MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di Giovanni Quartarone (conosciuto anche come Erode al Presepe Vivente di Castanea) sul Referendum che il 13 dicembre interesserà tredici villaggi collinari e marinari della zona Nord che chiedono la secessione da Messina per formare il Comune di Montemare. “Sono state molteplici nel tempo le disattenzioni e noncuranze che questa periferia, in silenzio, ha sopportato – scrive Quartarone – e quando l’esasperazione non poteva più esser contenuta spesso sfociava in azioni eclatanti che davano nell’immediato qualche risultato come nel caso risolto della penuria di acqua ma altri disagi sono sopraggiunti nel tempo. Le scelte di natura socio politica non hanno mai tenuto conto dei cittadini”.

Di seguito la riflessione integrale:

È sopraggiunta l’aurora e il giorno di Santa Lucia splenderà “l’alba della Redenzione”: nascerà il Comune “Montemare!?!

Sul finire degli anni Venti del Novecento, a pochi decenni dopo il disastro, mentre a Castanea si stavano ultimando i lavori di ricostruzione delle due parrocchiali, il giovane sacerdote della piccola chiesa di San Cosimo, portò a termine la stesura di un manoscritto che venne pubblicato a distanza di ottanta anni sul periodico dell’Associazione Giovanna d’Arco: “La Cometa”. La sua gioia oggi sarebbe stata immensa nell’apprendere che quel suo auspicio potrebbe avverarsi da qui a due mesi: “(Castanea)… …Ha cercato essa le tante volte potersi svincolare dalle braccia della sua matrigna, specialmente per l’opera benefica dell’Ill. mo sig. Pulejo: mai ci è riuscita. Io dico che tale sottrazione non si è verificata perché i tempi non sono maturi. L’alba della redenzione forse sarà prossima e noi l’accoglieremo, perché foriera di nuovo incanto e prosperità: quando Castanea constituirà Comune da sé, risorgerà ad una vita novella e migliore dinanzi alle sue sorelle risplenderà di una luce più bella e invidiabile…”.

La figura di Padre Leonardo Principato, come si legge nella sua tomba, ha lasciato un segno profondo, misto a stima e venerazione per il suo operato rivolto principalmente ai giovani, all’istruzione dei contadini, alla cura della comunità. Lo strumento referendario è una conquista sudata della giovane Repubblica, cosa questa inimmaginabile e impronunciabile sotto il regime. Oggi possiamo esercitare questo diritto e cosi gettare le basi, in questo caso, per la nascita del nuovo Comune. Prima che sorga qualunque diffidenza e comprovata preoccupazione è bene comprendere che se oggi la Regione Sicilia ha dato il via libera perché si procedesse per l’indizione del Referendum significa, come qualcuno dice, senza se e senza ma, che ci sono tutte “le carte in regola” e pertanto è bene sgomberare dalla mente qualunque forma di terrorismo psicologico, sospinto perlopiù dai vassalli, galoppini, dei signorotti di turno.

Ci sarà molto da lavorare affinché questo lembo di terra, tanto bello quanto bistrattato, abbia un’attenzione in più rispetto al passato. E’ più che mai urgente attivare tutte le forme di tutela e salvaguardia, di riqualificazione socio ambientale, la riscoperta dei saperi legati alla vita agro-pastorale e il ripopolamento delle campagne con annesso un turismo sostenibile che coniughi le peculiarità del vasto territorio marinaro, collinare e pedemontano, potenziare e modernizzare le vie di collegamento, migliorare i servizi e soprattutto creare una rete umana di partecipazione libera e attiva.

Questa azione che si va a concretizzare non intende cancellare o negare lo stretto e pluriennale rapporto, anche di amicizia, con la Nobile città di Messina, semmai divenire un valore aggiunto, una perla in più che si schiude, nell’immenso territorio provinciale della stessa città. Il malessere decantato dall’illustre cittadino nel tempo si è via via sempre più incancrenito fino a giungere oggi a una disaffezione totale verso la casa comunale. Sono state molteplici nel tempo le disattenzioni e noncuranze che questa periferia, in silenzio, ha sopportato e quando l’esasperazione non poteva più esser contenuta spesso sfociava in azioni eclatanti che davano nell’immediato qualche risultato come nel caso risolto della penuria di acqua ma altri disagi sono sopraggiunti nel tempo. Le scelte di natura socio politica non hanno mai tenuto conto dei cittadini.

Anni addietro fu imposta la riqualificazione della piazza con barriere architettoniche, per dirla con eleganza, perché in verità si tratta proprio di trappole…e sorvoliamo sul Piano Regolatore dove ci sarebbero pagine intere da scrivere. Di tutela e salvaguardia qui non se ne parla. Tutto il litorale non solo è cementificato in maniera selvaggia con eco-mostri imponenti a pochi metri dalla battigia, con spiagge demaniali divenute private, con accesso alle stesse riservato ai “proprietari” delle villette. Il saccheggio questa volta non è venuto dal mare. I proprietari di seconde case, non certo degli stessi villaggi, hanno fatto bottino di un territorio divenuto terra di conquista e lasciato a se stesso. E stendiamo un velo pietoso, anzi di più, sulle cose che andavano urgentemente fatte quali aree di sosta o di parcheggio sia nei centri collinari che nei borghi marinari, tracciare nuove strade; tanto per fare un esempio basta guardare a Ortoliuzzo che per raggiungere la spiaggia vi è una stradina a doppio senso dove ci passa solo una macchina!

Una piccola speranza si era accesa con la nascita delle Circoscrizioni ma fu un aborto voluto prima del parto e rimase celebre la frase di un presidente del XII Quartiere che disse: “il Quartiere conta quanto il due di coppe quando la briscola è a spade!” Il colpo di scure è stato inferto con l’ultima trovata: l’accorpamento dei quartiere nella nuova VI Circoscrizione. Un disegno fatto a tavolino, ovviamente sulla carta, utilizzando come da manuale lo stesso metodo con il quale è stato redatto il P.R. o l’altra folle idea di rimodulare la toponomastica cancellando quel poco di memoria che ancora si legge nei toponimi delle vie e delle contrade. Con quest’ultima saggia manovra molti villaggi non sono stati più rappresentati nel Consiglio e forse era meglio fare un salto indietro e ripristinare la vecchia figura del delegato municipale eletto nei singoli villaggi.

La casa Comunale oltre a essere sorda è anche miope… chi legge conosce sicuramente i bellissimi tramonti che si godono dalle alture della zona Nord, le montagne di sabbia e le spiagge che da Acqualadroni si spingono fino a Villafranca, il pane alla disgraziata, i pitoni e il pane del presepe vivente; quest’ultimo è la più importante manifestazione natalizia del territorio. Ebbene, da trent’anni a questa parte, è sempre stata una grande impresa elemosinare la presenza dei vigili, regolamentare il traffico, richiedere servizi, pulizia, decoro, ecc. ecc. cose queste, di ordinaria amministrazione, che un Comune che si rispetti e che tenga alla sua immagine farebbe senza batter ciglio, senza essere sollecitato e rincorso, a maggior ragione che la manifestazione per nulla grava sulle casse comunali. Oggi possiamo scegliere e fraternamente abbracciato alla mia amata Messina il 13 dicembre andrò a votare e voterò sì.

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