MESSINA. La pergamena originale con la quale il consiglio comunale concedeva la cittadinanza onoraria all’ex arcivescovo Giovanni Marra. Una lettera autografa del presidente della federazione Russa Vladimir Putin in cui si ringrazia il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca per le celebrazioni riservate ai marinai russi per il loro prodigarsi nei soccorsi ai messinesi dopo il terremoto del 1908. Il progetto dell’acquedotto messinese redatto dal progettista originale, Domenico Galatà.
I lucidi di progetto dello stadio San Filippo. Il catalogo di una mostra inaugurata da Raissa Gorbaciova nel 1989, anno in cui la glasnost inaugurata da suo marito Michail contribuiva alla caduta del muro di Berlino, alla caduta del Comunismo e alla disgregazione dell’Unione Sovietica.
Il carteggio tra l’ex dirigente dell’ufficio stampa e delle relazioni pubbliche del comune di Messina, Attilio Borda Bossana, e giornalisti olandesi, tedeschi e inglesi che nel 2000 chiedevano informazioni, foto, rendering e progetti per il tram (che sarebbe entrato in funzione solo tre anni dopo) da pubblicare in riviste internazionali.
Le fotografie originali delle visite a Messina degli ex presidenti della repubblica Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi, quest’ultimo circondato dai due suoi successori, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, all’epoca rispettivamente presidente della Camera e ministro.
Tutto gettato nella spazzatura. Il trasferimento dell’ufficio stampa dai locali attuali, nel ballatoio di Palazzo Zanca, alle stanze dell’ufficio di Gabinetto del sindaco (l’ufficio stampa dipende dall’unità dipartimentale diretta dal sindaco, secondo l’organigramma del comune di Messina), stava per infierire un colpo mortale a trent’anni e oltre di memorie di palazzo Zanca. Tutto il materiale d’archivio, sterminato e vario, contenuto nell’ufficio stampa, era stato gettato malamente nella spazzatura, in uno scarrabili dell’Ato3, prima di un provvidenziale stop da parte del capo ufficio stampa Sergio Colosi, e una pausa di riflessione per capire dove destinare i cimeli di palazzo Zanca.
Vere e proprie chicche, come le foto originali dello storico fotoreporter Michelangelo Vizzini, in formato A3, delle visite di due presidenti della repubblica a Messina, circondati dal codazzo di politici locali dell’epoca, o le varie pubblicazioni che allora l’ufficio stampa, al quale era destinato un sostanzioso capitolo di bilancio per le pubbliche relazioni, poteva permettersi di pubblicare in quantità, dagli atti dei congressi che numerosissimi si tenevano in città, alle guide turistico-monumentali dei vari quartieri, alle annate di “Città e territorio” (con la chicca del contratto con la tipografia firmato dall’allora sindaco Franco Providenti, che in quanto sindaco ne era il direttore responsabile), il magazine patinato di Palazzo Zanca, fino a progetti originali, monografie, libelli e saggistica assortita, e lettere e fax che testimoniano l’instancabile opera di tessitura di relazioni di Attilio Borda Bossana, sempre sollecito a rispondere con dovizia di particolari e di materiale fotografico ai vari giornalisti, storici e suoi colleghi da tutto il mondo, che chiedevano lumi su Messina.
Decenni di memorie di una città che sembrava molto più viva, interessante e recettiva di oggi, che stavano per finire nella differenziata, nello scarrabile della carta.
(Clicca sulle foto per ingrandirle)
Con riferimento all’articolo “Messina, a Palazzo Zanca decenni di memorie finiscono nella spazzatura”, ritengo che i documenti in questione potevano/avrebbero potuto/possono/potrebbero essere donati tranquillamente ad altri Enti o ai vari Dipartimenti universitari o a Fondazioni e simili, o anche a privati. Le alternative “al nulla” esistono sempre!
È una tristezza assoluta…L’umanità non avrà un futuro quando dimenticherà il passato, non rispetterà la sua storia