MESSINA. La vicenda del passaggio di Dafne Musolino dal gruppo parlamentare al senato di Sud chiama Nord a Italia viva, e la rezione di Cateno De Luca all’abbandono della ex assessora della sua Giunta, potrebbe sfociare nelle carte bollate. Italia Viva ha annunciato querela nei confronti del leader di Sicilia Vera.”Cateno De Luca usa il sessismo e gli insulti per attaccare Italia Viva e le sue parlamentari Maria Elena Boschi e Dafne Musolino. A nome della nostra comunità esprimo solidarietà a Maria Elena e Dafne e annuncio che i nostri legali citeranno in giudizio Cateno De Luca. Il risarcimento sarà devoluto a un’associazione di vittime della violenza sulle donne. Siamo sicuri che questo modo di fare di De Luca porterà rapidamente altre formazioni politiche a interrompere i rapporti con chi insulta le donne e usa la violenza verbale come stile di comunicazione”, scrive Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva in un post sulla pagina Facebook del partito.

Dal canto suo, De Luca in un video precisa la contestualizzazione di quei termini (“sculettatrice”, parlando delle modalità di selezione politica in Sicilia di Boschi con le liste bloccate, pur non riferendosi direttamente a lei, e “puttana politica”, riporta Paita nel suo post), prendendosela invece con Matteo Renzi e utilizzando parole sprezzanti per lui e per la “batteria che ora si metterà in moto su quella che è una frase che ho detto coscientemente, cioè far passare una parlamentare per una puttana politica, è la cosa più schifosa che possa fare un uomo”, ha detto De Luca, mentre ha avuto parole di stima per Dafne Musolino, “che ho cresciuto e ha la mia ammirazione professionale e da brava politica”.
A dare man forte a De Luca sono state le donne che hanno fatto parte della sua amministrazione, le assessore Alessandra Calafiore e Liana Cannata, le presidentesse delle partecipate comunali Messinaservizi Bene Comune, AMAM e Messina Social City, rispettivamente Mariagrazia Interdonato, Loredana Bonasera e Valeria Asquini con le componenti i CdA, Giusi Calanni per la Patrimonio Messina, Francesca Martello per Arisme, Daniela Bruno della MSC, Alessandra Franza per AMAM, e Carla Grillo di ATM. “Interrompiamo il silenzio per difendere il nostro leader politico da un’accusa ingiusta e pretestuosa che non trova riscontro nella realtà. Se fosse stato misogino – scrivono – De Luca non avrebbe mai avviato la sua azione di governo amministrativo con una Giunta tra le più rose d’Italia affidando alle donne deleghe pure di un certo peso; e se fosse stato patriarcale non avrebbe affidato a due donne la presidenza rispettivamente di Messina Social City e AMAM, oggi tre, con la presidente della Messinaservizi Bene Comune oltre a una donna anche come Segretario Generale del Comune. Nessuno può negarne l’evidenzia, in quanto De Luca ha dato come amministratore pubblico non soltanto piena evidenza e sostanza al concetto di parità di genere ma ha rimosso anche quegli ostacoli strutturali che impediscono a noi donne un accesso paritario. Pertanto, un operato quello di De Luca volto a valorizzare donne e uomini della sua squadra senza mai distinzione di genere. Infatti, siamo donne che ogni giorno siedono ai tavoli decisionali alla stessa stregua dei nostri colleghi uomini. Nessuno si è mai permesso di escluderci o zittirci rispetto alle decisioni da adottare. De Luca, oggi, pur nel suo ruolo di leader, ha sempre tenuto conto delle nostre opinioni lasciandoci libere di esprimere il nostro pensiero, così come è giusto che sia; e i nostri ruoli ne sono espressione diretta. Per il resto, ognuno è certamente libero e responsabile delle proprie scelte politiche, noi difendiamo il nostro attivismo e non temiamo certamente chi, conoscendo le nostre qualità e professionalità cerca di imbavagliarci nella visione di avversari politici. Abbiamo una voce anche noi e l’abbiamo voluta usare per difendere il nostro leader politico e la credibilità delle azioni che stiamo mettendo in atto come gender policy. Non dimentichiamo è a noi donne che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la vita sociale sotto tutti i punti di vista. In ultimo ci teniamo a dire basta con questo retaggio culturale che è il primo ostacolo all’equità di genere alla quale si aspira da decenni”.
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