MESSINA. Un «Fronte di Liberazione dell’Isola da Musumeci e dalla cattiva amministrazione». È il progetto (già annunciato nei giorni scorsi) del sindaco di Messina Cateno De Luca, che in un’intervista di stamani al quotidiano “La Sicilia” ha ribadito la sua intenzione di candidarsi alla Presidenza della Regione… annunciando anche la data delle sue possibili dimissioni da primo cittadino: il 18 marzo 2022, giorno del suo 50° compleanno.

C’è un precedente simile: ad agosto del 2012, l’allora sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca si dimise da primo cittadino per partecipare alle regionali autunnali (al Parlamento regionale, ma non fu eletto).

Nell’intervista, De Luca racconta come da “sostenitore” di Musumeci sia passato all’opposizione. Un cambio di marcia, iniziato in campagna elettorale, determinato da varie questioni: dall’accusa di essere “impresentabile” alla gestione dei rifiuti, passando per la gestione dell’emergenza durante la pandemia.

«Le do in anteprima la data delle dimissioni: 18 marzo 2022, il giorno del mio 50º compleanno. Questo per farle capire come abbiamo già programmato tutto», spiega De Luca al giornalista Mario Barresi, che chiama in causa i precedenti casi di “dimissioni”, mai andati in porto. «Io ho 20 giorni di tempo per ritirarle. Vuole vedere che subito dopo che le presenterà una soluzione diversa da Musumeci? Un altro candidato adatto per una decantazione dopo il disastro, che è la mia unica condizione per non candidarmi», specifica De Luca.

«La politica è bella perché l’arte dell’impossibile. Quando, il 1 aprile 2017, annunciai la mia candidatura, fu considerata, fra pernacchie e sorrisetti trasversali, meno di un pesce d’aprile. Ma che deve fare questo che è sindaco di Santa Teresa? La stessa cosa che diranno per la Regione, nei salotti buoni della politica siciliana. Mentre lo mi sfottono, io comincio la campagna elettorale», prosegue, ripercorrendo quanto fatto in questi tre anni a Messina (“Ho rivoltato la città come un calzino. Il Risanamento delle baracche ottenuto grazie alle ordinanze farlocche che hanno fatto esplodere il caso a livello nazionale”).

Infine la dichiarazione d’intenti: «Ci vuole un Presidente libero, non condizionabile e non battezzato da nessuno. E sono io. Se sono “Scateno” lo sono fino in fondo».

 

 

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