MESSINA. «Se mi dovessi candidare lo farei solo e soltanto per Messina». Parole dell’architetto Nino Principato dopo il post pubblicato su Facebook in cui “sondava il terreno” per una sua possibile discesa in campo alle prossime amministrative. «È stata solo una boutade in risposta ai tanti gruppi social in mio favore nati negli ultimi mesi», spiega l’ex dipendente di Palazzo Zanca, in pensione dallo scorso febbraio, che tuttavia non smentisce la suggestione. Anzi. A distanza di qualche settimana da quel primo sondaggio, l’idea di Principato si fa infatti sempre più forte all’interno di “Liberi e Forti”, che potrebbe annunciare la sua candidatura entro pochi giorni: «Non sappiamo ancora se scenderemo in campo. Nel caso, Principato sarebbe il nostro candidato ideale», scrivono i rappresentanti del movimento civico.

«Qualora “Liberi e Forti” mi chiedesse di schierarmi, lo farei nel solo interesse della città» ribadisce Principato, che racconta la genesi del movimento, fondato lo scorso marzo nel corso di una convention all’hotel Royal con l’obiettivo di rintracciare il candidato sindaco ideale. Ovvero una persona, che al di là dello schieramento politico, racchiudesse delle determinate caratteristiche: l’essere messinese, per bene, credibile e senza pendenze legali. Un profilo che per il movimento calzava a pennello all’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, che tuttavia non sembra essere intenzionato a partecipare alla già affollatissima corsa alla poltrona più ambita di Palazzo Zanca, come ha specificato nel corso dell’incontro di “Liberi e Forti” in scena la scorsa settimana nel Salone delle Bandiere, a cui hanno preso parte, fra gli altri, Enzo Caruso, Gian Francesco Cremonini e Sergio Indelicato.

«Per me il mondo inizia e finisce a Messina, e qualora decidessi di candidarmi i miei sforzi sarebbero rivolti solo ed esclusivamente alla città», prosegue Principato, che malgrado non si sbilanci, ha già in mente i punti cardine del suo possibile programma elettorale “per valorizzare il territorio con progetti concreti, senza promesse al momento irrealizzabili”, spiega, riferendosi in particolar modo al Ponte sullo Stretto.

«Un sindaco – commenta – non può puntare il suo programma solo su sole, mare, turismo e crociere. Né sull’onesta, che dovrebbe essere un requisito scontato. Per cambiare veramente la città servono cose tangibili», a partire magari dalla realizzazione di un Museo delle Machine votive, di cui esiste un progetto mai andato in porto, o dalla figura di Antonello, con il recupero della casa natale dell’artista, fino alla valorizzazione dei monasteri basiliani. Ma non solo. «In molti non sanno che la prima lettera ad essere stata scritta fu inviata da Messina nel 1130, e adesso si trova all’archivio storico di Palermo. O che il primo libro siciliano a vedere la luce sia stato stampato proprio in riva allo Stretto. Sono tutti tesori identitari che andrebbero valorizzati e che potrebbero generare un indotto».

Sulla sua discesa in campo, nei giorni scorsi “Liberi e Forti” si era espresso con un comunicato inviato a mezzo stampa, in cui si ribadiva la convergenza d’intenti fra l’architetto e il gruppo civico: «Abbiamo il sospetto che Principato sia cercato non perché espressione di Movimento e del programma credibile e di alto livello da esso elaborato, ma per un strumentale e poco onorevole fine: quello di poter, attraverso lui, attrarre più voti possibili per la coalizione, ma Principato non è in vendita».

 

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