MESSINA. “Platea sempre più vasta e dall’età sempre più bassa, è un fenomeno allarmante”. Così Rosa Raffa, pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e titolare dell’inchiesta “Tunnel” seguita dalla squadra mobile di Messina, che ha portato alla richiesta di arresto di 15 persone (dodici sono in carcere, tre sono ancora ricercati) tra Italia e Albania, commenta la situazione cittadina nel settore dello spaccio e del consumo di droga.

Gli arrestati sono Santino Di Pietro (1998), Francesco Delia (1990), Francesco Maggio (1984), Salvatore Micari (1985), Domenico Pappalardo (1984), Francesco Di Giovanni (1963), Cristian Restuccia (1992), Andrea Caporlingua (1991), Antonio Ieni (1960, già in carcere per altri reati), ed i tre cittadini albanesi Ajet Cepaj, Rito Mecaj, Ernard Hoxha

E’ la seconda operazione, in due giorni, a svelare Messina quale crocevia di traffico, spaccio e consumo di droga. Talmente grande e talmente importante da far affermare ai due sostituti procuratori, ieri Vito di Giorgio e oggi Rosa Raffa, che il problema è “allarmante”.

L’indagine è partita a maggio del 2017 col sequestro di 42 kg di marijuana sequestrati all’interno di un tunnel in disuso a Bordonaro, al quale ha fatto seguito, qualche mese dopo, un altro sequestro di 32 kg di mariujana proveniente dai Balcani via Puglia, e uno ancora precedente a novembre 2017.

Il rione Mangialupi è già in passato salito alla ribalta delle cronache quale tradizionale centrale messinese di spaccio di droga: l’inchiesta di oggi parte da un’intercettazione presa dal carcere di Spoleto, alla quale ha fatto seguito un’attività investigativa di tipo più tradizionale, con appostamenti, servizi tecnico-dinamici sul territorio e analisi dei tabulati.

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