MESSINA. Il giorno successivo alle nomine della nuova “Messina Social City”, presieduta da Enrico Bivona, arriva a caldo il commento di MessinAccomuna, che in un durissimo comunicato accusa il sindaco Cateno De Luca di aver unificato attorno a sé quelle stesse “caste” prese di mira in campagna elettorale, “pagando coi soldi dei messinesi le cambiali elettorali e dividendo i posti di sottogoverno”.

«Con inflessibile coerenza – scrivono i membri del movimento – De Luca si mostra regolarmente incoerente con quanto aveva promesso. Ve lo ricordate in campagna elettorale e nei primi comizi di piazza da Sindaco? Un tribuno che strepitava: “Via le vecchie lobbies!”, “Abolirò le società partecipate!”, “Un’unica azienda per gestire tutti i servizi del Comune!” Sembrava di sentire Accorinti. Con la differenza che Accorinti, data la sua storia, si poteva permettere davvero di non soggiacere alle lobbies dei “poteri forti” di Messina, di fermare i TIR sul cavalcavia con ordinanze ingiustamente sospese dal TAR (come dimostrato dai successivi giudizi), di predisporre un atto di semplificazione e unificazione delle partecipate comunali (poi fermato dalla indisponibilità del Consiglio), di rifiutare ogni ipotesi di “contrattazione” dei posti di governo e sottogoverno coi “politici di razza”, di proporre percorsi trasparenti e pubblici per gli organismi di controllo (anche questi rifiutati dai gruppi consiliari)».

«De Luca no. Coerente con il ruolo di Mistikid e fedele alla scuola politica di spartizione del potere in cui è cresciuto – proseguono – continua a fare il contrario di ciò che ha promesso in campagna elettorale (e che la legge gli imporrebbe): anziché chiudere le partecipate, le moltiplica e così, piuttosto che liberarsi dalle “vecchie lobbies”, ci va a braccetto regalando presidenze e componenti di cda. Facendo finta di andare contro le “caste”, le ha unificate attorno a sé, pagando coi soldi dei messinesi le cambiali elettorali e dividendo i posti di sottogoverno: uno ciascuno ai rappresentanti delle varie “caste”. Basta guardare il pedigree politico dei neonominati per risalire alle alleanze nascoste dietro le quinte della scena pubblica. Cari messinesi, ecco a cosa servono le partecipate: non a gestire meglio i servizi pubblici (che, secondo il Sole 24 Ore, sono migliorati a Messina), ma a pagare debiti elettorali e costruire le alleanze occulte. Ed ecco perché il Consiglio Comunale ne ha avallato la costituzione senza colpo ferire, senza una approfondita voce di protesta, senza tutelare l’interesse della città, senza manco leggersi le incoerenti, incomplete, insufficienti carte approvando o prendendo atto delle quali davano il via libera ad atti non corretti e probabilmente illegittimi. Così, col “metodo De Luca” (che fa impallidire Cencelli per scientificità e sfacciataggine) – conclude la nota – i manager bravi e competenti (come Foti, Iacomelli o Cipollini) vengono cacciati o fatti fuggire e, dopo cinque anni di astinenza, le “vecchie lobbies” e le “caste politiche” rimettono le mani sopra la città».

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