MESSINA. Diciassette luoghi cittadini tra forti, castelli, basiliche, mostre e collezioni universitarie, oltre a sei passeggiate alla scoperta di Messina e delle bellezze del lago di Ganzirri, con un tour sulle barche dei “cocciulari”.

Torna in riva allo Stretto “Le vie dei tesori”, kermesse culturale che negli anni scorsi ha fatto registrare in città numeri da record.

L’edizione 2021, che verrà presentata lunedì nel corso di una conferenza stampa (dopo qualche polemica), si svolgerà per tre weekend, dall’11 al 26 settembre, offrendo l’opportunità di visitare luoghi noti e meno noti, dalla Casa Museo di Maria Costa a rare collezioni, passando dall’Ortobotanico ai monumenti simbolo della città.

Previsti anche sei percorsi tematici alla scoperta di aspetti peculiari di Messina, dall’antica via del Dromo alle strade del Mito, dai monumenti normanni ai santuari greci.

Fra le novità anche delle “esperienze” da vivere a contatto con la Natura, con grande protagonista la riserva naturale di Ganzirri e Faro.

Di seguito tutti i luoghi da visitare e in basso i percorsi (schede tratte dal sito delle vie dei tesori):

 

01 | Biblioteca regionale universitaria Giacomo Longo

Le preziose collezioni nascoste della Publica libraria settecentesca

La Biblioteca regionale aperta nel 1738 quale “Publica libraria”, in tre secoli di vita ha incrementato la sua collezione che comprende manoscritti, opere a stampa, incisioni, stampe, fotografie, filmati, periodici e materiale no-book. Quella delle Vie dei Tesori sarà una visita straordinaria che permetterà di scoprire alcune preziose sezioni: i manoscritti greci, del periodo bizantino e medievale del monastero del Santissimo Salvatore; ma anche gli incunaboli, le cinquecentine, la raccolta Messano-Calabrese, quella di storia locale di  Gaetano La Corte Cailler, le musiche manoscritte della famiglia Stagno Belardinelli, e la porzione della collezione musicale del giurista messinese Salvatore Pugliatti, le riviste culturali di inizio ‘900, le edizioni più antiche della stampa locale, la Gazzetta Britannica.

 

02 | Casa museo di Maria Costa

Dove visse e compose i suoi versi la grande poetessa dialettale

È la casa di fine Ottocento nel rione della Case Basse di Paradiso, dove visse e morì (il 7 settembre 2016) la poetessa messinese Maria Costa, inserita tra i “tesori viventi” della Sicilia. Gli ambienti, tutti arredati con mobili appartenuti alla poetessa, sono semplici e sobri e rispecchiano l’autenticità di una casa di pescatori del tempo, ma soprattutto portano il visitatore a comprendere la personalità ed il modo di vivere di Maria Costa, sempre profondamente legata alle tradizioni e al dialetto della provincia. Nella casa-museo sono esposti i libri di Maria Costa ed il cortile esterno ospita spesso mostre temporanee e reading poetici. Il Centro studi intitolato alla poetessa è nato un anno dopo la sua morte su iniziativa di un gruppo di studiosi, amici e familiari.

 

03 | Castel Gonzaga

La dimora fortificata sullo Stretto dove si visiterà la “gogna”

Nella prima metà del XVI secolo, l’imperatore Carlo V, per combattere i pirati barbareschi, potenziò il sistema di difesa attorno alla città. Il viceré Ferrante Gonzaga curò il piano dei lavori, su progetto del celebre architetto di Bergamo, Antonio Ferramolino, con la preziosa consulenza dello scienziato Francesco Maurolico. Castel Gonzaga, costruito dal 1540 sulla collina di Montepiselli, difendeva l’accesso meridionale, pur rimanendo esterno alla possente cinta dei bastioni. Si racconta fosse circondato da un fossato, abitato da famelici coccodrilli. Durante l’ultima guerra, divenne sede del Sistema di difesa antiaerea. A pianta poligonale, ha un camminamento anti-mina di forte suggestione.

Forte Gonzaga

 

04 | Chiesa di Maria SS. Annunziata dei Catalani

La basilica che racconta lo sforzo dei mercanti catalani

È una delle massime espressioni dell’arte siciliana, una fusione affascinante di stili bizantino, arabo e normanno. Basilica a croce latina, fu edificata nel XII secolo come Cappella reale per poi passare a fine Quattrocento alla fiorente comunità catalana. Prima sede in Sicilia dei Domenicani e dei Teatini, nei secoli fu arricchita di opere d’arte, oggi conservate al Museo Regionale e a Capodimonte. L’edificio riesce a raccontare in maniera perfetta la genesi e il livello stradale di questa parte di città ben prima del terremoto del 1908: nel sottosuolo c’è una cripta che corre lungo tutto il transetto. Merita attenzione l’antica icona della Madonna della Scala con un rivestimento argenteo, il crocifisso nero del XV secolo e la tela dell’Immacolata del 1608.

 

05 | Chiesa di San Giovanni di Malta e Museo

Il martire cristiano ucciso dai pirati e la sorgente d’acqua prodigiosa

La chiesetta è legata alla storia del martire Placido che, nato patrizio, rinunciò ai suoi beni, divenne monaco e venne inviato in Sicilia dove fondò, nel 535, il primo monastero benedettino dell’isola. Nel 541, con la sorella Flavia e una trentina di monaci, fu torturato e ucciso dai pirati, nella chiesa che finì incendiata e verrà poi ricostruita in epoca normanna e di nuovo nel 1588. Dopo il ritrovamento delle reliquie, compresa la lingua del santo in un vasetto, e la scoperta di una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa, il sito divenne meta di pellegrinaggi. Da qui, nel 1608, passò anche il Caravaggio, evaso e in fuga, inseguito dai Cavalieri di Malta, che si erano insediati nell’antico complesso religioso. La chiesa rinascimentale fu “tagliata” dopo il 1908 per far spazio alla Prefettura.

 

06 | Chiesa di San Giuseppe e mostra degli argenti

Il culto di San Giuseppe e la reliquia dell’anello

A Messina la devozione a San Giuseppe è molta antica grazie alla Confraternita dei falegnami che dal XV secolo ne incentiva il culto. L’attuale chiesa, ricostruita nel 1938, conserva una pregevole statua lignea del titolare, rivestita interamente in lamina d’argento finemente cesellata, ed altri preziosi reperti. La mostra che sarà visitata, documenta l’arte degli argentieri messinesi con opere realizzate tra il XVI ed il XIX secolo. Tra i reperti più importanti, un reliquario settecentesco in argento e cristallo che conserva al suo interno un anello che leggenda vuole, sia appartenuto a San Giuseppe, singolare reliquia che fu donata alla confraternita nel 1618 dalla nobile famiglia La Rocca che l’aveva ricevuta in dono da un vescovo spagnolo un secolo prima.

 

07 | Chiesa Parrocchiale di Mili San Marco

La chiesa voluta da Ferdinando II per ringraziare la comunità di Mili

Le origini di questo luogo di culto sono molto antiche ma oggi la chiesa di San Marco si presenta con un aspetto neoclassico ad imitazione del Pantheon di Roma, su progetto dell’architetto Giuseppe Mallandrino. Nella zona esisteva la vecchia chiesa distrutta dall’alluvione nel 1855: l’attuale edificio fu infatti tra il 1859 ed il 1864 edificato con un iniziale finanziamento di Ferdinando II di Borbone che volle così ringraziare la comunità di Mili per la fedeltà dimostrata durante un tentativo di sbarco delle truppe francesi capitanate da Gioacchino Murat, nel 1810. All’interno della chiesa, si può scoprire una cinquecentesca statua in marmo di San Marco ed un grande dipinto della Madonna di Pompei di Placido Lucà Trombetta, morto nel terremoto del 1908.

 

08 | Chiesa di Santa Maria Alemanna

L’avamposto dei Cavalieri Teutonici

Varcando l’ingresso austero, sembra di tornare all’epoca medievale delle Crociate, quando Messina era tappa di passaggio dei Cavalieri verso la Terra Santa. Fu Hermann von Salza, consigliere di Federico II e gran maestro dei Cavalieri Teutonici, a volere l’edificazione, nel 1220, di Santa Maria Alemanna con un ospedale. La chiesa, realizzata da maestranze tedesche in uno stile gotico addolcito nelle forme, fu costruita utilizzando blocchi di selenite, cristalli di gesso dalle cave del vicino villaggio collinare. Nel 1485 l’ospedale venne ceduto all’Arciconfraternita dei Rossi, e la chiesa fu abbandonata. Nel corso dei secoli, la chiesa fu rimaneggiata, e, infine, chiusa. Negli anni Novanta, la Soprintendenza l’ha riportata alla luce.

 

09 | Chiesa di Santa Maria Incoronata di Camaro e Ferculum di San Giacomo

La chiesa della comunità con il prezioso Ferculum barocco

Il terremoto che nel 1908 rase al suolo Messina, distrusse anche l’antica Santa Maria Incoronata ma la comunità di Camaro ricostruì ben presto la chiesa parrocchiale in stile romanico ricollocando al suo posto sia gli altari che le numerose opere d’arte. Di grande interesse una serie di dipinti riferibili al Cinquecento, ma è un vero spettacolo il prezioso ferculum d’argento di San Giacomo, opera barocca dei fratelli Juvarra, prezioso capolavoro dell’arte argentiera seicentesca che nel 1666 costò alla parrocchia l’imponente somma di 337 onze e 22 tarì. La cura dei camaroti era tale che, alla fine di ogni cerimonia, il fercolo veniva smontato e ogni abitante ne portava via e custodiva un pezzo. Gemellata con Santiago di Compostela, la chiesa di Camaro anche quest’anno gode dell’Anno Santo Jacopeo.

 

10 | Collezioni dell’Università degli Studi di Messina

I reperti che raccontano la città e le ceramiche di Zipelli

Piatti, vasi, anfore, provenienti soprattutto da Caltagirone, ma anche opere di altre maestranze. Nell’antiquarium dell’Università, in un allestimento curato da storici dell’arte, ecco la preziosa collezione di maioliche siciliane e spagnole, circa 170 pezzi, che apparteneva all’ingegnere e appassionato studioso Cesare Zipelli; che nel 2008 volle donarla all’Ateneo, integrando un primo nucleo di antiche ceramiche già cedute in precedenza da lui e dalla moglie Doris. Ma la collezione dell’Università racchiude anche alcuni resti architettonici del XVII secolo, provenienti dal Collegio dei gesuiti, sede barocca del primo “Studium” messinese; e opere di pittori locali tra ‘700 e ‘800, tra cui una gouache del XVIII, che raffigura il castello di Rocca Guelfonia.

 

11 | Forte San Salvatore e Stele della Madonnina

Il simbolo della città che domina lo Stretto

È il simbolo di Messina. Da qui lo sguardo abbraccia sia la costa della Sicilia che quella della Calabria. E’ una fortezza voluta da Carlo V a difesa dell’ingresso del porto falcato. E poi c’è la Madonnina del porto di Messina, posta in cima ad una bianca stele collocata nel 1934 sul Forte San Salvatore. La visita al Forte si conclude con il colpo d’occhio sul mare, dall’alto del bastione. Questa estrema propaggine della falce era anche una zona sacra, che mantenne questa sua energia anche in periodo cristiano. Il forte deve infatti il suo nome all’antico monastero del Santissimo Salvatore, voluto del Conte Ruggero nel 1086 in ricordo di alcuni suoi soldati uccisi, che diventerà sede del celebre Archimandritato. Merita attenzione la mostra di antiche stampe dello Stretto dell’Associazione Amici del Museo.

 

12 | GAMM – Galleria d’Arte Moderna Provinciale

Archivio Storico Comunale e mostra Vara e Giganti

Il Palazzo della Cultura “Antonello da Messina” custodisce la memoria della città. Al piano terreno è stata riallestita la mostra permanente sulla “Vara” di Ferragosto e sui Giganti Mata e Grifone, ritenuti i progenitori dei messinesi; la mostra raccoglie anche materiale iconografico relativo alla celebre festa di Agosto, che ha come protagonista, dal 1535, la macchina piramidale dell’Assunta. La processione, con migliaia di fedeli, incantò anche famosi scrittori e viaggiatori del Grand Tour. Al primo piano l’Archivio Storico Comunale e la GAMM – Galleria d’Arte Moderna di Messina. Una offerta multidisciplinare che consente al visitatore di spaziare dalle tradizioni popolari, alle carte d’archivio per passare all’arte moderna e contemporanea.

 

13 | La chiesa Gesù e Maria delle Trombe ed il Bambinello delle Lacrime

 

Era una delle chiese più sfarzose della città, il terremoto ha distrutto quasi tutto ma in suo ricordo è stato edificato un piccolo luogo di culto che custodisce alcuni altari settecenteschi ma in particolare un piccolo Bambinello in cera proveniente dalla chiesa di San Gioacchino. Questa piccola scultura lacrimò prodigiosamente più volte a partire dal 1712 ed i messinesi si affidarono a lui in occasione di particolari calamità. Dopo un regolare processo canonico, ordinato dall’arcivescovo Giuseppe Migliaccio, il Tribunale Ecclesiastico, all’unanimità, riconobbe che le lacrime del bambinello erano vere e miracolose. Quando la chiesa di San Gioacchino fu distrutta dal terremoto, la piccola statua fu trasferita in questa nuova chiesa di Gesù e Maria delle Trombe.

 

14 | Museo di Cultura e Musica Popolare dei Peloritani di Gesso

Pupi, strumenti, suoni. Qui sopravvive la tradizione

Nell’antico casale di Gesso, sui monti Peloritani, si trova uno spazio museale che racconta la cultura popolare di contadini e pastori: tradizioni, lavoro, feste religiose e profane, giochi. Uno spazio interdisciplinare, che custodisce un patrimonio da valorizzare. Sono esposti ciaramedde (zampogne), friscaletti (flauti), tammuri e tammureddi (tamburi e tamburelli), marranzani, brogne e trumme (trombe). Di particolare interesse è il laboratorio, dove i ragazzi apprendono le tecniche di realizzazione delle zampogne e dei flauti di canna. Un ampio spazio è dedicato alla documentazione fotografica del villaggio cittadino. C’è pure una raccolta di Pupi siciliani. E una sorpresa, le maschere della rappresentazione popolare detta U cavaduzzu e l’omu sabbaggiu.

 

15 | Orto Botanico Universitario Pietro Castelli

Distrutto dagli Spagnoli ma rinato nell’Ottocento

L’antico Orto Botanico fu fondato nel 1638, distrutto dagli Spagnoli nel 1678, e poi rifondato nell’Ottocento. Si espande con una forma irregolare ai due lati del viale d’ingresso, che permette di passeggiare tra alberi esotici e piante autoctone rare e a rischio d’estinzione. In fondo al viale è posto il busto del fondatore, il medico e botanico romano Pietro Castelli. Tra gli esemplari più antichi, i Pinusbrutia, un grande albero di canfora, un Ginkgobiloba, un maestoso pino dell’Himalaya, due esemplari di albero a candelabro (Phytolacca dioica) e un vetusto Ficus macrophylla. Bellissimi il Felceto, le Cycadaceae e le piante carnivore, oltre alla collezione di piante grasse: migliaia di specie, coltivate in serra e all’aperto, tra forme strane e colori sgargianti.

 

16 | Sacrario Cristo Re e Torre Ottagona dell’antico Castello di Roccaguelfonia

La fortezza ispirata alla Basilica di Superga

Qui convivono il passato remoto e quello prossimo: la torre merlata medievale e il Sacrario. La prima è quella appartenente all’antica fortezza di Rocca Guelfonia, dove nel 1284 venne rinchiuso Carlo II d’Angiò “lo storpio”, sconfitto in una battaglia navale dalla flotta siciliana-aragonese. Sulla torre, c’è la terza campana più grande d’Italia, con il bronzo fuso dei cannoni del primo conflitto mondiale. Accanto, l’imponente Sacrario inaugurato nel 1937, ispirato alla basilica di Superga, simbolo di memoria storica in omaggio ai soldati morti nelle due guerre. In una nicchia sulla scalinata, la statua del Cristo Re di Tore Calabrò. Dentro, riposano le salme dei caduti e su di loro veglia il monumento al Milite ignoto di Antonio Bonfiglio. Le due grandi tele sono di Salvatore e Guido Gregorietti.

 

17 | Villa Giovanna Sede Mater Vitae

L’inattesa villa tra specie tropicali. Dove si cura il benessere dell’anima

Nell’antico borgo di pescatori di Villaggio Pace, nel primo ventennio del Novecento venne costruita Villa Giovanna su quello che in epoca borbonica era un avamposto di vedetta, sede della Guardia Regia: appena superata la pesante porta di ferro della villa – che ospita il centro olistico Mater Vitae – ci si ritrova immersi in un giardino tropicale, tra specie autoctone e officiali, che degradano verso il mare; una doppia fila di preziosi bonsai, si insinua tra collezioni d’arte e rari cimeli raccolti durante i viaggi; esposte alcune opere del pittore Michele Panebianco, vincolate dalla Soprintendenza. Sarà possibile partecipare ad alcune esperienze immersive del centro olistico, tra antichi strumenti, campane tibetane e al silicio, batacchi, tamburi sciamanici e gong.

 

Di seguito le passeggiate in programma:

 

01 | Tra agrumi e gelsomino lungo l’antica Via del Dromo

Un percorso armonico tra i vecchi casali di Contesse e Pistunina: dalla periferia sud, lungo l’antica via del Dromo (dal greco dromos, “veloce”) che collegava Messina e Catania, si scopriranno i ruderi di vecchie fabbriche di essenze di agrumi e gelsomino, chiese, case e palazzi, attraverso dieci storie narrate e legate alle soste. È l’itinerario in bici dello Ionio Circolo Arci, primo progetto sostenibile nato per riqualificare le periferie urbane.

 

02 | Sulle orme dei monaci greci per scoprire il santuario

Il santuario di San Sòstene sorge in posizione panoramica a monte di Mili San Pietro, è dedicato al martire greco del IV secolo, il cui culto è molto radicato sul territorio e le cui origini sono legate alla presenza sul territorio dei monaci greci dell’abbazia di San Maria di Mili. La chiesetta, del penultimo decennio dell’800, poi rimaneggiata, custodisce un prezioso altare a tarsie marmoree con fregi che richiamano la presenza dei monaci.

 

03 | Sulle strade del mito, le origini di Messina

Le origini di Messina affondano nel mito che ancora oggi possono essere ricordate attraverso fontane e monumenti che decorano il centro storico. Nettuno, Saturno e Orione sono soltanto alcune delle divinità mitologiche da sempre legate alla città dello Stretto, degnamente raffigurati con significative sculture. La passeggiata ne cercherà le tracce.

 

04 | Alla scoperta di Messina Normanna

Messina fu una delle prime città della Sicilia riconquistate alla cristianità dai Normanni. Nonostante terremoti e conflitti bellici il centro storico conserva ancora importanti vestigia medievali che saranno scoperte e presentate in questa passeggiata condotta proprio per far scoprire un pezzo importante di storia della città.

 

05 | Messina città Mariana: tutto nasce da una lettera

Messina è Città Mariana per eccellenza grazie alla leggenda che vuole che la Madonna scrisse di suo pugno una Lettera, in cui benediceva la città ed i suoi abitanti. L’8 settembre del 42 dopo Cristo la nave recò gli ambasciatori nella città dello Stretto con la Lettera di Maria, arrotolata e legata con i suoi capelli. Tanti i titoli mariani diffusi nel cuore del centro storico.

 

06 | Tra storia, mistero e natura: ecco borgo Pantano

Esiste un posto magico arroccato su una collina, dove in un’atmosfera rarefatta regna la pace e il silenzio: Borgo Pantano (Rometta) accoglie i visitatori per guidarli all’interno di un contesto ambientale ricco di flora e fauna. L’intento è di conoscere ed apprezzare il sito, sia dal punto di vista naturalistico ambientale, che da quello storico culturale. Una nuova esperienza per riappropriarsi di ritmi perduti a contatto con la natura.

 

Qui invece le “esperienze” proposte:

 

01 | Photowalk Lago Ganzirri

Nell’antico borgo tra i mestieri del mare

Nel piccolo borgo di Ganzirri, tra lago e mare, sembra essersi fermati al secolo scorso: tra salsedine e barche colorate, affiorano le botteghe che racchiudono un sapere prezioso e unico. Dal nassarolo, ovvero colui che costruisce le nasse, al cocciularo, che coltiva le vongole autoctone del lago, al maestro d’ascia, che costruiva e modellava le imbarcazioni. (A cura dell’associazione Fotografando verso Sud)

 

02 | Nel lago, sulle barche dei cocciulari

Un emozionante tour esperienziale all’interno del lago, alla scoperta del patrimonio faunistico della riserva e delle tecniche di molluschicoltura della vongola autoctona. Un giro con le tipiche imbarcazioni dei molluschicoltori, in messinese chiamati “cocciulari“, che da più generazioni, con le stesse tecniche, coltivano le vongole nel lago di Ganzirri. Durante la traversata scopriremo le tecniche di raccolta e la suddivisione delle specie, il tutto accompagnati dai personaggi che ogni giorno si occupano del lago. (Acura della Pro Loco Capo Peloro)

 

03 | Floresta arrampicata sui monti

Là dove si vive a contatto con la natura

Là dove il tempo pare essersi fermato: Floresta è veramente arrampicata sul monte, tra i boschi dei Nebrodi. E’ piccina, qui i ritmi scorrono lenti e si ritrova l’equilibrio tra uomo e natura. E’ una paese isolato dove viveva una comunità di pastori, contadini e maestri d’ascia, e dove ancora sopravvivono attività tradizionali: conoscere questi luoghi sarà una vera esperienza immersiva, lontano dai frenetici ritmi metropolitani.

 

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