Nel corso della mia attività professionale, ma anche del mio trascorrere per le vie del mondo, ho avuto la fortuna di incontrare persone a vario titolo singolari, di ceti e orientamenti diversi ma tutte in qualche modo accomunate da una forte e profonda umanità e da un incredibile bagaglio di esperienze dispiegate nei settori più disparati. Persone come Giordano Corsi, Francesco Alliata di Villafranca, Giovanni Panarello o Myriam Beltrami mi hanno tutte trasmesso parte dei loro interessi, delle loro passioni, della loro storia.

Quando poi alla pregnanza dei contenuti umani e culturali si è aggiunta la presenza di una forte passione civile, la mia simpatia si è fatta vicinanza spirituale e condivisione di orizzonti comuni. È questo il caso di Aimée Carmoz, francese di nascita ma eoliana, strombolana di adozione, protagonista di interminabili battaglie in difesa dell’ambiente isolano ma soprattutto donna libera, solare, ironica, che sotto un’apparente fragilità celava cuore di leonessa e coraggio indomito contro speculatori, intrallazzisti, pubblici amministratori inadempienti, istituzioni indegne del proprio ruolo. Per Aimée la tutela del territorio e del paesaggio era l’obiettivo primario da raggiungere perché le isole Eolie e la “sua” Stromboli in particolare non smarrissero un’identità sempre più periclitante nell’ultimo mezzo secolo, nell’epoca in cui il turismo di massa era diventato una gigantesca onnivora fagocitazione del territorio e la fruizione dei luoghi opera di annoiato e distratto usaegetta.

Avevo conosciuto Aimée all’inizio degli anni novanta, durante uno dei sopralluoghi alle Eolie finalizzati ad assicurare la tutela di quei pochi segni della cultura tradizionale sopravvissuti alla scomparsa delle lucciole, alla barbarie della cattiva politica, della cementificazione, della distruzione sistematica del territorio cinicamente pianificati per assicurare guadagni e consensi elettorali. Aimée mi fece l’onore di considerarmi “uno di quelli buoni” della Soprintendenza, a cui poter rivolgere domande con la certezza di avere risposte limpide, richieste d’intervento, o anche affidare semplici sfoghi sull’inerzia colpevole di amministratori e tecnici comunali, sul cinismo di ciechi speculatori.

Qualche anno più tardi l’ho rivista spesso, durante il periodo di preparazione dell’Atlante dei Beni Etno-antropologici Eoliani e anche nelle attività di censimento dei materiali votivi che mi avevano condotto a rivisitare San Bartolo e San Vincenzo. Sempre sorridente, ironica, circondata dalla sua meravigliosa corte di gatti che riconoscevano in lei la loro amica e benefattrice. Sempre impegnata a correre di qua e di là a perorare una causa presso il Comune o stendere un ricorso o delle osservazioni per l’Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente. Ricordo ancora con piacere le tante telefonate serali, con la sua inconfondibile voce, esile ma determinata, a chiedermi notizie o suggerimenti, o a sua volta suggerirmi iniziative da intraprendere. Quando seppe che avevo avviato un censimento e dei provvedimenti di tutela nei riguardi di cimiteri tradizionali in alcuni centri della Provincia, iniziò a sua volta una lunga battaglia per sottrarre alla distruzione e all’oblio le testimonianze delle antiche sepolture strombolane.

Aimée è stata un mio costante punto di riferimento allorquando, chiamato a far parte della Commissione incaricata della stesura del Piano di Gestione Unesco per le Isole Eolie, predisposi la mia lunga relazione critica sullo stato di salute del territorio eoliano tenendo sempre in conto la sua esperienza in trincea.

Nel frattempo accumulava carta e vetro, accuratamente insacchettati, nel suo giardino e nel magazzino di casa, volendo in tal modo protestare contro la mancanza di raccolta differenziata nell’isola. Sobbarcandosi infine, alcuni anni fa, un epico, eroico viaggio in nave fino all’isola ecologica di Barcellona P.G. del quale ci rimane preziosa testimonianza (Il baratto dei rifiuti):

 

 

Agiva con forte determinazione. Adesso che non c’è più posso usare un francesismo che forse l’avrebbe un po’ disturbata: se ne fotteva altamente della politica e delle istituzioni e andava diritta per la sua strada fino a che non raggiungeva lo scopo, fosse questo il blocco di lavori deturpanti o il riconoscimento di un diritto degli isolani. E tutto questo sempre con grazia, con gentilezza, tenendo sempre celata l’indignazione con l’ironia e la tranquillità di chi sa di stare dalla parte giusta.

L’isola di Stromboli e più in generale l’intero Arcipelago hanno avuto in Aimée, per decenni, la loro paladina. Una paladina giunta in quest’angolo di mondo quasi mezzo secolo fa e fattasi strombolana più di tanti altri nativi, legata a quest’isola divenuta per lei quello che de Martino definiva “un villaggio vivente nella memoria”.

Ci eravamo sentiti un paio di anni fa. Aveva saputo del mio pensionamento e mi voleva chiedere del clima che si respirava ai Beni Culturali. Niente di buono Aimée! Però le avevo fatto i complimenti per un bell’articolo su di lei apparso in una rivista importante, sui riconoscimenti che le venivano ormai tributati da ogni parte. Niente di che, solo il piacere di risentire le reciproche voci…..

So solo che da oggi Stromboli, le Eolie, la Sicilia intera sono più povere.

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