MESSINA. «Oggi, più che mai, è il momento di unirsi. È il momento che i partiti di opposizione, che già si sono schierati contro il Ponte sullo Stretto, si uniscano, assieme ai loro uffici legali, in questa grande battaglia politica. Perché adesso, davvero, si sta oltrepassando ogni limite. Stanno sganciando una bomba atomica sul Meridione e non possiamo restare fermi e inermi. Proprio per questa ragione, oggi, sono qui, a Roma, a pochi giorni dal Natale. E ho deciso di occupare la sede centrale del Partito Democratico, per avere una risposta chiara e compatta, senza tatticismi e strategie politiche individuali. Chiediamo unità. Non andrò via fino a quando non incontrerò la segretaria del PD Elly Schlein». A parlare, è l’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, che a Roma ha “occupato” la sede nazionale del Pd
Sono passati più di vent’anni da quando Accorinti decise di arrampicarsi sul Pilone di Torre Faro per dire “no” al Ponte. Era il 24 giugno del 2002: «Lo Stretto è un luogo intangibile – afferma Accorinti – Un luogo sacro e intoccabile, come il Colosseo, Piazza San Pietro, o Piazza Navona. O come la Valle dei Templi di Agrigento, o il Teatro Antico di Taormina. E che non può essere sfregiato, per le caratteristiche, unicità e biodiversità. E in quanto zona a protezione speciale, preservata, inoltre, dall’articolo 9 della costituzione, che tutela e difende il paesaggio. Lo Stretto non si tocca. E non può essere toccato per la sua storia, la mitologia e la bellezza che lo contraddistingue».
Ma non solo. Perché la forza della protesta, è nella proposta: «Altro che “Quelli del No”. Il nostro movimento è forte e propositivo e noi siamo quelli di “Un solo no e mille sì”. La forza della nostra protesta è nelle proposte. E per questo, chiediamo che questa montagna di soldi venga investita su tutto ciò che serve per il vero sviluppo del Sud e che da sempre ci è stato negato: ferrovie, doppi binari, autostrade, porti, porti commerciali, collegamenti con gli aeroporti. E soprattutto, la messa in sicurezza di un territorio estremamente fragile. Non ci scordiamo, infatti, di ciò che è successo a Giampilieri: 37 morti, da molti, purtroppo, già dimenticati. Inoltre, da un punto di vista sismico, lo Stretto di Messina resta il luogo più pericoloso del Mediterraneo. E non dimentichiamo che il terremoto del 1908 ha provocato la morte di oltre 80.000 persone».
Lo scorso 2 dicembre, a Messina, migliaia di persone hanno sfilato in città contro il Ponte sullo Stretto: «Noi, dal basso, abbiamo fatto la nostra parte – ricorda – E siamo scesi in piazza per dire “no” al Ponte. Adesso, è il momento che i politici facciano il loro dovere. L’unico modo per fermare questa follia è che tutti i partiti di opposizione, già schierati contro il Ponte, uniscano i loro uffici legali, per opporsi allo sperpero di questa montagna di soldi. Ci sentiamo traditi da coloro che dovrebbero essere i custodi dei nostri diritti e che si stanno perdendo in tatticismi e strategie individuali, per una mera questione politica-elettorale. La maggior parte della popolazione italiana non vuole il Ponte: lo dicono tutti i sondaggi nazionali. Oggi, sono qui per chiedere un confronto con Elly Schlein e con il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, per avere risposte chiare e concrete. Mi sarei aspettato, infatti, di vederli sfilare, al nostro fianco, a Messina, lo scorso 2 dicembre, come ha fatto Angelo Bonelli, del resto, che ha già lanciato la proposta di unire tutte le forze di opposizione in questa grande battaglia. Ma nessuno dei due era presente: né Elly Schlein, né Giuseppe Conte. E mancavano i segretari nazionali dei sindacati».
La battaglia contro il Ponte va avanti da oltre venticinque anni: «Una lotta sottovalutata, in quanto, molti, purtroppo, pensano che sia solo una battaglia contro un’infrastruttura trasportistica. Ma non è così. È molto di più. È una battaglia per i diritti del Sud e per il suo vero e necessario sviluppo. Adesso abbiamo oltrepassato ogni limite. E mi rivolgo a Elly Schlein, a Giuseppe Conte, a tutti i partiti di opposizione e ai segretari nazionali dei sindacati. Perché è arrivato il momento di agire concretamente. E di agire assieme»