MESSINA. Dopo la chiusura delle indagini arriva anche la richiesta di rinvio a giudizio per 25 indagati dell’operazione “Doppia sponda” su un vasto giro di spaccio di droga gestito da un’organizzazione che si approvvigionava in Calabria ed a Catania. Il sostituto procuratore della Dda Maria Pellegrino ed il sostituto procuratore Alessia Giorgianni hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio ed il gip Simona Finocchiaro ha fissato l’udienza preliminare prevista per il 30 giugno prossimo. Al centro dell’inchiesta, condotta a gennaio dai carabinieri del Nucleo investigativo, un’organizzazione che sarebbe riuscita a ritagliarsi una buona fetta del mercato dello spaccio nella piazza messinese, in grado di ottenere ingenti guadagni, che aveva contatti in Calabria, in particolare a Gioia Tauro ed a Catania per potersi rifornire della sostanza stupefacente. Le indagini hanno poi portato a scoprire anche un secondo gruppo che si stava facendo largo. Rispetto alla chiusura delle indagini compaiono sei nomi in meno, la Dda ha infatti ristretto la richiesta di rinvio a giudizio a 25 indagati rispetto i 31 iniziali. 

La richiesta di invio a giudizio è nei confronti di : Antonio Barbuscia, Maurizio Calabrò, Santino Calabrò, Giuseppe Caleca, Francesco Crupi, Alessandro Cutè, Marco D’Angelo, Giovanni De Luca, Salvatore Di Mento, Giuseppe Giacoppo, Filippo Iannelli, Rocco Lanfranchi, Daniele Mazza, Salvatore Micali, Gianluca Miceli, Domenico Giovanni Neroni, Girolamo Oteri, Antonino Pandolfino, Paolo Pantò, Massimo Raffa Laddea, Sebastiano Sardo, Giuseppe Valenti, Samuele Zocco, Piero De Vita, Rocco Valente. 

Al centro dell’indagine fatti che vanno tra il 2013 e il 2014. Dagli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo diretti dal maggiore Ivan Boracchia, cominciati nel 2013 a seguito di un arresto con il sequestro di oltre un chilo di marijuana, è emerso come nella zona sud della città, in particolare nei rioni di Mangialupi, Fondo Fucile, rione Taormina si fosse fatto avanti un gruppo in grado avere quasi il monopolio dello spaccio. Personaggio chiave, Maurizio Calabrò, secondo l’accusa fino a luglio 2013 avrebbe rivestito (fino a luglio 2013) il ruolo di organizzatore che si sarebbe approvvigionato della sostanza stupefacente attraverso i contatti con il catanese. Nella seconda organizzazione contestata dagli inquirenti, Marco D’Angelo è considerato promotore di un gruppo che spacciava droga, in particolare marijuana. 

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Salvatore Silvestro, Domenico Andrè, Massimo Marchese, Pietro Venuti, Giovanni Mannuccia, Marco Parisi, Daniele Gullotti, Carmelo Picciotto, Rita Pandolfino, Tino Celi, Ettore Cappuccio, Rosy Spitale, Alessandro Trovato, Irene Stefanizzi, Salvatore Stroscio, Alessandro Vecchio, Giorgio Salvatore Antoci, Antonio Cimino, Daniela Chillè.

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