MESSINA. “Troviamo inefficaci le soluzioni dei Pon Metro, che oltre ai tempi lunghi della burocrazia, non riescono a rispondere alle esigenze strutturali definitive del diritto all’abitare. Inoltre manca ancora un censimento a controlli incrociati, che riteniamo l’ABC per affrontare il problema dalla radice; le attese infinite per la pubblicazione di una graduatoria, conseguente al Bando ERP scaduto a Maggio 2018. Insomma, anche ad oggi le soluzioni sembrano un miraggio, incapaci di rispondere alle tante emergenze in città, pertanto non si possono escludere assolutamente anche “nell’ Era De Luca”, pratiche di Autorganizzazione”. Così interviene il Sicobas sull’emergenza abitativa della città, evidenziando le poche differenze fra l’Amministrazione Accorinti e quella attuale per risolvere la questione.

“Le soluzioni messe in campo da questa Amministrazione Comunale non si discostano molto dalla precedente. Riconosciamo un’attenzione particolare nel voler risolvere la questione “Risanamento – Baraccopoli”, ma l’emergenza abitativa è ampia, fenomeno dell’avvento della crisi che non si dissipa facilmente. Ma per andare incontro a soluzioni adeguate, serve mettere in campo tutte le nostre esperienze, strumenti, conoscenze e competenze”.

Ma come mai è nata la necessità di un’occupazione abitativa – collettiva?

“Principalmente dal bisogno abitativo di persone che con storie diverse o simili, si ritrovano con la minaccia sociale del “rimanere senza un tetto sulla testa”, prodotta dal fenomeno della crisi, per il quale strettamente sono legati la mancanza di lavoro che produce l’inevitabile minaccia dello sfratto“, si legge sul  comunicato.

“Le tante richieste alle Istituzioni hanno prodotto solamente soluzioni a medio – lungo termine, senza garanzie definitive. Nello specifico parliamo dei finanziamenti Pon Metro che prevedevano fondi per l’Autorecupero, piuttosto che per la Manutenzione degli Immobili, etc. etc. Tutte risposte che dipendono dai tempi lenti della burocrazia, ma che cozzano in maniera molto spiccata dai tempi veloci delle emergenze. Pertanto, ad oggi, noi sindacati per la casa, siamo stati gli unici a produrre risposte concrete a queste famiglie, che diversamente, visti i fatti, non avrebbero ricevuto soluzioni alternative migliori di queste”.

“Perché scegliere di occupare le strutture abbandonate piuttosto che occupare alloggi popolari? Come nella storia delle occupazioni a Messina è sempre accaduto? Innanzitutto per una scelta morale – spiega il Sicobas – quella di non ledere diritto a chi attende in graduatoria da anni una casa; poi per una scelta eco-sostenibile di riqualificare l’esistente, con un principio di Autorecupero sperimentato in altre realtà, onde evitare ulteriore cementificazione ambientale; ancora, per un principio di socialità del Co-abitare, sperimentato in maniera virtuosa in altre città d’Italia”

“A tal proposito, avevamo avviato percorsi sociali insieme alle famiglie abitanti delle strutture, che nella piena Autonomia Gestionale, portavano avanti attività sociali di pubblica fruizione, come doposcuola popolare gratuito aperto ai quartieri, una colonia felina, una ludoteca e biblioteca per bambini e tanto altro ancora. Tutto questo forniva, non solo attività di pubblica utilità alla città, ma era motivo di orgoglio e stimolo per le famiglie, mogli e madri di sentirsi utili a fare bene e nello stesso tempo, accrescere la loro coscienza collettiva”.

“Ed è così che nel 2013 tutte le realtà impegnate nella lotta per il Diritto all’Abitare decisero di fare la prima occupazione abitativa dell’ex Scuola Pietro Donato, battezzata “Casa Paradiso”, per gli stessi motivi, successivamente la Ex Foscolo, che per via di un intimazione di sgombero, senza soluzioni alternative valide, iniziò una lotta dura nella difesa della struttura, e che investì le nostre  forze al fianco delle famiglie occupanti, e che produsse una vittoria senza precedenti: per la prima volta in Italia, forse anche in Europa, riuscimmo ad ottenere il riconoscimento di un occupazione abitativa in barba alle tendenze repressive e legalitarie degli ultimi anni, manifestatesi su tutto il resto del territorio nazionale e di poter ottenere finalmente l’allaccio delle utenze ed il diritto alla residenza che finora gli erano stati vietati a causa del famigerato Art.5“, prosegue il Sicobas.

“Non possiamo non riconoscere che questa controtendenza messinese fosse un ottimo esito di una lunga vertenza iniziata anni fa, e ottenuta attraverso percorsi di lotta e grazie ad una  positiva recezione da parte dell’Amministrazione Accorinti“.

“Certo, di meglio avrebbe potuto fare la vecchia Amministrazione, se avesse messo in campo tutte le cure ed i dettagli importanti affinché queste conquiste permanessero validamente del tempo, come ad esempio, avviare un cambio di destinazione d’uso e la messa in sicurezza, gli investimenti sulla manutenzione ed adeguamento degli ambienti”.

“Invece, ad oggi, la situazione denunciata dagli abitanti stessi non è per niente rosea, il disagio di vivere in queste strutture si fa sentire forte. La situazione di Catarratti è certamente la più eclatante e che non merita certamente un applauso”.

“Diversa invece la situazione dell’Ex Asilo di S. Lucia, che grazie alla composizione e l’adeguamento della struttura, l’autorecupero della stessa  fatto dalle famiglie abitanti, ha prodotto diverse riflessioni, conseguite durante dei sopralluoghi delle diverse strutture, effettuati a novembre scorso insieme all’assessore alle Manutenzioni Massimiliano Minutoli, manifestando sensibilità e volontà di riconoscere i meriti di quei nuclei familiari, e applicando una continuità del progetto, richiedendo per esso, un cambio di destinazione d’uso,  la messa in sicurezza e l’intervento di costruzione della rete fognaria, affinché queste famiglie possano continuare a vivere in quella struttura dignitosamente”, conclude il sindacato.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments