MESSINA. Rinvenuti due frammenti del sarcofago del Protopapa Giuseppe Vinci a Castanea che, da domenica 27 gennaio, sono esposti nella chiesa del “Ss. Rosario”, sita nella piazza centrale del paese, in seguito al restauro da parte del “Lions Club International”.

La ricostruzione storica della figura religiosa illustrata da Giovanni Quartarone, noto come Erode nel presepe vivente di Castanea.

«Fra tre asterischi di apertura e tre hashtag di chiusura scorre nella home del sito web dei Lions Club Messina Host la seguente scritta:  “Lions Club International 1917 – 2017 – Da 100 anni i Lions sono al servizio delle comunità di tutto il mondo e hanno contribuito con dedizione al miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone” e sfogliando le pagine a seguire si evince che molte opere d’arte, pitture, sculture, ecc. ecc, custodite nelle prestigiose e integre chiese di Messina, scampate in toto o in parte al disastro, siano state restituire alla pubblica fruizione grazie all’intervento di restauro commissionato dai soci del rinomato Club e nel perseguire il loro lodevole impegno, domenica 27, hanno restituito alla città una memoria ritenuta persa: un frammento del sarcofago del Protopa Giuseppe Vinci. Ricorreva l’anno 2017 quando il dottor Giuseppe Morabito, con la sua consorte, iniziò le sue ripetute visite in Castanea alla ricerca del “tesoro perduto”. Fu l’associazione “Giovanna d’Arco” ad accoglierlo e a fornire le prime notizie storico – documentarie, facendo da tramite con la parrocchia per espletare tutte le procedure atte al restauro del bene.

Seguì un sopralluogo con la ditta affidataria, la rinomata bottega di Mario Licciardello “Restaura” di Acireale, e ottenuti i vari nulla osta i reperti lasciarono Castanea per rientrare in primavera dell’anno successivo. In corso d’opera fu organizzato un evento dal titolo “Recupero della memoria nelle Furie di Kastania”, con la partecipazione del professore Daniele Macris e dell’associazione “Giovanna d’Arco”, il 18 marzo presso il Salotto Fellini di piazza Duomo a Messina, destinando il ricavato della serata a sostegno del restauro.

Nel progetto presentato alla Sovrintendenza e alla Curia Vescovile si legge: “Le due lastre sepolcrali furono rinvenute, alcuni anni fa, sotto la pavimentazione dell’attuale chiesa di santa Maria del Rosario”. Il terremoto del 28 dicembre del 1908 distrusse la vecchia chiesa seicentesca sulle cui rovine fu costruita l’attuale, che riaprì al culto nel 1933. Durante la ricostruzione sotto il massetto della navata vennero sepolte le macerie della chiesa crollata, compresi gli stucchi. Questi ultimi assorbendo l’umidità e aumentando di volume causarono il sollevamento della pavimentazione. Nel corso dei lavori di ripristino vennero ritrovate le due lastre in oggetto insieme a una terza. Grazie alle ricerche condotte dall’associazione Giovanna d’Arco di Castanea, dallo studio del testo “Cenni storici sulle chiese di Castanea dalla fondazione della parrocchia san Giovanni 1500 ad oggi Novembre 1908” scritto da parte di Antonino Ciraolo dei Minimi e pubblicato successivamente nel 1917, è possibile datare e attribuirne la provenienza.

A pagina 17 del testo sopracitato il padre cosi scrive: “…vari sepolcri gentilizi contraddistinti dal proprio blasone per persone ragguardevoli del villaggio, quel del signor Natale Quartarone e suoi 1810, quello della signora Amendolia del 1818; e sopra tutto è adorna del sarcofago del reverendissimo D. Giuseppe Vinci Protopapa del Clero greco latino di Messina e dotto bibliotecario dell’Università di quella, con breve iscrizione latina, che dice: Ioseph Vinci Protopapa/Hic Jaceo/orate pro me 1772”. La prima lastra citata è stata ritrovata in più pezzi e porta la scritta Natale Quartarone.

Dunque, le due rimanenti lastre, mancanti purtroppo delle parti con iscrizione, sono riconducibili una al Protopapa per le insegne clericali raffigurate e l’altra per esclusione alla signora Amendolia: con una bolla pontificia emanata da Benedetto XIV (1740-1758), che voleva si mantenesse a Messina il rito greco, vennero confermati al clero bizantino messinese tutti i privilegi e le prerogative della dignità protopapale, compreso l’antichissimo diritto di eleggere il proprio superiore, chiamato “protopapa” (Πρωτόπαππας), “senza che persona alcuna s’ingerisse”.

Il presbitero che riceveva tale dignità era considerato la terza personalità religiosa della città dopo l’arcivescovo e l’archimandrita del Santissimo Salvatore. Il protopapa Giuseppe Vinci, eletto il 23 giugno 1744, nel suo scritto “Documenti per l’osservanza del Divin Culto, Rito Greco-Latino” (Messina, 1756), fornisce un elenco completo dei presbiteri che, a partire dal 1130, si avvicendarono a ricoprire l’alta carica di guida della Chiesa greca a Messina. Altra sua opera importante fu l’ “Etymologicum Siculum” (1759).

Tratto da Comunità di rito bizantino in Italia, http://www.chiesabizantina.it. Giuseppe Vinci, protopapa del clero greco e personaggio vasto d’ingegno e di sapere, nacque in Messina nel 1701 e morì nel 1772. Fu prefetto del Regio Collegio Massimo e della Biblioteca, in virtù della straordinaria erudizione in materia storica ed archeologica, e della sua estesa conoscenza delle lingue latina, greca, ebraica, caldea e siriaca.

Grazie alla sua vasta cultura il Vinci fu chiamato nel 1744 a ricoprire il prestigioso ruolo di primo bibliotecario dell’importante patrimonio librario lasciato ai messinesi dal Giurista Giacomo Longo nel 1731.

Prima cura del Vinci fu quella di redigere i cataloghi della Biblioteca negli anni 1738-1739, ordinati per materia, secondo le espresse volontà del Longo. A seguito dell’interessamento dello stesso Vinci la Biblioteca avrebbe goduto, per dispaccio viceregio del marchese Fogliani, a partire dal 23 gennaio 1761, del diritto di ricevere copia di tutte le pubblicazioni stampate in Sicilia; “Riconfezionò e completò, non senza pecche, numerosi volumi manoscritti dell’Amico, ora conservati presso la comunale di Palermo”.

Infine il Vinci possedeva tre terreni a Castanea e la sorella Maria, terziaria di San Francesco di Paola, altri sette, fu forse durante una visita per le campagne di Castanea che indusse il Protopapa a farsi seppellire in detto luogo? Resta questo un nodo tutto da sciogliere, nodo che durante la serata conclusiva dell’epopea del sepolcro del Vinci fu sottolineato in un intervento.

L’evento “I Lions nel territorio: Un ponte per lo Sviluppo, recupero della Memoria delle Furie di Kastania, Restituzione alla fruizione di due lastre sepolcrali del XVIII sec, restaurate e musealizzate in situ”, organizzato dalle due sezioni dei Lions Club Messina, Host e Tyrrenium, ha visto la partecipazione dei due presidenti Pasquale Spataro e Carmine Sarno, presente l’uscente Morabito, gli interventi del Vicario Foraneo, zona Faro, e del Parroco, la peculiare illustrazione della dottoressa Virginia Buda della Soprintendenza, nella quale ha espresso chiaramente il concetto di tutela e conservazione,  la chiara disquisizione storica sul Vinci del professor Marcris, presidente della Comunità Ellenica dello Stretto, la coinvolgente illustrazione della storia del casale, di detta chiesa e delle opere d’arte qui esposte, dell’architetto Graziella Arena dell’associazione “Giovanna d’Arco”. Al termine, una breve preghiera comunitaria e l’inaugurazione delle due lastre ».

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