Villa Melania va all’asta. Verrà venduto al miglior offerente un terreno di 36 mila 148 metri quadri, in cui insiste la Villa ed esiste un vincolo della soprintendenza perché lì furono trovati resti di epoca romana. L’asta, fallimentare, è stata fissata il prossimo 5 luglio alle 11 in Tribunale. Si parte da un prezzo base di 4 milioni 785 mila euro, con rilancio minimo di 30 mila. Si può battere all’asta un’area sottoposta a vincolo? Sì può, è perfettamente legittimo. L’acquirente in sostanza acquista il bene con tanto di vincolo che resta inalterato e di competenza della Soprintendenza. Tuttavia quello dei resti Villa Melania è un “vincolo archeologico che non esclude l’edificabilità”, specifica Orazio Micali, soprintendente dei Beni culturali di Messina.

Ed è qui che nasce la domanda: finirà come Palazzo Colapesce? “Noi speriamo di no, chiaramente, ci auguriamo piuttosto che la Regione possa far valere il diritto di prelazione, che in qualsiasi caso ci sia un progetto possa per rivalutare tutta l’area che è di sicuro pregio e potrebbe diventare una grande attrattiva”, sottolinea Ivan Mirko Stanislao Tornesi, presidente della Pro Loco Messina Sud.

Bene pubblico da un lato, appetiti edilizi dall’altro: una contrapposizione che sullo Stretto si ripete sovente e che sempre finora ha visto maggiore il peso dei secondi, mai del primo.

È capitato, infatti, spesso che gli interessi privati andassero a sbattere contro i niet della Soprintendenza. È questo, per esempio, il caso di Palazzo Colapesce, tra via La Farina e via Samperi: buttata giù nel 2007 l’antica facciata, mai sottoposta a vincolo, furono poi gli scavi a fare riemergere un’area sacra, lì dove si crede avvenne addirittura il rito di fondazione della città stessa. “Un ritrovamento di grandissima importanza”, sottolinea Micali. Scovato grazie al progetto edilizio: quando cioè si iniziò a scavare, riemersero i resti. I soldi pubblici per gli scavi scarseggiano. È qui il paradosso: i soldi dei privati aiutano a ricostruire la storia della città. Ma è anche qui che finisce l’aiuto “privato”.

Una variante al progetto e lo scavo è adesso ‘nascosto’ alla città: è stato, infatti, inglobato dal progetto edilizio. Si trova cioè al centro di un complesso di abitazioni. Nel palazzo che è sorto dopo la variante, ancora oggi non finito (sebbene la scorsa settimana finalmente si sia definitivamente recuperato il marciapiede di via La Farina), esiste un ingresso gestito dalla Soprintendenza. Un ingresso tuttavia praticamente inutilizzato, poco pubblicizzato, finora quasi nascosto dai lavori di costruzione del palazzo: ancora.

Risultato? Praticamente nessuno sa che lì insiste uno scavo archeologico, esattamente nel cuore dell’area di parcheggio interno al complesso a ridosso del cavalcavia, coperto da un telone, invisibile a croceristi che pure sbarcano a un passo da lì e alla città. Un caso, quello di Palazzo Colapesce, che, duole dirlo, è soltanto uno tra i tanti in città.

Questa volta siamo a Pistunina, tra la Strada statale 114, il torrente Zafferia, la via Consolare Valeria e la via Catena.

È qui, come un fiore nel deserto, che sorge villa Melania, una villa signorile, sulla quale si tentò di costruire negli anni ’90. E fu allora che arrivò la sorpresa, come spesso è accaduto in questa città. Appena si gratta il terreno, infatti, si trovano resti archeologici, spessissimo ben conservati proprio grazie, paradossalmente, ai terremoti, perché ogni volta la città veniva ricostruita stendendoci una colata di materiale sopra, di fatto conservando il passato in ottime condizioni. Stavolta siamo in una zona di edilizia selvaggia, in cui l’urbanizzazione non ha previsto aggregazione ma grandi accumuli di complessi commerciali. In un lembo di città ormai considerato commerciale per un rivolo, per tutto il resto, quello che non rimbocca la via di passaggio verso le autostrade e il sud della Sicilia, semplicemente ignorato. È qui che la Pro Loco Messina Sud tenta di illuminare un luogo di pregio storico e archeologico.

 

La descrizione dell’ordinanza che ne dispone la vendita fallimentare lo descrive così: “Terreno in condizioni di abbandono, la quasi totalità degli edifici originariamente esistenti è stata demolita, permangono piccole porzioni di fondazioni di quelli che erano fabbricati rurali e due presenze architettoniche. Mentre due fabbricati e un’ampia superficie di terreno risultano occupati. Un’area è stata chiusa con recinzione di fortuna illegittima ed all’interno, in una porzione, è stata realizzata una stalla in muratura e legno. In merito alla destinazione urbanistica, il certificato rilasciato dal Comune il primo marzo 2016, ancora attuale, indica che le particelle dell’intero lotto di terreno ricadono” in “aree edificabili” (zona A3, C3, B4d, “che comprendono immobili di interesse storico, monumentale o ambientale” (zona A1), “aree destinate a servizi pubblici urbani di progetto. Il lotto in vendita comprende anche una zona “sottoposta a vincolo archeologico. La Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Messina il 12 aprile del 2016 ha indicato l’area su cui ricadono i vincoli emanati il 10 febbraio 2006, l’8 aprile 2013 e il 4 dicembre del 2007. Si tratta dell’area denominata Villa Melania, di circa 20 mila mq: un complesso insediativo di grande importanza sul piano storico, archeologico e topografico di età tardo imperiale romana e di fasi abitative posteriori d’età bizantina”.

“Il caso di Villa Melania è ben diverso da quello di Palazzo Colapesce o di altri in città, il vincolo è su più appezzamenti di terreno sparsi nei 21 mila mq (quelli di Villa Melania, all’interno della vendita del terreno di 36 mila mq, ndr ) che comprende il sito”, rassicura, però, il Soprintendente.

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[…] Messina, Villa Melania battuta all’asta. Il vincolo archeologico non può impedirlo (Lettera Emme, 22 maggio) […]