MESSINA – Domani si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale della violenza sulle donne e il gruppo tematico di Cambiamo Messina dal basso ripropone l’intitolazione di una piazza, una via o un giardino alle “Vittime di femminicidio”.

“Il diniego della Commissione Toponomastica – scrivono in una nota dal gruppo pari opportunità di Cmdb – composta peraltro da soli uomini in contrasto con quanto deliberato dalla Giunta comunale nel marzo 2016, è inaccettabile. Inaccettabile perché ogni segno o gesto è utile per far comprendere determinati atti, stimolare a prevenire le violenze e a riconoscere quei segnali e atteggiamenti che le preludono; essere così semplicemente di aiuto alle donne ma anche agli uomini e complessivamente ad una società più giusta.

A sostegno di ciò, ecco in allegato i numeri del fenomeno, che non sono quelli presentati nel 2014, bensì tristemente in aumento:

  • nel 2017, dal 1 gennaio ad oggi purtroppo, sono 84 1 le donne uccise
  • nel 2016 sono 120 le donne uccise,
  • nel 2015 sono 128 le donne uccise,
  • nel 2014 sono 136 le donne uccise,
  • nel 2013 sono 179 le donne uccise,
  • nel 2012 sono 157 le donne uccise,
  • nel 2011 sono 130 le donne uccise.

“I dati a volte nemmeno coincidono – proseguono – perché alcuni femminicidi passano inosservati o non classificati come femminicidi. A sostegno della nostra proposta citiamo l’intitolazione di altri luoghi simili:

La notizia della nostra proposta e il relativo diniego hanno avuto ampia eco sui giornali e nell’opinione pubblica, confermando che la motivazione approntata dalla Commissione Toponomastica con il suo “non è il modo migliore per onorarle” riferito alle vittime, non sussiste e non è assolutamente ragione valida per privare la città di un luogo di meditazione e memoria sul femminicidio.

Concordiamo sul fatto che una piazza intitolata alla vittime di femminicidio non sia di certo sufficiente per ammonire su un fenomeno tanto esteso e radicato, così come non lo sono tuttavia una locandina, una panchina dedicata, una sedia con un drappo rosso e/o le tante manifestazioni a riguardo:

si tratta di segni, indirizzi attraverso cui far riflettere, stimoli culturali perché il femminicidio sia collettivamente riconosciuto e stigmatizzato.

Concordiamo sul fatto che una piazza intitolata alla vittime di femminicidio non sia di certo sufficiente per ammonire su un fenomeno tanto esteso e radicato, così come non lo sono tuttavia una locandina, una panchina dedicata, una sedia con un drappo rosso e/o le tante manifestazioni a riguardo:

si tratta di segni, indirizzi attraverso cui far riflettere, stimoli culturali perché il femminicidio sia collettivamente riconosciuto e stigmatizzato”.

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