MESSINA
Trepidante attesa in vista del concerto di Mobrici, domani sera, sabato 26 Agosto 2023, al Giardino Corallo di Messina. Il cantautore milanese, da sempre una delle voci e delle penne più interessanti del panorama indie italiano, ritorna in riva allo Stretto in una delle tappe che l’accompagnano verso la fine di un lungo tour iniziato, sin da subito, con due date sold out su Milano e Roma. Era l’Aprile del 2017, infatti, quando sul palco del Retronouveau di via Croce Rossa, arrivarono, con il loro “Avete tutti ragione”, i Canova, band dal successo immediato, di cui Matteo Mobrici è stato anima e colonna portante. Ha sempre avuto la capacità di dare voce alla sua generazione, ed ora come allora, o forse ancora più che allora, scrive e canta di vita vissuta, reale e concreta, nuda e cruda, di amori finiti e di amori fantastici, di sentimentalismo esistenziale, di tutti quegli interrogativi e di tutte quelle domande senza risposta che accompagnano nel quotidiano i millennials e non solo. Le sue parole e le sue note, dal forte potere evocativo, sono capaci di cullarti come una ninna nanna che ti accompagna verso sogni sereni, spesso anche ad occhi aperti, dove non potrà mai succedere nulla di brutto, altre volte sono schiette e semplici, piene di ironia e autoironia come se fossero una pacca sulla spacca a cui rispondere con un ghigno d’ intesa per andare avanti con un briciolo di speranza in più, altre ancora sono vibrazioni positive e fortissime che ti investono regalandoti carica e tutta quella giusta leggerezza di cui si ha di bisogno. Vanta numerose collaborazioni e feat con artisti con cui viaggia sulla stessa lunghezza d’onda, e con cui condivide una grande passione per la musica, incastrandocisi alla perfezione, che vanno, per citarne alcuni, dallo “Scende” con Gazzelle, ai cori di “Mara” con Mox, a “Povero cuore” con Brunori Sas, fino ad “Amore mio dove sei” accompagnato da Vasco Brondi e la cover, di una bellezza disarmante, di “Stavo pensando a te” di Fabri Fibra insieme all’ amico Fulminacci. Dopo la dolcezza di “Anche le Scimmie cadono dagli alberi”, suo primo album solista uscito nel Novembre 2021, Mobrici torna con il suo ultimo lavoro “Gli anni di Cristo” scritto interamente all’età di 33 anni e pubblicato il 31 Marzo 2023. Un album fortemente generazionale, un progetto potente e vario, in cui si mette in gioco sperimentando e contaminando la sua musica, pur rimanendo fedele a se stesso. Parla dei tempi che cambiano e delle aspettative che invece sembrano non cambiare mai, di libertà sessuale, della ricerca di un amore non conosciuto, di storie del passato viste con una consapevolezza e sguardo più maturo, e della difficoltà delle storie a distanza. Tutto questo, e tanto altro, fa di Matteo Mobrici, che domani porterà sul palco dell’Arena Corallo, quasi in riva al mare, le sue ultime nuove canzoni, insieme ai brani più importanti ed amati della sua carriera, un principe azzurro decisamente punk e contemporaneo, un poeta moderno dell’anima, intelligente e sensibile ai temi dell’ambiente, il ragazzo della porta accanto che con le finestre aperte accarezza la chitarra strappandoti un sorriso, ma soprattutto quel buon amico che al momento giusto sa dirti “ma noi non ci pensiamo, beviamoci e balliamo”.

La prima volta che hai cantato e suonato a Messina, al Retronouveau, era il 29 Aprile del 2017, eri in tour con i Canova, e non era passato neanche un anno dall’ uscita di “Avete tutti ragione”, l’album che vi ha portati immediatamente al successo e a date sold out un po’ in tutta Italia. Cosa hai lasciato andare e cosa continui a tenere del Matteo Mobrici di quegli anni, e del suo modo di fare e vivere la musica?

“Artisticamente -ha risposto- direi che per me non è cambiato quasi niente, è la stessa cosa, è un proseguo di quello che ho iniziato in quegli anni lì. Questo è proprio il motivo per cui continuo a portare alcune di quelle canzoni anche nei live di oggi, dato che il mio approccio a quello che facevo e faccio è sempre lo stesso, ovvero scrivere canzoni, arrangiarle e cantarle sul palco come un front man. Tra l’essere in band e l’essere un solista, per me, cambia poco, è più una differenza che lego all’ età, proprio a livello di vita. La cosa che più mi fa differenza, infatti, nello specifico, è che quando è uscito quel disco avevo 27 anni, e quindi è una parte della mia vita che sta nel passato adesso. Certamente quando adesso mi capita di cantare canzoni un po’ vecchie, di sette anni fa, sento che c’ è un linguaggio ed un modo di scrivere un po’ più adolescenziale rispetto a quello di ora, però mi piacciono sempre quei pezzi,infatti le canzoni che porto nei live sono quelle che mi piacciono,non faccio differenza tra quelle che hanno avuto un po’ di eco e quelle che ne hanno avuto meno. Questa è l’unica differenza che sento da dentro ovviamente, poi gli esterni possono notare chissà quali altre cose. C’ è una canzone di quel disco, per esempio, “La Felicità”, che sento molto vicina a Povero Cuore: hanno lo stesso scheletro perché le ha scritte la stessa persona.”

Le tue canzoni e la tua poetica ruotano attorno alla matematica dei sentimenti, parlano di vita vissuta e storie d’ amore in tutte le loro sfaccettature, ne raccontano i ricordi, i momenti più belli ma anche i più dolorosi, lasciando sempre intravedere, nonostante tutto, un sorriso sulle labbra. Quant’ è difficile scrivere e cantare d’ amore per generazioni come le nostre, al tempo d’ oggi, in cui tutti parlano d’ amore, tutti lo cercano, tutti lo rincorrono ma poi arrivati al dunque nessuno lo afferra o se lo sa tenere dato che quasi tutti poi si dichiarano sentimentalmente indisponibili?

“Come in ogni cosa, a maggior ragione nel campo sentimentale, esiste una differenza tra la teoria e la pratica che è importante e fondamentale – spiega – D’ amore se n’ è parlato sempre, ne hanno parlato i poeti, i cantautori, anche i pittori in un certo senso. Io, nel mio caso, quando ne parlo, ci vedo e ci metto la mia vita, dietro ogni canzone c’ ho un volto, dei profumi, dei luoghi, delle discussioni, degli abbracci. Non faccio tanto caso al tema su cui devo sviluppare un brano, prendo spunto dalla mia vita e nella mia vita c’è anche tanto sentimento. Posso risultare un sentimentalone, poinella vita di tutti i giorni però sono molto pratico, e mi piace anche questo aspetto perché così riesco a vedere una parte di me che vive nelle canzoni e l’altra che vive nella routine quotidiana dove bisogna essere comunque spietati in un certo senso. Nel mio essere, nella mia vita c’ è tanta tenerezza che mi piace teneredentro un cassetto, poi quando ho bisogno di scrivere una canzone, quando ho bisogno di aprire il cuore per cercare di essere introspettivo, apro quel cassettino dove so che troverò sempre quella parte di me.”

“Credo che l’accettazione sia il migliore trucco per vivere in tranquillità” un tuo verso semplice e lineare ma allo stesso momento un monito d’impatto e dal significato profondo, che regala quasi un sospiro di sollievo e speranza. Saper lasciare andare non è una sconfitta ma una possibilità, è questo che regala la tranquillità?

”In questa frase mi ci rivedo parecchio, anzi più che mi ci rivedo vorrei essere questa frase tutti i giorni della mia vita, nel senso che uno dei grossi problemi che abbiamo è avere una memoria, che poi forse ci differenzia dagli animali, pensiamo ancora a cose che sono successe anni fa, che son successe ieri o venti minuti fa e questo ricordo ci ostacola totalmente nel presente, e non ci fa godere delle bellezze della vita che abbiamo davanti gli occhi tutti i giorni. In questa faccenda dell’accettazione io ci credo molto, anche perché quando accetti qualcosa ti senti totalmente libero da una certa responsabilità in un senso molto pratico: se è successa una cosa su cui non puoi intervenire, basta, cioè non è una cosa che passa sotto le tue mani e quindi accettala e prosegui. Questa cosa l’ho scritta, appunto, anche in una canzone perché vorrei riconoscermici tutti i giorni della mia vita, alla fine penso che giri tutto intorno all’ accettazione: tutti i dolori, tutti i rimpianti, tutti i rimorsi, tutti i sentimenti un po’ sporchi, credo che con questo faro sull’ accettazione vadano totalmente a disgregarsi e quindi si possa vivere una vita migliore.”

Il tuo nuovo album “Gli anni di Cristo” è pieno di domande, ma non solo, si parla di amori non corrisposti, di chi forse vuol farla finita, di morte in contrapposizione alla vita. Le canzoni d’ autore, che un tempo probabilmente se non erano d’ amore si limitavano ad essere uno strumento di denuncia politica e sociale, pian piano sono diventate sempre di più un antidoto, le canzoni salvano la vita?

”Credo di si, assolutamente -dice l’artista- Da ascoltatore di musica sono stato salvato totalmente da questa cosa che si chiama musica, sono stato educato dalla musica stessa ad un certo approccio alla vita, ad un certo sentimentalismo, ad un certo modo di vedere le cose, ovviamente ci sono tanti tipi di musica ed io mi sono affezionato a quella che mi ha aperto gli occhi su questo tipo di cose. A me la musica ha salvato la vita totalmente, anche perché non avrei avuto altro a cui pensare, sarei stato un naufrago. Scrivere le canzoni mi ha salvato ulteriormente sotto tanti altri punti di vista, dato che passare da ascoltatore ad autore di canzoni mi ha, a suo modo,fatto capire molto di me. Per me, infatti, non è un lavoro, io non sono costretto a pubblicare delle canzoni, non sono un progetto discografico, ma tutto quello che viene pubblicato e che viene ascoltato esce pari pari da quello che faccio a casa mia, dal pianoalla chitarra, poi certo ci sono tutti dei passaggi per abbellire o migliorare la cosa, o per lo meno per cercare di farlo. Ricevo tanti messaggi ogni giorno, o anche a fine concerto ascolto tante storie di gente che non conosco collegate alle mie canzoni e che non mi sarei mai immaginato, e quando succede capisco che è tutto ok e quello che sto facendo, lo sto facendo bene ed in modo totalmente naturale.”

“In amore mio dove sei” parli di un tuo amore futuro, che ancora devi viere ed incontrare ma sembri avere le idee abbastanza chiare. Quali sono le caratteristiche dell’amore da favola di Matteo Mobrici?

“Anche qui -spiega- tra la teoria e la pratica poi ci sta, a volte, una grande differenza ed in realtà quando ti ci trovi dentro, ad alcune storie, non riesci ad essere molto lucido. Credo che non ci siano tantissime combinazioni tra le persone e non sono uno che accetta tanto i compromessi, essendo nove miliardi di persone credo che sia sbagliato concentrarsi ed utilizzare del tempo sbagliato per delle persone sbagliate. Sono molto esigente sotto questo punto di vista, forse troppo, però sono della scuola che meglio da solo che far finta che non ci siano delle differenze importanti che possano ostacolare non solo la vita di coppia, ma la tua vita. Ho un’esigenza talmente alta che preferisco stare da solo spesso, da solo sto molto bene, quella canzone lì è proprio nata in modo molto dantesco, quasi utopistico, dato che magari esiste una persona con cui posso essere totalmente me stesso e non scendere a compromessi, e provare quei bellissimi sentimenti di cui da sempre si canta e si scrive. Intanto ho scritto tutto in una canzone e la canzone e là, ma ci vuole molta pazienza ed è quasi un lavoro costruire una vita da soli, figuriamoci in due, se un domani mi dovesse capitare qualcosa di bello potrò dire “l’avevo detto”!”

Ascolti tantissima musica. Un band o un artista straniero, italiano e siciliano che non devono mai mancare in una tua playlist?

“Post Malone di cui sono fan come se fossi un ragazzino, di italiano Giorgio Poi e di siciliano Colapesce e Dimartino. Loro tre, a parte che sono miei amici, ed aggiungo che difficilmente riesco a farmi piacere qualcosa in italiano, sono dei ragazzi molto in gamba, molto bravi, che stimo molto, e poi so che anche reciproca questa cosa il chè mi fa ancora più piacere, però ecco mi piacciono molto.”

Se potessi rubare una canzone e farla tua?

“Proprio ieri stavo pensando a questa cosa, mentre ascoltavo “Cento giorni” di Caterina Caselli guardando “Sapore di mare 2”, che è un film che almeno una volta l’anno devo vedere. Ha una colonna sonora pazzesca con pezzi di Celentano, Gino Paoli, ect e poi c’ è questo pezzo bellissimo della Caselli, scritto da Mogol, che arriva in una scena molto malinconica da fine dell’estate.l

Ponte sullo Stretto si, Ponte sullo Stretto no?

”Mia madre – spiega –  è di Reggio Calabria e sin da piccolo passeggiando sul lungo mare ho visto la Sicilia che si toccava con un dito. Non conosco bene la situazione politica, ma credo che vada ben ascoltato chi ha delle competenze sulla fattibilità o meno dell’opera. Mi ha molto colpito una scena della serie “The badguy”, ambientato più o meno in un futuro molto vicino, dove si assiste alla distruzione proprio del ponte sullo Stretto e della sua rottura per motivi naturali. Penserei, per esperienza personale,venendo spesso da queste parti, in ogni caso, in primis a migliorare i collegamenti interni, farei un passo del genere prima di un’opera così discussa, soprattutto dal punto di vista geologico.”

Cosa succederà domani sera al giardino Corallo?

“Ogni concerto è abbastanza a sé, dipende tutto anche da chi mi aspetta. So che canzoni porterò, e porterò quelle che mi piacciono di più dei due dischi pubblicati da solista e dei due pubblicati con i Canova, il resto sarà tutto lasciato al caso. Non sarà un concerto breve, so già che dopo la data di Messina e quella di Milano di Novembre, e le altre poche che mancheranno ancora, mi fermerò per un po’, quindi voglio scendere dal palco avendo dato qualsiasi cosa e senza essermi tenuto in tasca niente.”

Con chi andresti ad un tuo concerto?

“Porterei con me le ragazze a cui ho dedicato le mie canzoni, quindi sarebbe un corpo ed un volto che muta di canzone in canzone in pratica, per vedere la singola reazione di ognuna di loro nel momento in cui tutto il pubblico canta quel certo pezzo.”

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