MESSINA. Avviso di conclusione delle indagini per ventiquattro tra sindaco, assessori, dirinenti e revisori dei conti dell’amministrazione guidata da Renato Accorinti, accusati di concorso per falso ideologico in atto pubblico: secondo le ipotesi prospettate dal pm Antonio Carchietti, i bilanci, ma in genere la gestione economica di Palazzo Zanca durante i primi tre anni della sindacatura di Accorinti, quindi dal 2014 al 2017, sarebbero stati falsati da errate previsioni, da iscrizioni a bilancio di crediti inesigibili, e di “forzature” per evitare il default.

L’avviso di garanzia è stato recapitato all’ex sindaco di Messina Renato Accorinti, agli ex vicesindaci Guido Signorino e Gaetano Cacciola, e agli assessori Sergio De Cola, Daniele Ialacqua, Sebastiano Pino, Nino Mantineo, Patrizia Panarello, Filippo Cucinotta, Luca Eller Vainicher e Nina Santisi.

Avviso di garanzia anche per il direttore generale Antonio Le Donne, e per i dirigenti del comune Antonio Cama, Salvatore De Francesco, Giovanni Bruno, Vincenzo Schiera, Riccardo Pagano, Maria Canale, Domenico Manna, Antonella Cutroneo e Calogero Ferlisi e gli ex revisori dei conti Dario Zaccone, Federico Basile e Giuseppe Zingales.

Per tutti, a vario titolo, l’accusa è di  aver determinato “la formazione di un bilancio ideologicamente falso, teso a rappresentare un equilibrio di bilancio in realtà insussistente, poiché recante previsioni di entrata (per i tre anni presi in considerazione, ndr) chiaramente sovrastimate e stanziamenti insufficienti a fare fronte ai cosiddetti debiti fuori bilancio già censiti“.

Ciò provocava  “accertamenti sovrastimati dei residui attivi (a fronte di crediti dalla riscossione palesemente improbabili, quando non radicalmente inesistenti); di questo il rendiconto medesimo si palesava tale da non fornire la reale rappresentazione del risultato di gestione del Comune di Messina”.

Per accuse sostanzialmente uguali, in primo grado sono state emesse 28 condanne a carico di politici, dirigenti e revisori della precedente sindacatura di Giuseppe Buzzanca.

 

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