MESSINA. C’è anche Raffaele Cucinotta nell’inchiesta che ha ieri messo sottosopra quei mondi apparentemente isolati di professionisti, imprenditori, funzionari e criminalità organizzata che invece seicento pagine di ordinanza raccontano come molto, troppo vicini. Funzionario factotum dell’Urbanistica, che per un periodo di “vacatio” ha anche retto con funzioni dirigenziali, Il destino giudiziario di Cucinotta si incontra con quelli di Biagio Grasso e Vincenzo Romeo, i due cardini dell’operazione di ieri, a causa di… case popolari.

Nel 2014, a marzo, il Comune di Messina emana un bando da otto milioni per comprare appartamenti da destinare al risanamento di fondo Fucile. Alla scadenza del 15 aprile, nessun costruttore ha reputato opportuno offrire i suoi appartamenti a Palazzo Zanca: questo nonostante da più parti si lamenti un mercato immobiliare fermo e malgrado il Comune si offrisse di acquistare gli immobili pagandoli a “prezzo pieno”, secondo le stime di mercato. E quindi la scadenza del bando è slittata al 15 maggio.

Secondo la Procura, Raffaele Cucinotta “si adoperava“ per consentire ad un’immobiliare, gestita di fatto da Grasso e Romeo, di risultare aggiudicataria della gara riferendo loro notizie riservate sulla stessa gara. Non solo. La Procura sostiene anche che Cucinotta abbia evitato l’esclusione dalla gara della XP Immobiliare, la società dei due, i cui alloggi erano “non validi” ai fini della gara, per essere stati edificati in una particella catastale non interamente di proprietà dell’immobiliare.

Secondo Biagio Grasso, il primo termine, andato deserto e quindi prorogato “lo abbiamo fatto rimandare noi”. Alla scadenza, il 15 aprile, il complesso riconducibile a Grasso e Romeo “risultava ancora in costruzione”, spiega l’ordinanza. L’offerta, la ventisettesima su 44 ditte che avevano mostrato interesse verso il bando, la presenta la Rd Costruzioni, titolare della particella “incriminata”. A metà giugno, la Rd costituisce la “Parco delle Felci” (conferendovi il ramo d’azienda che stava occupandosi della fabbricazione degli edifici da vendere al Comune), e poi, un mese dopo, la vende alla Xp: la Parco delle Felci a novembre viene invitata dall’amministrazione a stipulare accettazione e preliminare di vendita entro il 17 novembre del 2014, ma qualche settimana dopo, si ritirerà dal bando. Motivo? Il costruttore offriva “chiavi in mano” due lotti da dodici case ciascuno, per un totale di 24 alloggi. Dei quali, però, il Comune avrebbe potuto acquistarne solo quattordici, lasciando che l’impresa mettesse sul mercato, per suo conto, i rimanenti dieci locali.

Cosa ne ha guadagnato Cucinotta dalla collaborazione? Denaro, secondo gli inquirenti: duecento euro consegnati a domicilio, e altre somme delle quali Grasso parla, senza però che se ne conosca il seguito. Nella Xp Immobiliare, poi, vengono assunte “persone particolarmente vicine al Cucinotta e di cui egli stesso ha fatto richiesta”. Per ultimo, da Romeo, Cucinotta riceve il “favore” di allontanare dal cantiere di un cooperativa edilizia di cui faceva parte un’impresa di costruzioni che quel cantiere l’aveva bloccato da due anni. Ironia della sorte, l’impresa allontanata, sostengono i magistrati apparteneva ad un costruttore “vicino ad ambienti mafiosi nisseni”

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