A distanza di quasi tre mesi dal blitz, arriva a conclusione l’indagine dell’operazione “Doppia Sponda” su un vasto giro di droga spacciata in città da un’organizzazione che si approvvigionava in Calabria ed a Catania. Il sostituto procuratore della Dda Maria Pellegrino ed il sostituto procuratore Alessia Giorgianni hanno chiuso le indagini sull’operazione condotta a gennaio dai carabinieri del Nucleo investigativo. Al centro dell’inchiesta un’organizzazione che sarebbe riuscita a ritagliarsi una buona fetta del mercato dello spaccio nella piazza messinese, in grado di ottenere ingenti guadagni, che aveva contatti in Calabria, in particolare a Gioia Tauro ed a Catania per potersi rifornire della sostanza stupefacente. Le indagini hanno poi portato a scoprire anche un secondo gruppo che si stava facendo largo. L’avviso di conclusione delle indagini è stato inviato a: Antonio Barbuscia, Maurizio Calabrò, Santino Calabrò, Giuseppe Caleca, Francesco Crupi, Giuseppe Cucinotta, Alessandro Cutè, Marco D’Angelo, Giovanni De Luca, Salvatore Di Mento, Fabio Fenghi, Alberto Furnari, Giuseppe Giacoppo, Filippo Iannelli, Rocco Lanfranchi, Giuseppe Martines, Daniele Mazza, Salvatore Micali, Gianluca Miceli, Domenico Giovanni Neroni, Girolamo Oteri, Orazio Pafumi, Antonio Pandolfino, Paolo Pantò, Massimo Raffa Laddea, Letterio Russo, Sebastiano Sardo, Giuseppe Valenti, Samuele Zocco, Piero De Vita, Rocco Valente. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie e chiedere documenti o il compimento di altri atti di indagini.

Al centro dell’indagine fatti che vanno tra il 2013 e il 2014. Due le associazioni contestate. Gli accertamenti sono cominciati a seguito dell’arresto di un giovane, avvenuto l’8 marzo 2013, perché  trovato in possesso un chilo e 200 grammi di marjuana suddivisa in 12 involucri. Quell’episodio aveva portato i carabinieri ad avviare una serie di intercettazioni telefoniche sviluppando indagini sul campo.  Dagli accertamenti è emerso come nella zona sud della città, in particolare nei rioni di Mangialupi, Fondo Fucile, rione Taormina si fosse fatto avanti un gruppo in grado avere quasi il monopolio dello spaccio. Personaggio chiave, Maurizio Calabrò, secondo l’accusa fino a luglio 2013 avrebbe rivestito il ruolo di organizzatore che si sarebbe approvvigionato della sostanza stupefacente attraverso i contatti con il catanese. Nella seconda organizzazione contestata dagli inquirenti, Marco D’Angelo è considerato promotore di un gruppo che spacciava droga, in particolare marijuana. Tra i reati contestati a vario titolo anche una serie di episodi di spaccio e detenzione di droga ed anche alcuni episodi di furto e di detenzione di armi.

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