MESSINA. «Dopo sei anni, l’area archeologica di Largo San Giacomo torna nel degrado. Oltre 30mila turisti dall’inizio del 2023 hanno fotografato una giungla incolta alle spalle della Basilica Cattedrale, luogo di passaggio obbligato per assistere al Campanile in funzione. Ad impedire che i crocieristi in visita provassero un evidente senso di smarrimento dinanzi agli scavi ci pensava il lavoro costante di Puli-AMO Messina, che con gratuità e spirito di sacrificio ha curato l’area fin dal lontano 2016, valorizzando inoltre lo slargo attiguo con interventi all’arredo urbano e iniziative di carattere culturale». Così, in una nota, il movimento Puliamo Messina.

«Da quando l’Associazione ha dovuto lasciare lo scavo (settembre 2022) ad oggi sono trascorsi esattamente otto mesi. Durante questo lungo periodo, le infestanti sono tornate ad inghiottire i resti medievali dell’antica chiesa di San Giacomo – sottolineano i volontari – Ora che il Servizio per il territorio di Messina – dipartimento regionale dello sviluppo rurale – si è adoperato per una sommaria pulizia del luogo (senza di fatto occuparsi della zona più bassa dello scavo per evidenti impossibilità tecniche, considerata la costante presenza d’acqua), è giusto domandarsi: quanto tempo passerà prima della prossima pulizia?».
«Ad oggi, solo silenzi dalle istituzioni, che danno così in pasto al degrado un tassello straordinario della nostra storia che con cura e amore abbiamo cercato di riportare alla luce, con tutti i limiti ed il dispendio di energie che tutto questo comporta. Il lavoro dei nostri volontari è stato non solo vanificato, ma forse nemmeno pienamente compreso dalle istituzioni, le quali avrebbero dovuto impedire un simile cortocircuito nella gestione dello spazio».
«Suona ancor più di beffa la singolare coincidenza di questa pulizia con l’arrivo in piazza Duomo, proprio a 50 metri dagli scavi archeologici, della nota trasmissione “Masterchef”, che ha di fatto acceso i riflettori sulla città e sull’area attorno alla Cattedrale. Ci chiediamo dunque se abbiamo demandato la cura del nostro patrimonio culturale agli eventi pubblici e se davvero ci ricordiamo di avere una storia solo quando le telecamere bussano alle porte del degrado», asseriscono.
«Nel frattempo il cronometro è già ripartito. Di giorno in giorno le cataste di rifiuti, bottiglie, cartacce e bicchieri inizieranno ad abitare lo scavo di San Giacomo, mentre la natura troverà strada tra tutte quelle secolari pietre che nemmeno il terremoto è riuscito a distruggere, ma che forse cadranno sotto al peso del degrado», concludono.
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