MESSINA. Patteggiano la pena in tre nel processo d’appello per uno stralcio dell’operazione Matassa, l’inchiesta ha puntato l’attenzione su gruppi criminali che, secondo l’accusa, sarebbero stati  in grado di infiltrarsi nelle attività economiche e creare interessi anche nella politica.

Al vaglio della corte d’appello (presidente Francesco Tripodi, relatore Daria Orlando, giudice Carmelo Blatti) il troncone relativo al gruppo che ha scelto il rito abbreviato. La sentenza di primo grado era stata pronunciata il 28 dicembre 2016. Pena concordata in appello per Carmelo Catalano, Fortunato Magazzù e Pietro Costa che dovevano rispondere di una rapina ai danni di una rivendita di tabacchi.  La Corte d’appello ha quindi rideterminato la pena a 4 anni per Carmelo Catalano e Fortunato Magazzù difesi rispettivamente dagli avvocati Pietro Fusca e Peppe Donato. Pena rideterminata e ridotta a 5 anni anche per Piero Costa difeso dagli avvocati Cinzia Panebianco e Domenico Andrè. In primo grado, in abbreviato erano stati condannati a 6 anni ed 8 mesi. Infine rigettato l’appello della procura generale contro due assoluzioni del primo grado.

Intanto è ancora in corso il processo per il troncone principale dell’inchiesta. L’indagine della Squadra mobile, condotta dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Liliana Todaro e Maria Pellegrino, è sfociata in un blitz scattato a maggio 2016. Nel mirino degli investigatori anche il procacciamento di voti in occasione delle elezioni regionali, politiche e comunali del 2013 e 2012. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e servizi specifici, i poliziotti della Squadra Mobile, hanno puntato  l’attenzione su una realtà criminale attiva nel quartiere di Camaro San Paolo che, a tratti ed in modi inequivocabili, avrebbe stretto rapporti con il mondo della politica.

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