sei hanno chiesto il giudizio con il rito abbreviato e la loro posizione è stata separata. Gli altri quattro, invece, hanno proseguito con l’ordinario e sono stati rinviati a giudizio al 27 marzo prossimo davanti al tribunale di Patti. Si tratta di Ignacio Francisco Gonzalez Perez, Romina Lamazza, Antonino Niosi e Giuseppina Merlo.

L’operazione Scala reale scattò a luglio 2017 con dieci arresti. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo, avviate per verificare l’esistenza di un gruppo che spacciava droga nella zona di Patti, si concentrarono su Paolo Brigandì, un ex carabiniere che era in servizio a Patti, dalle intercettazioni emerse il coinvolgimento del figlio Alessandro e della convivente Romina Lamazza. Gli investigatori scoprirono anche i contatti in Calabria con Giuseppe Mazzone e Luigi Fiducia che sarebbero stati i punti di riferimento per poter reperire lo stupefacente e fare fronte alle richieste della clientela. La marijuana finiva per essere spacciata ai ragazzini come emerge da alcune conversazioni intercettate dai carabinieri in cui si parla di cessione di droga a minorenni. Le intercettazioni hanno permesso di ricostruire anche i rapporti anche con Ignacio Francisco Gonzalez Perez, detto il cubano, che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe contribuito allo smercio dello stupefacente importato dalla Calabria acquistando partite di droga destinate allo spaccio.

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