MESSINA. “L’Amam è sollecito a riscuotere i suoi crediti verso i cittadini, anche aggredendo i conti correnti dei cittadini, e fa bene perchè la legge lo consente pur con molti paletti, ma non è altrettanto celere quando deve pagare i propri debiti: al comune di Messina, per esempio”. L’ha dichiarato Felice Calabrò, consigliere comunale del Pd nel corso di una conferenza stampa in cui insieme ad Alessandro Russo ha illustrato come l’azienda che gestisce l’acquedotto e l’approvvigionamento idrico debba al comune di Messina quasi 20 milioni di euro per il canone di trattamento delle acque reflue. Un debito formalizzato al 2020 ma che ancora non è stato saldato.
Nel 2020 con una transazione è stato rateizzato il debito (che nel frattempo era stato ridotto poco meno di 15 per una partita di giro dare-avere) in dieci anni, dal 2021 al 2031. Di quelle rate non ne è stata pagata nemmeno una, spiegano i democratici. A novembre 2021, in scadenza della prima rata, l’Amam scrive al Comune spiegando che avrebbe necessità di far slittare il pagamento della prima rata al 2022. Nel 2024, con delibera di giunta, il Comune autorizza il pagamento della stessa prima rata a partire dal 2025. E nel 2022 e 2023? “Abbiamo cercato altre richieste di slittamento autorizzate con delibera di giunta, ma non le abbiamo trovate“, spiega Felice Calabrò.
Dall’altro lato, c’è il “pugno di ferro” che Amam sta attuando nei confronti dei crediti che l’azienda vanta nei confronti dei cittadini, dando mandato a una società di Cosenza di riscuotere i propri crediti (non chiara la cifra, sicuramente superiore a 50 milioni di euro). “Abbiamo assistito a pignoramenti ai conti correnti di cittadini che avevano già saldato il proprio debito con Amam”, ha spiegato Alessandro Russo, che ha citato anche numerosi problemi nelle anagrafiche, per cui i circa duemila pignoramenti nei conti correnti attualmente aggrediti conterrebbero numerosi errori.