MESSINA. È passata ormai una settimana dalla prima edizione del Filia Fest, il festival organizzato, il 3 Giugno 2023, dall’ Associazione Nino Cucinotta al Centro Multiculturale Officina, ma Riccardo Guerrera, in arte raccontoRiccardo, vincitore del primo Premio Nino Cucinotta, è ancora incredulo, sta prendendo adesso, sempre di più, consapevolezza di cos’ è successo. Ha gli occhi che brillano e lo sguardo di chi sta ancora smaltendo l’entusiasmo, ed incanalando le emozioni che lo hanno travolto quel giorno. Il premio che si è aggiudicato, grazie alla valutazione della giuria, ma anche al voto del pubblico presente, consiste in un budget di 3000 euro in servizi, scelti dall’ artista, per contribuire alla crescita o all’inizio del suo percorso musicale. Riccardo canta sin da bambino, ascolta tanta musica, è molto legato alla tradizione cantautorale italiana ed affascinato dall’ ondata del filone di musica indipendente che ha rivoluzionato gli ascolti in Italia, ed in un certo senso anche cambiato il modo di comporre nel nostro paese. Suona la chitarra da autodidatta, ma soprattutto scrive, benissimo, da sempre. Una scrittura delicata, profonda, che non ha paura di mettersi a nudo, che parla di cose vere, e lo fa in modo chiaro e diretto. Ventiquattro anni, gli studi a Milano nella Facoltà di Ingegneria Fisica, la fiducia e l’amore per la propria città, che l’hanno portato a ritornare, a proseguire qui l’Università, e decidere di voler costruire il proprio futuro in riva allo Stretto. Un Ep pubblicato a cavallo tra il 2021/2022 su tutte le piattaforme musicali digitali, l’impegno nel sociale con l’Associazione “Crescendo” (Associazione nata a Messina, nell’ estate 2022, da ragazzi tutti appartenenti alla fascia d’ età dai 20 ai 30 anni, con l’intento di organizzare eventi, senza scopo di lucro, a tema sociale) ed il sogno di sempre ovvero quello di fare musica, farla sul serio, e farla in un certo modo. 

Come nasce raccontoRiccardo?

Nasce nel 2021 quando, dopo tre anni di Università a Milano, ho deciso di tornare a Messina, per vari motivi, ma soprattutto con l’obiettivo di fare quello che poi è stato il mio Ep. Ho scelto “raccontoRiccardo”, in mezzo ad una lunga lista di ipotesi di nomi d’ arte, perché esprime al meglio la mia poetica, e la esprime in modo talmente diretto che la si può intendere anche solo sentendomi nominare. Le canzoni che avevo già scritto all’ epoca, infatti, come del resto quelle che mi viene naturale scrivere, erano delle storie, dei racconti, episodi della mia vita che contengono un messaggio, che può cogliere e si può estendere a chiunque, ed il protagonista vuoi o non vuoi ero sempre io. Quindi principalmente situazioni che ho vissuto, ma spesso mi capita di immaginare una situazione, una scena, che magari mi hanno raccontato e che non mi è personalmente accaduta, in cui, però, ci ritrovo sempre qualcosa di mio, quindi è raro che scriva di qualcosa che non mi appartiene. 

Quando e perché arriva “Ci tengo”?

Ci tengo è la prima canzone che ho scritto in assoluto, è quella che mi ha portato a vincere il primo Premio Nino Cucinotta, ed è il pezzo da cui ha preso, poi, il titolo il mio primo Ep. “Ci tengo la prima su cento” è il mio motto: perché è stata la prima ad essere pubblicata, pensata proprio perché doveva essere pubblicata, e da allora mi auguro che sia sempre così, anche per le successive. Dietro a “Ci tengo” c’ è una ragazza, parla anche di me, ma nasce in primis dalla necessità espressiva di voler dire qualcosa a questa ragazza, e quindi la cornice espressiva, soprattutto del brano, ma volendo anche un po’ di tutto l’album, è questa. Parla della mia esperienza a Milano, appunto, di una relazione, della mia voglia di tornare a Messina e tutto questo, ripeto, poi diventa il filo conduttore degli altri pezzi dell’Ep. Ho fatto quest’ album in un annetto, per quanto difficile mi è venuto molto naturale, appena rientrato in città ho iniziato subito a lavorare come supplente al liceo Seguenza, in modo tale da investire nel mio progetto tutto quello che guadagnavo. La casa a cui mi sono rivolto è INVERTO, una Factory musicale nata e portata avanti da ragazzi di Messina, con l’obiettivo di risollevare artisti del Sud. Lo studio è qui in città, mentre chi si occupa di curare la mia immagine sta a Milano. 

Qual è stata la scintilla che ha innescato il tutto?

Il mio rapporto con la musica è viscerale, non sono nato in una famiglia di musicisti, ma mi raccontano che mia nonna è stata una cantrice popolare. Il tutto lo devo a mia madre, dato che intorno ai 5- 6 anni, mi ha incoraggiato ad entrare a far parte del coro di voci bianche del Progetto Suono, e così sono cresciuto cantando. Ci esibivamo al Teatro Antico di Taormina, con tutte le gag del caso, eravamo dei bambini, di alcuni episodi parlo anche in una mia canzone: era la prima, 5000 persone e mi si è strappato il vestito in scena, oppure una volta mi sono addormentato, ero piccolissimo come del resto i miei compagni che poi ho rincontrato nel tempo. Da grande ho preso lezioni di canto, verso i 15 anni ho preso una chitarra in cantina ed ho iniziato a strimpellare, quindi suono da autodidatta ma sento che è arrivato il momento di studiare per bene questo strumento. Mi ritengo più paroliere che cantante, nel senso che mi piace scrivere, veramente molto. Mi capita, delle volte, durante la scrittura di modificare qualcosa solo perché secondo me non prendo l’attenzione testuale di quella cosa, ci tengo tanto, la mia forma mentis è tale da pensare di porre l’attenzione su una cosa, più che su di un’altra, proprio grazie al potere delle parole. 

Quali sono le tue influenze musicali?

Ascolto tantissima musica italiana, cantautorato e nuova corrente indie: Franco 126, mi piace soprattutto per come scrive, gli Psicologi, Eugenio In Via Di Gioia, Fast Animals and Slow Kids, ed ovviamente Dalla e De Andrè. Influenze estere, soprattutto per quanto riguarda le sonorità, sono indie-pop come Ed Sheeran e l’americana Gracie Abrams. Il mio punto di riferimento principale, al momento, sono i Pinguini Tattici Nucleari, sia come scrittura, che come ricerca musicale, proprio perché ho un’anima pop. 

Oltre “Ci tengo”, quali sono gli altri due brani che hai portato sul palco del Filia Fest?

“Salva con nome” e “Jet pack”, due inediti che usciranno quest’ estate. “Salva con nome” esprime un ben preciso momento, mi piace proprio visualizzarlo il momento mentre lo scrivo, ed in particolare in questo pezzo racconto il momento in cui mi dedico alla scrittura, a cosa penso, come penso, a chi penso, perché indipendente da chi si ha o non si ha vicino, per me una canzone riesce bene, e la ritengo valida, quando rileggendola mi fa pensare a qualcuno. Dev’ essere istantaneo, se non succede vuol dire che non funziona. Mentre “Jet pack” parla di un momento, ovvero una sensazione, un brividino che succede ad un abbraccio, non il solito abbraccio, ma all’ abbraccio di schiena ed ha un sound molto più indie. 

Come hai vissuto l’esperienza del Filia Fest?

E’ stata un’esperienza incredibile! Seguendo il profilo Instagram dell’Associazione Nino Cucinotta ero venuto a conoscenza dell’evento, quindi ho letto le premesse, ho letto il bando, ed al di là del premio, mi è piaciuto tantissimo lo spirito dell’iniziativa, il suo intento ed il suo significato, e mi è venuto molto spontaneo abbracciare la causa e sentirmi coinvolto a 360°, anche perché ho avvertito molte sfumature in comune con l’Associazione “Crescendo” di cui faccio parte. Tra l’altro pochi giorni dopo essermi iscritto al Fila Fest, con “Crescendo” abbiamo dato vita all’ evento Living Library, che consiste in una tavola rotonda dove ognuno racconta una storia legata alla città, eh ha partecipato Alessio Toscano raffa, che non conoscevo, raccontando la storia della sua vita, parlando del suo amico Nino, dell’Associazione e del festival. Quindi mi sono ritrovato, per puro caso, in questa bolla di coincidenze che mi hanno motivato sempre più e fatto sentire totalmente a mio agio. Quel giorno di mattina ho vestito i panni di Riccardo con l’Associazione Crescendo, e nel pomeriggio, dopo una doccia, ho vestito i panni di raccontoRiccardo salendo sul palco. Sulle esibizioni ancora non ho molta esperienza, sono un neofita, e sono salito sul palco, accompagnato da Antonio Romeo alla chitarra, senza preoccuparmene, solo per divertirmi e mi sono divertito tantissimo, proprio per l’atmosfera di grande armonia che si era creata grazie ai ragazzi dell’Associazione. Condividiamo molti valori, e si è creato un ambiente familiare. Sono stati molto bravi, hanno messo su una gran serata, tutta roba molto interessante e di spessore, come del resto la giuria stessa. E’ stato super intenso, più si avvicinava il mio momento più avevo un po’ di paura, però ero anche molto rilassato, ero andato lì per divertirmi, senza nessuna pretesa, nel premio ovviamente ci speravo ma onestamente non me l’ aspettavo, anche perché effettivamente è stato il primo palco “vero” che ho calcato, di solito mi sono sempre esibito in piccole occasioni pubbliche o “palchi privati”, questa volta c’era anche mia nonna tra il pubblico, ho sentito la tensione, ma quella sana, grazie anche al fatto che i ragazzi dell’ Associazione mi hanno sul serio fatto sentire a casa.

Come investirai il premio vinto?

Ancora prima di iscrivermi al Fila Fest, avevo in mente di lavorare ad una nuova raccolta, in studio infatti avevamo già buttato giù delle idee, quindi l’obiettivo, incastrandoci anche l’università, è quello e resta quello, adesso con il premio, a maggior ragione quello, ovvero fare un nuovo album. Mi piace molto l’idea del concept album, per quanto riguarda gli arrangiamenti nascono tutti voce e chitarra, vuoi perché mi piace, vuoi perché il mercato musicale lo richiede: c’ è questa tendenza poppettara, però ogni tanto arriva qualche arrangiamento epico e l’idea mi piace. 

 

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