MESSINA. I motori non hanno mai smesso di ruggire. Dentro le fabbriche tedesche, la vita è proseguita in modo quasi normale. Mascherine, distanziamento sociale e assembramenti evitati senza compromettere la produttività del Paese. Discorso identico per i cantieri. Il lockdown a metà della Germania fotografa nitidamente uno Stato capace di assorbire e far propria la lezione italiana, correndo ai ripari in modo rapido ed efficace.

I dati parlano chiaro: nessuno in Europa ha fatto meglio e sorprende relativamente: «Tantissimi tamponi, casi individuati tempestivamente e una disponibilità di oltre 28mila letti in terapia intensiva. Qua, negli ospedali, non sono mai andati in affanno».

Gabriele Novarese è nato e cresciuto a Messina, ora vive in Baviera e sono passati tre anni: «Per l’esattezza lo scorso 22 aprile. Mi sono ambientato, ho diversi amici e sto bene. Ho trasformato una passione in lavoro, ma all’inizio è stata dura».

Fa il musicista e impartisce ai ragazzi lezioni di chitarra: «Avevo provato a entrare nelle accademie di Monaco, Dresda e Colonia, ma un po’ per la lingua, un po’ per il numero ridottissimo di posti, nell’ordine di uno/due per anno, non ci sono riuscito». Un periodo per guardarsi intorno e la conclusione: «Ho un livello di preparazione piuttosto alto e dei titoli importanti. Sono diventato libero professionista. Adesso lavoro in una scuola privata, a Ratisbona, e tengo lezioni individuali in italiano, tedesco e inglese. Il prossimo passo è affinare l’Ukulele». Fermarsi, manco a dirlo, non è ipotesi contemplata.

In Germania, per danzare su sei corde e seguire l’amore. «Lisa era in Erasmus a Messina, io vivevo a Roma per motivi di studio. Ci siamo conosciuti così, è stata la molla per fare il passo definitivo. Da quando sono qui ho cambiato diverse città, e a Bamberg, dove il basket è una religione, ho avuto il piacere di conoscere Niccolò Melli, che oggi è una star dell’Nba». Gabriele si guarda indietro soddisfatto, consapevole dei sacrifici, cosciente della difficoltà del presente: «Nel momento in cui le cose sembravano sistemarsi è scoppiato il coronavirus. Scuole e università hanno chiuso e io, ovviamente, sono a casa. Il 70% dei miei allievi mi ha chiesto una sospensione dell’attività, quindi il lavoro è diminuito sensibilmente. Per tenermi occupato, comunque, impartisco lezioni online, al termine delle quali ognuno è libero di lasciare un’offerta».

A mettere una pezza è intervenuto lo Stato: «Tramite un modulo, chiamato Aiuto Subito, si ottiene un contributo pari alla cifra autodichiarata e necessaria per la sussistenza mensile. Ho fatto domanda per 950 euro e dovrebbe arrivare a breve». Anche la Cassa sociale degli artisti si è mossa: «Si possono richiedere fino a mille euro, naturalmente però non è cumulativo con l’altra».

La noia, allora, si combatte facendo sport: «Parchi e ville non hanno mai avuto i lucchetti, si può uscire e andare correre con la persona con cui si convive. Per motivi famigliari ci si può spostare. Io ho un giardino e mi sto riscoprendo persino pollice verde». La vita è cambiata, non stravolta: «Il lockdown durerà certamente fino all’11 maggio e non sono escluse proroghe, ma i piccoli negozi dovrebbero riaprire tra qualche giorno. Restano chiusi pub, ristoranti e discoteche, mentre gli esami di maturità non sono a rischio e dovrebbero svolgersi, seppur a gruppi di quindici studenti».

Misure stringenti, accolte con favore: «Sui bus non si vendono più biglietti a bordo e si sale esclusivamente dalle porte posteriori. Le cabine del conducente sono rivestite con teli di cellophane e le corse ridotte notevolmente» Eppure la percezione del pericolo non è stata immediata: «La gente ha attraversato due fasi, una di scetticismo e complessiva sottovalutazione del problema, l’altra di presa di coscienza, supportata da comportamenti di grande civiltà».

Per chi infrange le leggi, ci sono sempre le multe: «Cinquecento euro, ma non credo ne abbiano staccate tante. I tedeschi d’altronde per natura sono profondamente rispettosi». Ma forse, meno espansivi degli italiani: «Non è un aspetto da sottovalutare e può aver influito sulla diffusione del contagio». Un’isola, insomma, apparentemente felice nonostante il Covid19: «Non pensate a un mondo senza rinunce, sarebbe sbagliato. Per esempio hanno fermato la Bundesliga, il campionato di calcio, e annullato la prossima Oktoberfest. Qui sono colpi durissimi».

Le priorità sono altre, persino la birra dovrà farsene una ragione.

 

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