Manca ormai poco al momento in cui gli italiani saranno chiamati a rispondere a cinque quesiti referendari. Di questi, quattro riguardano il mondo del lavoro, il quinto la cittadinanza.

Si tratta di 5 referendum abrogativi : chiedono, cioè, se si vuole annullare una legge o una parte di essa. Perché il voto sia valido è necessario raggiungere il quorum (che il 50% +1 degli aventi diritto vadano a votare). Le schede saranno distinguibili per colore.

Per cosa si vota?

I decreti emessi dal Presidente della Repubblica per indire i referendum possono essere consultati sulla gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Di seguito una spiegazione dei 5 quesiti.

Il primo quesito (scheda verde chiaro):
 «Contratto di lavoro a tutele crescenti - Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione»

Chiede se si vuole abrogare il d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23 (riguarda quindi il cosiddetto Jobs Act) sui licenziamenti illegittimi e le successive modificazioni.

Dal 2015 per licenziamenti illegittimi si può chiedere un risarcimento in denaro (in base all’anzianità di servizio) ma il reintegro sul posto di lavoro è previsto solo in casi particolari in cui si parla di nullità di licenziamento (il testo cita “casi di nullità espressamente previsti dalla legge” e l’articolo 15 della legge 20 maggio 1970, n. 300 che a sua volta dichiarava nulli i licenziamenti legati a discriminazione, alla partecipazione a uno sciopero, all’adesione a un sindacato). 

Se dovesse vincere il SÌ si tornerebbe alla legge precedente (quella della riforma Fornero), con un massimo di 24 mensilità di indennizzi ma con un aumento delle possibilità di chiedere il reintegro sul posto di lavoro (sempre in caso di licenziamento illegittimo).

 

Secondo quesito (scheda arancione):
«Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale»

Chiede l’abrogazione di una parte dell’articolo sulle “Norme sui licenziamenti individuali” per come sostituito con la legge 11 maggio 1990 n. 108.

Un’eventuale vittoria del SÌ annullerebbe il tetto massimo di indennità per un licenziamento illegittimo nelle piccole imprese (la cifra la deciderebbe quindi senza limiti il giudice).

 

Terzo quesito (scheda grigia):
 «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi»

Chiede l’abrogazione di parte degli articoli 19 e 21 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 recante “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni”.

Attualmente non sono richieste causali per stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato di 12 mesi, e tra le condizioni per cui questo può essere di 24 mesi sono comprese “esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti.” Il contratto può inoltre essere rinnovato liberamente nei primi dodici mesi.

In caso di vittoria del SÌ potrebbero avere una durata massima di 24 mesi ma sarebbero sempre richieste delle condizioni.

 

Quarto quesito (scheda rossa):
 «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione»

Riguarda l’abrogazione di parte dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Chiede la cancellazione della parte che dice: “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.”

Votare sì significa voler estendere le responsabilità degli imprenditori committenti.

 

Quinto quesito (scheda gialla):
«Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana».

Chiede di abrogare parte dell’articolo 9, comma 1, della legge del 5 febbraio 1992, n. 91.

Votare SÌ significa quindi chiedere che gli anni di residenza legale necessari per fare richiesta di cittadinanza (ai quali comunque seguono quelli burocratici perché la pratica venga esaminata) passino da 10 a 5.

Gli altri requisiti richiesti (che riguardano reddito, pagamento delle tasse, conoscenza della lingua e non aver commesso reati) restano comunque invariati.

L'immagine esplica come cambierebbe l'articolo 9 comma 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 "Nuove norme sulla cittadinanza" tagliando le parti del testo che sarebbero abrogate. 1. La cittadinanza italiana puo' essere concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato, su proposta del Ministro dell'interno: a) allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che e' nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni, comunque fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, comma 1, lettera c); b) allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede legalmente nel territorio della Repubblica da almeno cinque anni successivamente alla adozione; (sono tagliate le parti "adottato da cittadino italiano" e "successivamente all'adozione") c) allo straniero che ha prestato servizio, anche all'estero, per almeno cinque anni alle dipendenze dello Stato; d) al cittadino di uno Stato membro delle Comunita' europee se risiede legalmente da almeno quattro anni nel territorio della Repubblica; e) all'apolide che risiede legalmente da almeno cinque anni nel territorio della Repubblica; f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica. (Il testo delle lettera F è tagliato per intero)

 

Quando si vota?

I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7:00 alle 23:00, e lunedì 9 giugno dalle 7:00 alle 15:00.

 

 

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