MESSINA. Dopo i docenti di scuole superiori e media, arriva una  mobilitazione di “Universitari no ponte””. È l’appello che sta circolando da qualche giorno in ambienti accademici “con l’obiettivo di avviare una discussione pubblica dentro l’Ateneo, ma aperta alla cittadinanza, sui costi sociali del progetto del Ponte sullo Stretto”.

La chiamata alle armi è partita dai dipartimenti di scienze umane e sociali, ed è stata estesa al resto delle facoltà dell’ateneo messinese, e al momento è stata accolta da circa duecento tra professori (anche in quiescenza), e ricercatori. “Da un paio di settimane alcuni di noi unitamente ad altri colleghi di altri Dipartimenti, hanno avviato alcuni incontri informali con l’obiettivo di avviare una discussione pubblica dentro l’Ateneo, ma aperta alla cittadinanza, sui costi sociali del progetto del Ponte sullo Stretto – si legge nel messaggio per lanciare la proposta – Osserviamo infatti su questo tema una mancanza di trasparenza, una insufficiente valorizzazione della ricerca scientifica e una scarsa condivisione con la cittadinanza. Abbiamo, pertanto, predisposto un documento che vi chiediamo di sottoscrivere, se anche voi non siete favorevoli all’opera e volete comunque aumentare il livello di confronto dentro l’Università. In seguito alla raccolta firme, promuoveremo il documento nei principali mass-media locali e stiamo predisponendo una prima assemblea pubblica che si terrà quanto prima possibile”.

Questo il testo della lettera. “Noi, docenti, ricercatrici e ricercatori, lettrici e lettori di lingua straniera, membri del personale tecnico amministrativo dell’Università di Messina, riteniamo necessario prendere una posizione netta contro la costruzione del Ponte sullo Stretto, un’opera insostenibile sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, giuridico e tecnico, come è emerso dai rilievi presentati in sede di procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), dalle osservazioni delle maggiori associazioni ambientaliste del paese, unitamente a quelle dei comitati cittadini No-Ponte, che hanno evidenziato numerose lacune nell’attuale progetto definitivo.  Ci poniamo in continuità con le numerose iniziative promosse dal coordinamento delle associazioni No-Ponte, dal mondo della scuola e dalle altre espressioni della società civile.

In qualità di firmatari, vogliamo avviare una mobilitazione che dall’Università si apra a tutta la comunità per stimolare una discussione e un confronto ispirati ai seguenti principi: Trasparenza dei processi decisionali pubblici, Etica della condivisione e della consultazione, Valorizzazione della ricerca alla luce della pluralità e dell’interconnessione dei saperi

Esiste una consolidata letteratura scientifica ma anche divulgativa e di opinione che ha registrato la negatività dell’impatto del progetto sull’area dello Stretto non solo dal punto di vista tecnico-ambientale, ma anche etico, sociale e di salute pubblica. Si pensi, ad esempio, ai danni materiali e ai disagi psicologici legati agli espropri, come anche alle gravi ricadute sul tessuto sociale e urbanistico di un cantiere stabile per oltre 10 anni. Manca tuttavia uno spazio aperto che metta a disposizione della cittadinanza i risultati di queste ricerche e le riflessioni che ne derivano, in un’ottica di trasparenza e di condivisione. Il primo passo di questa mobilitazione è un’assemblea pubblica (data e luogo da definire). Sarà questa l’occasione per discutere del futuro del nostro territorio”.

Informazioni sulla mobilitazione possono essere recuperate al sito: https://sites.google.com/view/universitarinoponte

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