MESSINA. Presentato lo scorso 12 maggio alla Feltrinelli point di via Ghibellina, “I Carnefici del Duce” è un libro di storia fatto di testimonianze e punti di vista diversi per ricostruire la storia recente dell’Italia, durante la seconda guerra mondiale. Un lavoro, quello dello storico studioso della Resistenza, del fascismo e della Jugoslavia Eric Gobetti, che vuole indurre più di una riflessione nel lettore e, soprattutto, una presa di coscienza e ammissione delle colpe dell’Italia fascista.
L’autore ha presentato il libro nell’ambito de Il Maggio dei Libri, durante un incontro promosso dall’Anpi Messina, in collaborazione con Emergency e Cgil, con l’introduzione di Giuseppe Restifo e la partecipazione dei professori Antonio Baglio e Alessandro Grussu.
“I Carnefici del Duce”: la storia tra stereotipi da superare e confronto con il presente
Per il professor Antonio Baglio dell’Università degli Studi di Messina, “sono tantissimi gli spunti offerti dal testo, a partire dai crimini di guerra, dal perché non sono stati perseguiti e come si sia perpetuato lo stereotipo degli italiani brava gente, contrapposti ai tedeschi cattivi.” Spunti tuttora necessari perché ci sia un riconoscimento di una colpa e quindi una condanna definitiva dei crimini fascisti. “C’è una narrazione autoassolutoria e vittimistica assecondata da tutti – concorda Alessandro Grussu – non solo da quelle forze che non hanno mai celebrato il 25 aprile, ma anche da quella che si è definita sinistra o centro-sinistra.”
“L’Italia – spiega – ha concluso la guerra con uno stato molto particolare, perché dopo la fuga del re ufficialmente non era più alleata della Germania, ma non poteva neanche considerarsi alleata delle forze che la combattevano. Dopo la guerra le pretese di consegna dei criminali di guerra da parte di paesi come la Jugoslavia caddero nel vuoto. Non vi fu giustizia.”
Proprio sulla Jugoslavia, di cui Gobetti è esperto, il libro si sofferma molto. La ricerca storica da cui parte è stata fatta negli archivi jugoslavi, oltre che in quelli italiani. “Perché – sottolinea Baglio – uno dei principali campi d’azione di questi crimini è la Jugoslavia, oltre a Libia e Etiopia, ma anche Albania e Grecia.” Tutti paesi in cui il fascismo adottò gli stessi strumenti repressivi comunemente associati più alla Germania nazista: dalla repressione dei ribelli, alle fucilazioni, i rastrellamenti e i campi di concentramento.
Crimini che il libro analizza riportando punti di vista diversi delle persone coinvolte, dai fascisti più cinici a quelli che si sentivano costretti ad eseguire gli ordini, come nel caso dell’ufficiale che raccontò di aver dovuto fucilare dei contadini, come anche attraverso gli sguardi di vittime e personaggi terzi che assistettero agli avvenimenti. “Il fascismo – racconta Gobetti – ha prodotto un’intera società traumatizzata dalla guerra.”
“Questo è un libro che parte dalle biografie,” ha spiegato. “Le testimonianze dei tanti punti di vista su questi crimini ci aiutano a rispondere a degli interrogativi fondamentali.”
Attraverso una serie di citazioni, l’autore segue quindi una serie di percorsi biografici per ricomporre una storia più grande. “Si tratta – come sottolineato ancora dal professore Baglio – di biografie che meritano di essere riprese anche perché alcuni di questi personaggi tornano nelle trame eversive degli anni ’60 e ’70. C’è una continuità dovuta alla mancata epurazione.”
“La maggior parte di questi personaggi – continua Gobetti – non sono sadici assetati di sangue, sono cinici opportunisti che colgono l’occasione di fare carriera in un sistema che favorisce i più spietati. È di grande insegnamento anche per il mondo di oggi. È un libro di storia ma vuole anche sollecitare il lettore a confrontarsi con il presente.”
“I Carnefici del Duce”: Imparare la storia per chiedere scusa e maturare
Tra i motivi che hanno spinto Gobetti a scrivere “I Carnefici del Duce” c’è però anche la necessità di confrontarsi col passato stesso, per imparare a chiedere scusa ed essere più consapevoli.
Più volte, nel corso dell’incontro, è stato infatti sottolineato come non ci siano mai state scuse ufficiali da parte delle istituzioni italiane nei confronti dei popoli colpiti dall’occupazione fascista come quelli dei Balcani e delle ex colonie. L’unico paese a ricevere delle scuse fu la Libia nel 2008, quando Gheddafi ne fece richiesta esplicita a Berlusconi.
“La storia dei crimini di guerra dell’Italia fascista è enorme,” ha specificato Gobetti. “Secondo i dati attualmente disponibili agli storici fa probabilmente un milione di morti civili. Questa storia per l’Italia è un po’ l’elefante nella stanza. Continuare a ignorarla significa non essere in grado di confrontarsi con un trauma. Se non affronti un trauma non cresci, non maturi.”
Per Grussu, “colpisce molto la motivazione profonda per cui ha scritto questo libro, quella di far sì che si cominci a discutere di questi argomenti partendo dai fatti perché non si ripetano, ma anche per una questione morale, perché ci sia una presa di coscienza e una maturazione civile e politica di un’intera popolazione.”