MESSINA. Va bene, ormai sembrava fosse chiaro: per il messinese, il viale San Martino a sei corsie, con i lampioni fuoriusciti dal gioco de “L’impiccato” e le auto in sosta vietata, un po’ come formiche scappate dalle infinite file per arraffare una briciola, era l’unico possibile. Perché è quello del cuore, quello delle vasche, quello del “facciamo una passeggiata, ma in macchina”, quello di una Messina regina del terziario e scintillante, le cui luci rischiaravano tutti allo stesso modo, facendoli sentire uguali, ricchi e poveri, tutti partecipi, a bordo della loro auto, del medesimo gioco di società.
Poi, però, accade qualcosa che non torna. Sui social (la pagina “Foto in soffitta” di Facebook) appare un’immagine: “Messina, 1957, viale San Martino”. Un’immagine che racconta il viale “ereditato” dalla città preterremoto e rispettato dalla ricostruzione, ovvero il boulevard con due filari di alberi, a destra e a sinistra le corsie del tram e, al centro, una carreggiata che, un tempo pedonale, aveva ormai lasciato spazio alle vetture.
Sul social appare una foto e, magia dell’incoerenza, fioccano i commenti, che però sono gli stessi che, di solito, sono dedicati al viale a sei corsie: “Uno spettacolo, tutto un altro mondo, bellissima”; “Quando era una grande città, fatta scomparire. Si potrebbe benissimo farlo ritornare come in questa foto. Sarebbe molto ma molto più bello, con le linee del tram laterali”; “L’hanno distrutta”; “È scomparsa Messina”; “Com’era bella la mia amata Messina! Se si potesse tornare indietro!”.
Già da questi primi interventi viene fuori qualche incongruenza, perché il viale con le alberature e il viale a sei corsie non possono essere rimpianti entrambi: sono antitetici, l’uno esclude l’altro. Ma non è finita, perché una serie di commenti è ancora più schizofrenica: “Fantastico il grande viale San Martino, di una volta. Ora è uno scempio, che peccato”; “Quando Messina era bellissima ben curata, con persone educate, non come oggi il viale fa vomitare, la gente maleducata insomma si viveva meglio allora”; “Prima du Buddellu di Tram!”. Perché schizofrenica? Semplice, perché dalla realizzazione della tramvia, il Viale, con qualche piccola variazione, ha ripreso quelle sembianze di boulevard che aveva fino agli anni Cinquanta. Solo che i messinesi sembrano non accorgersene. Eppure, per avere un’idea, basta vedere i tratti non diventati “autostrada” negli scorsi decenni, da via Tommaso Cannizzaro alla Cortina del porto e da viale Europa a Villa Dante. Ecco un po’ di storia.
Origini ottocentesche e idea di boulevard.
L’asse di Viale San Martino nasce nel quadro dell’ampliamento ottocentesco verso sud e si consolida come viale rettilineo, largo e alberato che collega Piazza Cairoli con la città nuova e la stazione, secondo una logica di boulevard mediterraneo (griglia regolare, grandi assi, spazi-giardino). La letteratura sulla Messina pre-terremoto e sui processi di modernizzazione urbana ricostruisce bene questa matrice e la centralità della piazza come “cerniera” fra città ottocentesca e nuova scacchiera.
Il terremoto del 1908 e la rinascita.
Dopo il sisma, la ricostruzione è affidata al Piano regolatore di Luigi Borzì, che conferma l’assetto a griglia, amplia sezioni stradali e introduce criteri antisismici e igienico-funzionali: la città torna “dov’era” ma con maggiore razionalità viaria. La documentazione tecnico-storica mostra l’attenzione a larghezze omogenee dei tratti rettilinei e a un sistema di assi principali con aree verdi e piazze regolari, entro cui il Viale continua a svolgere il ruolo di spina dorsale.
Dal primo Novecento al dopoguerra: continuità e sostituzioni.
La cortina edilizia lungo la strada si forma per strati: sopravvivenze eclettiche/liberty della ricostruzione, quindi il razionalismo tra anni ’20-’30 e, nel secondo dopoguerra, sostituzioni legate alla motorizzazione e alla rendita urbana. Gli studi degli ultimi quarant’anni restituiscono il quadro di una modernizzazione che ha spesso sacrificato la continuità paesaggistica (filari, arredi) preservando però l’ossatura del boulevard.
Gli anni Sessanta.
Già “nel 1951 Messina sopprimerà la linea tramviaria eliminando i controviali alberati in parte del viale, alternando e slabbrando le dimensioni e le proporzioni della sezione stradale in rapporto alla edilizia di bordo, allargamenti di marciapiedi e gli allargamenti delle vetrine dei negozi confermeranno la potenza commerciale dell’economia della nuova Messina. Arriva la prima ondata contenuta di mezzi privati, il vialone libero dagli impedimenti alberati, da Zaera a Cannizzaro, si comincerà a popolare di auto pronte al posteggio e di panciuti autobus verdi bottiglia. Dalla fine degli anni ‘50 agli anni ‘60 e ’70, piazza Cairoli e viale san Martino vedono sorgere i primi palazzi moderni, cascano giù i cineteatri mentre ne nascono di nuovi, cascano giù gli ornati eclettici e appaiono gli ornati moderni della ceramica e del cemento stampato sulle facciate; architetture nuove con le firme degli architetti Rovigo, Pantano e Calandra, degli ingegneri De Cola e Cutrufelli guadagnano l’altezza fino al quarto e al quinto piano. La strada è ancora piu grande e luccicante, le vetrine locali e globali espongono le marche del carosello Tv e i pali si curvano con le luci al neon sulle auto che aumentano. Cairoli riassume sia la piazza di una cittadina del sud con i vecchi seduti sulle panche di ferro avvolte ai tronchi degli alberi sia lo spazio urbano con i sussulti metropolitani al neon di una Times Square di noialtri. Un sogno di provincia americana incrocia la libertà assoluta del pioniere automobilista con le figure stradali dell’Avenue, della road e persino dell’highway piazzata in centro città” (https://www.letteraemme.it/cinque-volti-di-piazza-cairoli-e-del-viale-san-martino-nel-corso-del-tempo-2/).
Che cosa resta del modello “boulevard”
Oggi, malgrado la disomogeneità stilistica (eclettismo, liberty, razionalismo, edilizia 1950-70), i fronti allineati e la continuità commerciale a piano strada ricreano l’effetto di quinte tipico dei boulevard europei e la reintroduzione della tranvia lungo l’asse centrale ha riallineato il viale a un’immagine di boulevard “di trasporto pubblico” e ha aperto la strada a pedonalizzazioni e restyling. Il resto è storia recente, ancora in corso d’opera.






