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MESSINA. Sulla questione esami in presenza a partire da giugno interviene anche il sindacato studentesco Udu Messina, che risponde al Rettore Salvatore Cuzzocrea con una lettera in cui fa riferimento ai fuori sede, alle difficoltà che dovranno affrontare per dare un esame e ai studenti lavoratori: «Non sarebbe il caso che UNIME dimostri di avere una visione ampia e al passo coi tempi, rivelandosi capace di sfruttare tutti gli strumenti che la pandemia ci ha consegnato?»

 

Di seguito la lettera integrale:

Carissimo Rettore,
Siamo studenti e studentesse dell’Università degli studi di Messina, siamo la linfa vitale degli spazi, delle aule, delle biblioteche, delle lezioni e degli esami di questo Ateneo.
Abbiamo avuto modo di ascoltare le sue parole in merito ai chiarimenti che ci ha dato sul ritorno in presenza.
In parte le condividiamo, in parte persiste in noi qualche perplessità.
Lei dice bene, l’Università italiana non è un’Università telematica, il valore dell’incontro, dell’ascolto, della vita universitaria a 360° è imprescindibile e noi non vediamo l’ora di poter tornare “alla normalità”.
Le sue parole sull’attenzione che verrà rivolta per gli studenti in quarantena o in isolamento e per gli studenti stranieri o che non si trovano al momento sul territorio nazionale ci rassicurano.

Ma stiamo, si spera, uscendo da un’emergenza sanitaria che va avanti da più di un anno.
Gli studenti fuorisede, tantissimi nel nostro Ateneo, non hanno provveduto a trovare un alloggio in città.
E’ chiaro che non è il momento di essere ipocriti, chi si lamenta per “pigrizia” e la sera vorrebbe volentieri sedersi al ristorante non dovrebbe essere oggetto della discussione.

Chi può permettersi di viaggiare da Siracusa o Catanzaro, pagarsi un B&B per potersi dare un esame di un’ora e poi tornare a casa, lo faccia pure.
Ma chi ha un reddito basso e avrebbe diritto a non essere costretto ad affrontare queste ulteriori spese?
Non è “un di più” cercare una soluzione per i fuorisede in difficoltà, ma è diritto di quegli studenti e studentesse non pagare le spese di un’emergenza che non dipende da noi.
La situazione creerà non pochi disagi, non riteniamo corretto costringere gli studenti a cercare affitti o sistemazioni sul concludersi delle lezioni che di fatto si apprestano a terminare.

Quello che gli studenti stanno chiedendo è semplicemente di applicare quanto fatto lo scorso anno, la scorsa estate infatti potevamo svolgere gli esami in presenza, ma non tutti erano costretti a dover viaggiare o organizzarsi, perché ci era data la possibilità di svolgere gli esami a distanza, ma non è bastata una petizione con più di 6000  sottoscrizioni per far sentire la voce della comunità studentesca.

Non possiamo però paragonare gli studenti delle elementari a quelli universitari, non è questo, secondo noi, il punto.

Vorremmo anche noi tornare in presenza, ma apriamo anche un’ultima riflessione: a quale normalità vogliamo tornare?
Gli studenti che già prima della pandemia avevano difficoltà a seguire le lezioni, come gli studenti lavoratori o con disabilità, e che hanno trovato nella modalità online un’agevolazione non poco rilevante, verranno lasciati indietro?

Non sarebbe il caso che UNIME dimostri di avere una visione ampia e al passo coi tempi, rivelandosi capace di sfruttare tutti gli strumenti che la pandemia ci ha consegnato?

Lo studente lavoratore che in tempi di pandemia non è rimasto indietro con le lezioni, perché non potrà collegarsi via Teams e/o avere a disposizione la registrazione delle lezioni anche quando la pandemia sarà passata?

Queste scelte significherebbero dare una mano a categorie di studenti e studentesse che normalmente non frequentano le aule perché non possono, significherebbe fornire strumenti a sostegno del percorso universitario di tutte e tutti noi.
Significherebbe mettere al centro degli studenti.

Ragioniamo insieme su come affrontare le sfide che la pandemia e il post-pandemia ci porranno davanti.
Noi ci siamo.

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