MESSINA. Due pali della luce in acciaio negli ultimi giorni hanno preso il posto delle luminarie liberty degli anni ’30 che si illuminavano la parte di marciapiede di fronte l’ex Banca d’Italia. A prendere parola sulla sosituzione anche Nino Principato, che ha evidenziato come la sostitutuzione possa essere considerata una violazione di legge a tutti gli effetti.
“Nel silenzio e nell’indifferenza di questa sciroccata città – ha commentato il componente del CDA del Teatro di Messina- si è realizzato in questi giorni uno sconsiderato intervento davanti al palazzo della ex Banca d’Italia: sono stati rimossi i due pali della pubblica illuminazione, pregevoli opere d’arte eclettica post-liberty degli anni ’30 del secolo scorso, per sostituirli con due anonimi e bruttissimi pali d’acciaio che stonano vistosamente con la facciata dell’edificio. Bell’architettura risalente al 1924, in pieno stile eclettico post-1908, il palazzo venne progettato dall’ingegnere Giuseppe Cobolli Gigli che fu anche ministro dei lavori pubblici dal 1935 al 1939. Oggi è di proprietà dell’Università degli Studi.”
“Se non è stata richiesta l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Culturali – continua- tale sconsiderato intervento è da considerare in palese violazione del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n.42. In particolare, dell’articolo 10 comma 1: ‘[…] sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti: allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali nonché ad ogni altro ente o istituto pubblico […] che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico […] e comma 5: ‘[…] non sono soggette alla disciplina del presente Titolo (Titolo 1 Parte II) le cose che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre 50 anni (ora elevato a 70 anni a norma della L. 106/2011).'”
“Nel caso dei due lampioni, prodotto di fonderia messinese, gli autori non sono più viventi ed essendo stati realizzati negli anni ’30 del Novecento, hanno superato abbondantemente i 70 anni -ha spiegato Principato- Ciò determina, anche, che i beni appartenenti ad enti pubblici come il Comune, siano vincolati ope legis, cioè automaticamente (art.4 L. 1089/1939). Si tenga anche conto che l’art. 11 del Decreto Legislativo 2004/42 considera beni culturali oggetto di specifiche disposizioni di tutela anche ‘le aree pubbliche’, che l’art.21 comma 1 dispone: ‘Sono subordinati ad autorizzazione del Ministero (le Soprintendenze) la rimozione o la demolizione, anche con successiva ricostituzione, dei beni culturali’ e che l’’esecuzione di opere di qualunque genere su vie e piazze dei centri storici sono sottoposte ad autorizzazione’ (art. 10).”
“Mi auguro- conclude- che si ponga rimedio a tutto ciò, che il sindaco De Luca intervenga presso l’assessorato comunale alla Pubblica Illuminazione per ripristinare i due storici lampioni e che anche la Soprintendenza ai Beni Culturali faccia sentire la sua voce: i due antichi pali devono tornare al loro posto!”
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