MESSINA. Come sta andando in Sicilia la seconda ondata di coronavirus che sta imperversando per l’Italia? Così così. I numeri non destano allarme (ma qualche preoccupazione sì), e le misure di contenimento dovrebbero far vedere gli effetti sulle curve di crescita tra qualche giorno (altrimenti sarà lockdown), ma ogni dato va inquadrato nell’andamento generale, e rispetto alle altre regioni.

Il primo è probabilmente il più importante, perchè indica la misura più critica della gestione sanitaria della pandemia e se (e quanto) la situazione sta scappando di mano, e si riferisce ai posti letto in terapia intensiva, a quanti di questi sono occupati da pazienti malati di Covid-19, e se sono superate o meno le soglie di saturazione, oltre le quali è allerta

La Sicilia è apparentemente messa molto bene: perchè, dai dati del Ministero della Salute comunicati dalla Regione, appare possedere (dati aggiornati al 13 novembre) 728 posti di terapia intensiva, e una dotazione di altri 200 posti attivabili, secondo quanto riporta l’Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.

Con questi numeri, la Sicilia sarebbe al 23% nella scala di occupazione dei posti totali di terapia intensiva: ben al di sotto della soglia che il governo ha definito “critica”, ad aprile scorso, del 30% di letti occupati in rianimazione.

Questo, secondo quanto riporta sempre Agenas, farebbe della Sicilia una delle pochissime regioni in cui la pandemia appare ancora gestibile: l’isola rientra nei parametri del 30% di occupazione di terapia intensiva, ed il 40% di “area non critica”, quindi degenza ordinaria: la Sicilia fa segnare, rispettivamente, 23% e 35%, inserendola nel quadrante grigio (situazione nella norma) insieme ad altre sole cinque regioni (clicca sul diagramma per ingrandirlo).

Percentuali basse, che sembrerebbero indicare una buona tenuta del sistema sanitario regionale, ma che sono dovuti ai numeri (in aumento) di posti letto che la Regione Siciliana comunica al ministero della Salute. Se infatti i posti in terapia intensiva oggi sono 728 disponibili e 200 attivabili, lunedi 8 novembre erano 718, e il 3 novembre, giorno dell’entrata in vigore del pdcm, “solo” 594.

FONTE DATI. Il numero di pazienti si riferisce alla pubblicazione giornaliera del Dipartimento di Protezione Civile, quello dei posti letto si riferisce alla rilevazione giornaliera del Ministero della Salute su dati comunicati dalle regioni, aggiornati al 13 novembre

 

E nel resto degli indicatori come se la cava la Sicilia? Così così. L’infezione da coronavirus sta picchiando duro, con numeri molto alti, di gran lunga superiori rispetto a quelli registrati durante la prima ondata, che di fatto in Sicilia non c’è mai stata, se non in misura molto ridotta. Oggi non è così: lo dimostrano i dati (questi aggiornati al 12 novembre).

A preoccupare è il numero di pazienti contagiati che poi finiscono ricoverati in terapia intensiva (al momento la Sicilia è la peggiore regione in Italia, esclusa la provincia autonoma di Trento), e la crescita della percentuale di tamponi positivi. Se la media è stata del 4,80%, quella del 12 novembre sfiora il 18%: dato in crescita in tutta Italia, ma che potrebbe anche voler dire che il tracciamento dei contagi sta funzionando, e si va a somministrare tamponi in maniera mirata.

La redazione di LetteraEmme, nel grafico in basso, ha elaborato nove parametri, assegnando un colore a ciascuno con la posizione raggiunta dall’isola: verde se la Sicilia rientra nelle prime sette regioni (su ventuno, si contano diciannove regioni e due province autonome), rosso nelle ultime sette, arancione nelle posizioni intermedie.

FONTE DATI: Ministero della Salute, Agenas, Istituto superiore di sanità, Protezione civile, elaborazione LetteraEmme (aggiornati al 12 novembre)

 

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[…] in cui la prima ondata è stata molto leggera, la seconda sta facendo registrare numeri alti ma tenuti fino adesso sotto controllo, e la sua composizione demografica, posizione e morfologia la pongono al riparo da eccessiva […]