MESSINA. Pagine Facebook bloccate a giornalisti e “fans attivi”. A lamentarsi dei disagi è il sindaco di Messina Cateno De Luca, che domenica scorsa, in una delle consuete dirette mattutine, ha denunciato il problema riscontrato da due giornalisti che avevano condiviso una foto direttamente dalla sua pagina e di altri utenti che avevano commentato la sua diretta il giorno prima.
“Mi hanno mandato dei messaggi due giornalisti che sono molto preoccupati perché hanno condiviso sulla loro pagina Facebook un post con una foto che ho fatto, dove c’erano Cancelleri e loro. Mi hanno detto che gli hanno bloccato la pagina per ventiquattro ore. Ieri mi hanno scritto anche alcuni di voi dicendo che Facebook ha bloccato i profili, perché hanno commentato durante la diretta, non ho capito bene, ora sto parlando con i miei tecnici perché c’è qualcosa di ulteriore sulla vicenda della nostra pagina, che subisce attacchi su tutti i fronti (compreso quello del garante). Ci vogliono mettere il bavaglio con questi mezzucci? Solo i mafiosi procedono nei confronti dell’avversario con questi mezzi, cioè attuare strategie per tappargli la bocca. Prima era la lupara, ora si usano altri mezzi. E chissà quanti di voi avranno problemi.”, ha sbottato De Luca, che ha basato tutta la sua comunicazione proprio su Facebook.
C’è un complotto ordito da Mark Zuckerberg e sodali contro il sindaco di Messina? No. Per le seguenti ragioni.
Facebook è un social network e come qualsiasi piattaforma del genere, per quanto sia guidato principalmente da umani, è anche gestito da algoritmi e codici che devono avere tempo di adeguarsi ai cambiamenti. È vero che molti profili, tra sabato e domenica in particolare (in realtà questa cosa andrà avanti per un po’), hanno ricevuto dal social network la notifica di “restrizione temporanea”, ma non sono stati solo profili ricollegati alla pagina Facebook del sindaco di Messina, che non è stato affatto l’unico ad aver ricevuto “attenzioni” dal social network. In tutta Italia (e anche in Francia) ci sono state tantissime lamentele a riguardo.
Sembra che il problema derivi da un bug del sistema. Infatti, in genere, il social network blocca o chiude definitivamente un profilo o una pagina solo se non rispetta le regole della community, quindi contenuti che contengono nudità, istigano all’odio o con minacce, contenuti autolesionisti o violenti, account falsi o in caso di spam.
In particolare sembra che tutto derivi da qui: lo spam. Infatti da Facebook sono partiti alcuni aggiornamenti che sembrano limitare il fenomeno: si tratta di arginare azioni ripetute in un arco di tempo molto breve (invio di molte richieste di amicizia nel giro di qualche minuto, pioggia di like a poco tempo di distanza, sovra-condivisione di contenuti). Essendo Facebook un sito creato attraverso codici e algoritmi, prima di riprendere a funzionare regolarmente, deve adeguarsi alle novità: da qui nascono bug come quello in questione che ha colpito tutta Italia e non solo.
Anche il sito contro le fake news Bufale.net ha parlato dell’accaduto: “Non c’è alcuna censura dietro al messaggio ‘Il tuo account è momentaneamente soggetto a restrizioni. Ti è stato temporaneamente impedito di condividere link. La restrizione durerà fino alla seguente data: domani alle ore X‘. Da questa mattina, diversi admin di pagine Facebook si ritrovano con account ai quali sono state imposte delle limitazioni: ‘Non mi fa condividere’. Questo l’esito di una ricerca che abbiamo effettuato nel primo pomeriggio, ma occorre gettare acqua sul fuoco per i vari complottisti che non hanno mandato giù il provvedimento. Come avrete intuito, il messaggio impedisce a tanti gestori di pagine di pubblicare nuovi contenuti. Attraverso il nostro approfondimento, possiamo sottolineare che la questione non coinvolge pagine specifiche, in quanto alcuni admin della stessa community Facebook risultano abilitati alla condivisione, altri no. Ebbene, il provvedimento è scattato verso coloro che hanno una colpa ben precisa, come emerge dal regolamento ufficiale.”
Infatti, in genere, per essere “bloccati” (ufficialemente) da Facebook ci sono solo due casi: attacchi di massa e azioni non tollerate all’interno del social. Nel primo caso si tratta di segnalazioni da parte di almeno più di venti persone a un account; nel secondo basta anche una sola segnalazione, Facebook riceve il reclamo, controlla il profilo in questione e, nel caso in cui non rispettasse le normative di base, può decidere di bloccare una pagina o un profilo in modo permanente o provvisorio, in base alla gravità del “reato”.
“Voi segnalate queste situazioni, perché dobbiamo affrontarle” ha commentato De Luca durante la sua diretta, ed è vero. Si possono segnalare gli errori di Facebook direttamente a Facebook contattando il centro assistenza o compilando il modulo di reclamo ufficiale sul sito.
L’ “al lupo al lupo” di De Luca, in diretta Facebook, non si è però fermato: “D’altronde, facciamo anche qui un minimo di analisi. Noi valiamo come comunità, chiamiamola “Cateno De Luca” (poi gli daremo il nome per quanto riguarda la Siclia “comitato di liberazione per la Sicilia”) , noi abbiamo un valore politico importante, valiamo come un partito nazionale, siamo pericolosi. Ecco qual è il tema, perché siamo pericolosi? Perché siamo trasversali, nella nostra comunità c’è il bianco, il rosso, il nero, dei colori ce ne frega un cavolo. Le mie idee e le mie azioni infatti hanno il colore di tutto l’arco costituzionale perché non ragiono con questo vecchio schema del centro, della destra, della sinistra. Puttanate che servono a chi mette in gioco per giustificare la loro esistenza, questa è la questione. Allora è logico che noi che siamo una comunità trasversale, siamo considerati pericolosi, non siamo inquadrati in questi schemi e quindi faranno di tutto per fermarci”, è la versione dei fatti.