MESSINA. ‘’Che la grinta e la voglia del bello non vi abbandoni mai’’.
‘’È un luogo che deve essere conosciuto e dovrebbe di diritto entrare in un più ampio itinerario basiliano’’.
‘’Grazie per tutto questo…il bello è destinato a durare nel tempo…questo è il mio augurio’’.
‘’La bellezza è per sempre”.
‘’Da messinese e da amante del bello e della cultura, questa iniziativa irrompe di fronte all’indifferenza e all’incuria di chi può e non fa. Visto che le istituzioni sono spesso latenti, a voi dico: coraggio, continuate così!’’.

Sono i messaggi di incoraggiamento dei cittadini che ieri hanno partecipato all’iniziativa dell’Associazione Ionio ‘’Godot a Mili San Pietro’’ alla Chiesa Normanna di Mili. Questa volta i ragazzi dell’Associazione, oltre alle consuete visite guidate, hanno realizzato anche una installazione temporanea, simbolica e provocatoria all’interno della Chiesa. ‘’Un parodia della situazione surreale della Chiesa Normanna di Mili, ispirata all’opera ‘Aspettando Godot’ di Beckett, per rappresentare l’attesa di un tavolo tecnico per la riapertura della Chiesa Normanna di Mili’’, racconta Eugenio Enea, Presidente dell’Associazione Ionio. 

“Anni di stasi e di aspettative, hanno portato all’ammassarsi negli archivi degli uffici carte e scartoffie, le cui parole rimangono vuote di fronte al passare del tempo. Questo limbo, in cui vive la Chiesa Normanna, è stato rappresentato da un lungo tappeto disteso all’interno della Chiesa, metafora delle passerelle istituzionali che si sono succedute in questi anni; e poi sveglie e orologi che, con il loro ticchettio, segnano lo scorrere del tempo, carte e scartoffie, simboli della burocrazia in cui si siamo imbattuti nel nostro documentarci negli uffici. Siamo in attesa che si metta la parola fine a questo cumulare di carte e sollecitiamo le istituzioni che prenderanno parte al tavolo tecnico di proporre soluzioni fattibili e immediate e che non si aspetti ancora Godot, una soluzione che viene rimandata nel tempo… a data da destinarsi’’.

La Chiesa Normanna di Mili, fondata nel 1091, rappresenta uno dei rarissimi esempi, a Messina, di architettura arabo-bizantina, confluita nella sintesi stilistica dell’architettura normanna. Di proprietà pubblica (patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno), il monumento non è visitabile all’interno, per via di un’ordinanza prefettizia del 2012, che ne vieta l’accesso a causa delle cattive condizioni del monastero annesso, di proprietà di privati.
Ripristinata la recinzione che separa la Chiesa dall’area del monastero pericolante, come richiesto dall’Associazione Ionio (che da due anni cura il piazzale antistante di proprietà comunale), l’attesa è adesso per la convocazione di un tavolo tecnico che stabilisca gli altri atti necessari per autorizzare la fruibilità interna.
Un’iniziativa sollecitata anche da Roma. La direzione centrale del F.E.C., informata sulle condizioni del bene, ha infatti indirizzato una lettera alla Soprintendenza, alla Prefettura e per conoscenza alla stessa Associazione Ionio, con la richiesta di quantificare la spesa necessaria per procedere alla manutenzione ordinaria e al restauro, invitando nel frattempo la Prefettura di Messina (ente competente per territorio), a monitorare la situazione relativa alla sicurezza e alla pubblica incolumità.

Arriverà, questa volta, Godot?

 

 

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