MESSINA. La scrittrice Silvia Vecchini giovedì 4 aprile ha incontrato nell’auditorium del Palacultura di Messina circa 250 studenti degli istituti comprensivi “Boer-Verona Trento” e “Santa Margherita”.  Autrice di materiali per musei e sussidi per la scuola, da anni scrive libri per bambini, romanzi per ragazzi e fumetti. Ha pubblicato con alcune delle più prestigiose case editrici specializzate nella letteratura per l’infanzia e l’adolescenza (tra cui San Paolo, Giunti, Mondadori, Topipittori, Tunué, Lapis, Edizioni Corsare, Editrice Il Castoro…). L’incontro, coordinato dalla libreria Feltrinelli Point, è stato animato dagli alunni che hanno intervistato la scrittrice, a conclusione della lettura del suo ultimo romanzo, “Mille briciole di luce”. Di seguito alcuni dei commenti delle classi partecipanti. 

«“Per chi va verso le cose che splendono”, questa è la dedica con cui Silvia Vecchini inizia il suo romanzo breve, rivolgendosi a chi non ha paura dei pregiudizi e decide di inseguire i propri sogni. Il protagonista, Danni, viene discriminato ed aggredito per il suo abbigliamento e per la sua passione, la ginnastica ritmica, uno sport prevalentemente femminile. Inizialmente si scoraggia e decide di abbandonare questo sport, ma alla fine prevalgono la sua determinazione e la sua forza, che gli permettono di rialzarsi. Ad aiutarlo ci sono Ambra e Radu, i suoi amici, che lo incoraggiano a credere in se stesso. L’autrice, utilizzando un linguaggio vicino ai giovani, tratta argomenti importanti e attuali. Si parla di amicizia, di amore, di tenacia, di generosità, di disagio dei figli di immigrati, dei turbamenti di chi si affaccia all’adolescenza» scrive la classe II D, dell’ I.C. “Boer -Verona Trento”

«Un momento intenso dell’incontro è stato quando l’autrice ha chiarito le scelte che ha fatto compiere al suo personaggio di fronte alle offese omofobe subite. C’è un vero e proprio ritiro dal mondo da parte di Danni, ha spiegato, un’esigenza di riflettere su di sé, di prendere le distanze dagli altri per affermare l’inviolabilità della propria sfera privata. Danni, come spesso succede a chi subisce simili attacchi, è molto giovane. La Vecchini ha raccontato di aver ‘portato’ il suo giovane protagonista a cercare la solitudine in una chiesa ortodossa, un luogo sacro nel quale l’altare posto al di là dell’iconostasi è invisibile agli occhi dei fedeli, per suggerire quanto sia importante non violare uno spazio così intimo, sacro appunto. Ascoltare queste riflessioni su argomenti dei quali spesso non è facile parlare ci ha fatto molto piacere» scrive la classe classe III A, I.C. “S. Margherita”

«Abbiamo apprezzato molto il romanzo, leggendolo ad alta voce durante tutto l’anno; grazie alle annotazioni prese sul nostro taccuino e al confronto in classe abbiamo scoperto che in ogni frase si possono nascondere preziosi insegnamenti. La storia ci ha fatto comprendere che non devono esistere disuguaglianze di genere e se ancora persistono bisogna combatterle. Il libro ci invita ad esplorare le sfumature e le contraddizioni della nostra vita. Ognuno di noi deve capire chi è, quali sono le sue passioni e se ci crede fino in fondo riuscirà a realizzarle, anche se dovrà superare delle difficoltà.  Ci ha colpito molto un consiglio che la scrittrice ci ha dato a proposito del potere della lettura e della scrittura: “Fate finta che il libro che avete sia il mare, che la penna sia la vostra barca, dovrete affrontare tsunami, sprofonderete negli abissi più profondi, ma poi con tanta forza e volontà riuscirete a risalire!» scrive la classe II F, ’I.C. “Boer -Verona Trento”

«Una riflessione della Vecchini ci ha colpito in particolare, facendoci riflettere su cosa voglia dire essere un lettore. A proposito di alcuni passaggi del suo libro in cui qualcosa è lasciata all’intuito di chi legge, ha spiegato che il lettore ha una sua intelligenza, chi scrive non deve dire tutto, parola per parola, al contrario deve lasciare spazio all’immaginazione del lettore, così che la lettura non risulti noiosa e permetta a chi legge di sentirsi coinvolto» scrive la classe III A, I.C. “S. Margherita”

«Il dialogo con la scrittrice Silvia Vecchini è stato come una “luce nel buio” perché ci ha stimolato a credere nei nostri sogni, ad avere il coraggio di affrontare le difficoltà senza arrendersi. Una frase molto forte e significativa per noi adolescenti è stata la seguente: “La vita non c’è stata data per levarcela”. Questa frase pronunciata dalla scrittrice con potenza emotiva ci ha spinti ad andare sempre verso “le cose che brillano”. “In ogni romanzo c’è un pezzo di noi”, afferma l’autrice e ciò ci fa capire che la scrittura ha sempre delle connessioni con l’esperienza vissuta e che la scrittura riesce a dare voce alle emozioni più intense. Silvia Vecchini è una persona accogliente, empatica, il modo di relazionarsi con noi ragazzi è stato piacevole e stimolante» scrive la classe II A, I.C. “Boer-Verona Trento”

«Un momento dell’incontro coinvolgente è stato quando l’autrice, per farci capire cosa vuol dire per il protagonista del suo romanzo allenarsi senza mai potersi esibire e competere, ha fatto un piccolo sondaggio per conoscere il nostro impegno nello sport. Ci ha chiesto di alzare la mano per dire quanti giorni ci allenavamo. Poi ha chiesto: chi si allenerebbe sapendo di non poter partecipare a competizioni o tornei? Coloro che hanno risposto si contavano sulle dita di una mano. Ci è piaciuto il fatto che volesse capire la passione che mettiamo in quel che facciamo. L’autrice si è generosamente raccontata, dando anche dei piccoli consigli a coloro che vogliono cimentarsi nella scrittura, magari per riflettere su tematiche complesse e delicate. Ha anche raccontato qual è il luogo dove prendono forma le sue storie: il suo studio ha una finestra che guarda verso la natura, di fronte ai suoi occhi c’è il lago Trasimeno, un paesaggio naturale nel quale è immersa e da cui trae ispirazione per scrivere» scrive la classe III C, I.C. “S. Margherita”

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