MESSINA. Verrà presentato questa sera, giovedì 21 marzo, a partire dalle ore 20.00, alla Multisala Apollo, l’ultimo film del regista Fabio Mollo, intitolato “Nata per te”, a cui seguirà un dibattito e un confronto in sala con il pubblico della Città dello Stretto. Due, in totale, le mattinate e le serate, organizzate da Loredana Polizzi, in cui il regista reggino ha avuto e avrà modo di presentare i suoi due ultimi lavori, “Semidei”, proiettato all’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, e incluso nella cinquina finalista dei Nastri d’Argento 2024, e “Nata per te”, incontrando anche diverse scuole di Messina.

Nella serata di mercoledì 20 marzo si è svolta la proiezione del docufilm “Semidei”, un documentario sperimentale che ruota attorno alla storia dei Bronzi di Riace, riemersi dal mare nel 1972. Interviste, documenti inediti e testimonianze dirette, per raccontare la storia dei due misteriosi guerrieri che, pur rappresentando il passato, come ogni cosa smarrita e poi ritrovata, incarnano anche i desideri di futuro, di pace, e di bellezza, che animano da sempre il genere umano. Un vero e proprio viaggio, dalla loro scoperta ai giorni nostri, narrato da un profondo incrocio di sguardi: da un lato gli occhi dei Bronzi che raccontano la Calabria e il popolo calabrese, e dall’altro gli occhi dei calabresi, e non solo, che ammirano e raccontano le due statue bronzee meglio conservate al mondo. E nel mezzo, c’ è tutto il resto. C’ è il sacro e profano di una terra del sud con le sue usanze e tradizioni, c’è la storia dei Moti di Reggio, c’è l’Ndrangheta con i suoi delitti, fino ad arrivare alla strage di Cutro, avvenuta il 26 febbraio 2023.

 

Nata per te”, invece, racconta la storia vera accaduta in questi ultimi anni, del primo uomo single che è riuscito ad adottare una bambina in Italia. Per Luca Trapanese, oggi assessore alle politiche sociali del comune di Napoli, e la sua bambina Alba, il percorso non è stato per nulla facile, nonostante l’articolo 44 della legge del 1983. Un uomo e una bambina, che hanno disperatamente bisogno l’uno dell’altra, anche se il mondo attorno a loro non sembra ancora pronto per vederli insieme. Il Tribunale di Napoli è, appunto, alla ricerca di una famiglia per Alba, che ha la sindrome di Down e che, appena nata, è stata abbandonata dalla madre in ospedale. Mentre Luca, single, gay, cattolico, che lavora da anni in un centro per persone con disabilità, di cui è anche socio-fondatore, è da sempre mosso da un forte senso di paternità e lotta, con forza ed entusiasmo, per ottenere l’affidamento di Alba. Così “un pezzo alla volta fino a Marte”, tra mille difficoltà, Trapanese, aiutato dalla sua avvocata, riuscirà, nel 2017, a vincere la sua battaglia, approfittando di una legge ambigua in materia, e abbastanza datata, arrivando non solo all’affido temporaneo ma trasformandolo in adozione e rendendolo un diritto uguale per tutti. Nel cast l’esordio di Pierluigi Gigante, che ricopre il ruolo del protagonista, accompagnato da interpreti femminili di spicco come Antonia Truppo, Iaia Forte, Barbara Bobul’ovà e Teresa Saponangelo, e una colonna sonora che spazia dalla musica napoletana neomelodica, a Liberato, a “Banquet” dei Bloc Party”, fino a ottenere l’autorizzazione, per inserire, per la prima volta, “Il mio canto libero” di Lucio Battisti all’interno di un film. “Nata per te” più che un film di denuncia, è un film intimo. Un film politico, che sottolinea il potenziale delle famiglie arcobaleno, e ruota attorno a tematiche più attuali che mai.

Due giorni a Messina per presentare i tuoi due ultimi lavori: “Semidei” e “Nata per te”. C’è un filo conduttore che lega queste due pellicole così diverse tra loro?

“Secondo me si -spiega Mollo- io non li vedo molto lontani, tra l’altro li ho girati contemporaneamente. E li ho montanti anche, abbastanza contemporaneamente. Non dico che sono lo stesso film, ma appartengono a un momento mio di racconto unico, nel senso di unito. Credo che il filo di unione principale sia dato dal sud, sono due storie legate al sud, e dal tema dell’impossibile che diventa possibile. Quest’ultimo è proprio un tema che io ho sentito forte in entrambi i due film. Luca e Alba trasformano una discriminazione in un sogno che riescono a realizzare, perché in uno Stato in cui manca una legge chiara che permette a Luca di adottare Alba, e in uno Stato che vede Luca genitore di serie B, e Alba, in un certo senso, bambina di serie B, loro trasformano questo svantaggio in un vantaggio, e grazie al Tribunale di Napoli riescono a diventare una famiglia. Dall’altra parte i Bronzi li vedo come, appunto, due statue che riappaiono, misteriosamente, dal fondo del mare, in una Calabria degli anni ’70, estremamente complessa e difficile, e arrivano con il loro messaggio di speranza, di pace e di bellezza, in una terra che ne aveva bisogno ed in un Italia che ne aveva di bisogno, come ne ha di bisogno tutt’ora. Per me questi due film, hanno dentro questo stesso messaggio di positività. E poi sono due storie vere. Quella di Luca e Alba ancora più vera, nonostante, poi, ovviamente ci si aggiunga la scrittura del film. Nata per te ha tre strati: quello del libro scritto la Luca Trapanese e Luca Mercadante, quello della vita vera di Luca e Alba, che non c’ era nel libro, e che si è aggiunto attraverso la conoscenza e la frequentazione che ho avuto con Luca, e infine la mia esperienza di vita con l’adozione di mia sorella e il mio vissuto da persona omosessuale che in questo Paese vive questo tipo di discriminazione. In “Semidei” si parte da una cosa verissima e concreta, come due statue di Bronzo, per poi raccontare la cosa più astratta, magica e apparentemente intangibile, come la speranza.”

“Semidei” non è solo un docufilm sui Bronzi di Riace, ma sulla Calabria e i suoi abitanti, e soprattutto è un viaggio che dal passato porta ad approfondirne il presente. Come e perché è nato?

“Semidei nasce dall’importanza del poter fare un film nell’anno del 50° anniversario dal ritrovamento dei Bronzi. Nasce da una voglia sia ben precisa sia di Palomar Mediawan, che del produttore Carlo Degli Esposti, di Antonio Badalamenti e della Calabria Film Commission, e si unisce a quella che era la mia volontà ovvero quella di raccontare la storia dei Bronzi, che erano stati una mia ossessione da tanti anni. La disgressione da cui siamo partiti è che i Bronzi non potevano essere solo un racconto del passato, ma dovevano essere anche un racconto del presente. E quindi volevamo provare a raccontare il presente, proprio attraverso gli occhi dei Bronzi, ribaltando il punto di vista. Non siamo noi che guadiamo loro, ma loro che guardano noi. E guardando noi cosa vedono? Qual è la realtà che vedono? Il film diventa, quindi, un po’ una sperimentazione tra il cinema sull’ arte e il cinema del reale. Partendo dallo studio storico-artistico sui Bronzi, si unisce poi a delle storie del reale e a dei personaggi reali. Da questo nasce anche il titolo: “Semidei” sono le due statue, ma anche tutti noi.”

Raccontare, e dar modo di conoscere, la storia di “Nata per te” è un bellissimo atto d’amore che dà voce all’ amore più puro. Quant’è difficile parlare d’ amore in un periodo storico e socio-politico come quello che stiamo attraversando? 

“Credo che proprio perché viviamo in un periodo come quello in cui ci troviamo, la cosa che mi ha sorpreso è stata quanta voglia, invece, ci sia di parlare d’ amore. Nel senso che qualche anno fa fare questo film sarebbe stato impossibile. Quando ho fatto il “Padre d’ Italia” era impossibile fare un film come “Il Padre d’ Italia”, non lo voleva fare nessuno. Invece Nata per te ha dietro una grande produzione e una grande distribuzione, 290 sale in tutta Italia, che è un numero molto alto, ed è il mio primo film che è stato al box office per due settimane. Questo vuol dire che è un film di cui il pubblico, non dico aveva bisogno, però voleva parlare, voleva emozionarsi per questa storia. E soprattutto la cosa che mi ha colpito è come un film politico potesse interessare in questo momento, e come attraverso un film politico si potesse parlare d’ amore. Questa per me era, in un certo senso, la sfida. Ed è stupendo viaggiare per l’Italia ed incontrare il pubblico, come sta succedendo anche a Messina, è un bellissimo momento di scambio e di dibattito. Vedere la gente parlare e raccontare le proprie storie, com’ è successo anche qui con i ragazzi delle scuole, che poi si sono avvicinati per raccontarci le loro esperienze è veramente bellissimo. Penso spesso a cosa è successo con il Neorealismo: nel momento in cui l’Italia era sotto l’occupazione nazista sono nati dei film così necessari, così importanti, così pieni di vita e d’amore. E di conseguenza ho questa sensazione che, proprio perché la realtà che viviamo si sta sempre più incattivendo, e sta diventando sempre più un continuo scambio aggressivo tra le persone, il cinema può avere la funzione opposta.”

“È assurdo vivere in un Paese che non consente ai single ed alle coppie omosessuali di non adottare”. Perché si fatica ancora tanto a capire che per un bambino solo al mondo, crescere ricevendo l’amore di qualsiasi essere umano è una salvezza rispetto al crescere senza amore? 

“Non credo che si faccia più fatica, nel senso all’inizio pensavo di sì. Invece la storia di Luca Trapanese e Alba mi ha fatto capire che non è così, che la gente ora è pronta e ne ha capito l’importanza. Ha capito che non esiste la famiglia perfetta. Che è inutile inseguire questo mito della famiglia tradizionale come se fosse sinonimo di perfezione. Quando, tra l’altro, inseguire il mito della perfezione non fa altro che peggiorare sia le famiglie, che i bambini. Quest’ansia di dover essere il figlio o la figlia perfetta, per cui anche una disabilità o una diversità qualsiasi è sintomo d’ imperfezione. Ecco, secondo me questa cosa sta sparendo. Parliamoci chiaramente: noi abbiamo al Governo un esempio bellissimo, il nostro Primo Ministro è una donna che ha avuto una figlia con un uomo con cui non è sposata, e poi si è separata da quest’ uomo e la crescerà da sola o con l’uomo che forse incontrerà in futuro. Quello che però succede in Italia è che c’è una forma quasi di ipocrisia, dato che questo stesso Primo Ministro che ha creato la sua famiglia così, è lo stesso Primo Ministro che dice che invece deve difendere la famiglia tradizionale. Ma come fai a difenderla se tu stessa non hai scelto di avere una famiglia tradizionale? Quindi io non credo che l’Italia non sia pronta, credo che di fondo c’è un’ipocrisia politica che ci fa credere che l’Italia non è pronta. E poi c’è molta disinformazione. Ci comportiamo come se la politica non ci riguardasse, come se fosse completamente distaccata dalla nostra vita. Quando in realtà “Nata per te” ci fa capire come è esattamente l’opposto. Una legge sbagliata o una legge che non aderisce alla realtà, perché è troppo vecchia e che per tanto deve essere assolutamente aggiornata, vada a condizionare profondamente la vita di tutti noi. La mancanza di diritti condiziona fortemente la vita di tutti noi. E che se anche oggi tu hai tutti i diritti e credi che la tua vita non possa essere condizionata, non è così, perché un Paese che non garantisce uguali diritti a tutti è un Paese che non funziona, e quindi anche la tua vita non funzionerà a pieno. Ad aprile proietteranno “Nata per te” al Senato, sono molto curioso di capire cosa succederà.”

 “Nata per te” è un film che scava tra riflessioni e domande, soffermandosi anche su alcune contraddizioni.  A un certo punto, infatti, ci si interroga se la scelta di Luca non dipenda anche dal fatto di essere “un cittadino di serie B” che si “accontenta” di quello che per altri potrebbe essere “uno scarto”. E un pensiero del genere, purtroppo è molto comune, e ci fa capire come nella società di oggi, e nel sistema delle adozioni probabilmente, ci sia una doppia discriminazione: nei confronti del genitore adottivo e nei confronti del bambino. 

“Assolutamente sì, ed è questa la cosa che mi ferisce. Mia sorella è diventata mia sorella grazie ad una adozione, e ho visto e vissuto in prima persona la bellezza del gesto del voler adottare. Ed è incredibile che lo Stato invece di supportare le persone che vogliono adottare in un certo senso le umilia, le giudica, le differenzia e le classifica. Una prima scelta, una seconda scelta, una terza scelta. E pone anche poi degli ostacoli, uno sbarramento: da qui in giù non potete essere genitori. In base a cosa? La genitorialità non ha niente a che fare con l’orientamento sessuale o con il numero dei genitori. Chi subisce il danno, però, sono principalmente i bambini a cui viene impedito di essere figli. E lo Stato che dovrebbe tutelare i diritti di questi bambini, non aggiorna la legge ma non intavola neanche una discussione. E non è solo il Governo di ora, i Governi si alternato da anni e la legge qui in Italia non è stata mai cambiata. Negli altri Paesi Europei è stata cambiata già venti anni fa. È incredibile, siamo l’ultimo Paese Occidentale.” 

L’omosessualità, nonostante ancora accadano degli episodi spiacevoli, non è più un tabù. Possiamo dire lo stesso della disabilità?

“Con “Nata per te” ho capito che il vero tabù è la disabilita. Anche nel cinema: quante volte il personaggio disabile viene interpretato dall’ attore/attrice di grido e non da una persona veramente disabile? Proprio perché c’è la paura che vedere la disabilità sullo schermo possa allontanare il pubblico. La disabilità viene nascosta, in generale, dalla nostra società. Non la vediamo, non c’ è accessibilità. La cosa che mi ha insegnato il film è stata proprio questa. La cosa più bella è stata lavorare con i ragazzi del Centro disabili Ruota Libera, e poter girare con loro è stato un grande privilegio che la Produzione mi ha dato. E Luca può essere il padre di Alba perché conosce bene la disabilità. Le strutture come Ruota Libera sono di grandissimo esempio ed importanza, sono strutture in cui le persone disabili sono autonome. Ed è questo il senso.”

Non solo Alba e Luca Trapanese, ma anche Napoli è tra i protagonisti principali della pellicola. E tra l’altro è una protagonista molto più all’avanguardia, forse, di quanto ci si potesse immaginare. 

“Ed è una cosa bellissima che mi ha emozionato. Per scherzo dico sempre che questa storia poteva succedere solo a Napoli: è proprio bello ribaltare quella mentalità per cui Napoli solitamente è sinonimo di camorra e di arretratezza, e invece in questo caso è così all’ avanguardia. Il Tribunale di Napoli è stato il primo a fare una cosa del genere, e il secondo è stato quello di Bari. Ed è un esempio bellissimo di come in realtà il Sud è molto più civile per tante cose.”

Anche Luca Trapanese è un po’ “Padre di Italia”, e a proposito di “Padre d’ Italia” una delle scene più belle è più significative, intense, l’hai girata proprio qui in riva allo Stretto, sulla spiaggia di Torre Faro. Riusciresti a immaginare la stessa scena con lo sfondo del Ponte sullo Stretto? 

Domanda provocatoria (ride). Sto lavorando a un po’ di cose, ma una cosa a cui mi piacerebbe tanto lavorare è un documentario sullo Stretto. Partire dal ragionamento sul Ponte per poter raccontare lo Stretto, e chiudere così la mia trilogia sullo Stretto. Al di là dell’essere pro o contro, che ormai non ha manco più senso, ho solo una grandissima paura ovvero che si trasformi in un cantiere eterno: l’ennesimo grande incompiuto.”

Chi porteresti con te al cinema alla proiezione di “Semidei” e di “Nata per te”?

“Semidei lo andrei a vedere con Gabriel Garcia Marquez, e “Nata per te” con Giorgia Meloni.”

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