MESSINA. Fasci littori sugli edifici e nei saloni di rappresentanza, scritte contro “talune dottrine d’oltralpe”, incitamenti alla vittoria e profili littori: a Messina, il dibattito che ha accompagnato (e sta seguendo) l’approvazione della Legge Fiano, che amplia e precisa i casi in cui si commette il reato di apologia del fascismo, è stato ampiamente superato da decenni.

I FASCI ACCADEMICI. Una decina di anni fa, ad esempio, l’architetto Umberto Giorgio, nel ridare forma all’assetto originario dell’aula magna dell’Ateneo di Messina, non aveva avuto dubbi nel riportare alla vista i fasci alla base dei quattro bassorilievi che decorano la grande sala (cui se ne aggiunge un altro con tre aquile littorie). Si trattava di elementi autentici occultati dopo la caduta del fascismo e l’operazione non suscitò particolari reazioni. Ad ogni buon conto, però, i tre fasci littori alla base dei rilievi in stucco alle spalle del tavolo per le conferenze furono stati protetti con una superficie trasparente per evitare danni “ideologici”. Un intervento, quello sull’aula magna, perfettamente in linea con un trend “revisionista” dell’Ateneo guidato all’epoca da Franco Tomasello, che nel 2006 fa si era intestato la riqualificazione di piazza Pugliatti con la statua in bronzo di Ferdinando II di Borbone (realizzata da Pietro Tenerani e attualmente in piazza Unità d’Italia), appellato “re bomba” dopo i moti del 1848 ma meritevole, per i vertici accademici, perché artefice della riapertura dell’Università.

 

Fasci e aquile in Aula Magna

 

LA FARINA E PROTESTE. Ma, in città, non sempre tutto è passato sotto silenzio. Nei primi anni del 2000, ad esempio, una timida reazione raggiunse l’allora preside del Liceo Classico “La Farina”, Pio Lo Re. Nel rifacimento della facciata, infatti, era stata mantenuta intatta una scritta di propaganda esaltatrice dell’italica cultura avverso a “talune dottrine d’oltralpe” da “guardare con sovrana pietà”. In realtà, il capo dell’istituto era incolpevole, visto che era stata la Soprintendenza, che vigilava sul progetto, a prevedere il mantenimento dell’ammonizione agli studenti della scuola.

 

 

Liceo classico La Farina

 

LO SCONTRO PUGLIATTI-NANIA. Tutt’altro dibattito, invece, fu quello che si accese alla fine degli anni Ottanta, quando la Soprintendenza, nell’ambito degli interventi di ripulitura dei mosaici che corrono lungo la parete della strepitosa Stazione Marittima di Mazzoni, decise di liberarne dalla calce uno, quello che raffigura il Duce arringante da un pulpito jacovittiano. Un mosaico che, all’indomani della caduta del fascismo, proprio non poteva più restare visibile. Contro l’iniziativa si schierò la storica dell’Arte Teresa Pugliatti, che incorse nelle ire del leader dell’allora Msi, Domenico Nania. In realtà, come ebbe modo di spiegare la docente universitaria, il già vicepresidente del Senato aveva interpretato male le sue parole. La contestazione, infatti, riguardava la bassa qualità del ritratto di Mussolini, inserito in un contesto musivo di non alta qualità e con colori squillanti che troppo davano l’idea dell’apologia del fascismo. Per contro, Teresa Pugliatti riteneva (e ritiene) che le scritte sugli edifici, ad esempio quelle dell’ex Palazzo Littorio (oggi sede del Catasto), dovessero essere mantenute perché ormai facenti parte della storia.

 

Mosaico Stazione Marittima

 

UN CITTÀ FUORILEGGE? Sull’onda del dibattito “teatrale” che la legge appena approvata alla Camera ha scatenato, Messina sembrerebbe destinata a incorrere nel reato di apologia del fascismo. In realtà, il testo di Fiano si concentra esclusivamente sulle azioni e su ciò che ancora non esiste ma potrebbe esistere, anche se questo dato è emerso pochissimo: “Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”.

 

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emmeaics
emmeaics
14 Settembre 2017 7:38

manca all’appello la scultura ai caduti a piazza municipio con il bassorilievo marmoreo di squisita retorica fascista, una cosa è la storia, alcune cose andrebbero conservate a monito per le generazioni future, ben altro sono comportamenti tesi a propagandare un’ideologia che tanti danni e tanti morti ha prodotto e che la storia ha provveduto a cancellare.

emmeaics
emmeaics
14 Settembre 2017 7:41

Giusto punire anche severamente i rigurgiti maleodoranti di fascismo o peggio nazismo che intendono con la violenza delle parole e degli atti far propaganda ad un’ideologia superata e cancellata che ormai trova rifugio in qualche libro di testo o nelle fogne posto più consono in verità anche per i nostalgici.