BARCELLONA POZZO DI GOTTO – “Suolo pubblico usato come proprietà privata – scrive Manuela Modica su Repubblica – e non da un cittadino qualsiasi ma da un assessore che bypassa qualsiasi tipo di autorizzazione, forte – secondo gli investigatori – di un’amministrazione connivente e dell’appoggio del sindaco: “Non un ente di servizio pubblico, ma una istituzione a loro completa disposizione”. È questo che raccontano le 130 pagine dell’ordinanza del gip, Fabio Gugliotta, che ha portato in carcere l’ex assessore Angelo Coppolino e portato al divieto di dimora per il sindaco Roberto Materia nel Comune che amministra, Barcellona Pozzo di Gotto. Coppolino e Materia sono coinvolti nell’indagine con altri sei funzionari comunali, compreso segretario comunale e vice comandante della Municipale”.
Il sindaco di Barcellona coinvolto perché “aveva adottato – scrive Gugliotta – provvedimenti manifestamente illegittimi” a dimostrazione “di una marcata indifferenza rispetto alle regole della corretta azione amministrativa. Materia con tale suo comportamento, ha strumentalizzato il suo potere per recare pregiudizio ad una persona evidentemente ritenuta scomoda rispetto al suo modo di agire”.
Ed ecco cosa scrive il gip in merito ai sopralluoghi e ai lavori in piazza sul ristorante:
“In ordine al ristorante “al Borgo”, le fotografie scattate durante il sopralluogo del 29.6.2016 non ritraevano non solo il piano cantinato, ma neanche le scale che collegano il predetto locale con il piano terra, in modo da non consentire di comprendere l’esistenza di un ulteriore piano, appunto quello cantinato; in secondo luogo, esaminando la prospettiva dai cui erano state scattate le fotografie del piano terra e del primo piano si evinceva chiaramente che la Polizia municipale ed i tecnici comunali non potevano non aver notato il piano cantinato, atteso che sia dal primo piano soppalcato che dal piano terra era ben visibile la scala della cantina , manufatto, tra l’altro, di rilevanti dimensioni sia in termini di ampiezza che di lunghezza”.
Sopralluoghi superficiali per ignorare quel che era evidente, questa l’ipotesi dell’accusa: “In ogni caso, la situazione oggettiva dei luoghi, era tale da consentire agevolmente di constatare che nella piazzetta adiacente al ristorante “al Borgo”, di proprietà comunale, era stata sostituita la pavimentazione, erano stati inseriti dei fari interrati, e l’area era stata delimitata da diverse piante ornamentali contenuti in grossi vasi, elementi tutti significativi della volontà dei proprietari dell’immobile di occupare il suolo pubblico, unitamente a quello della collocazione di un gazebo sulla predetta superficie, che veniva utilizzato per l’attività di ristorazione (cfr. doc. n. 13); eppure nessuna contestazione veniva mossa dalla Polizia municipale per tale situazione, del tutto illegittima, non essendo stata richiesta alcuna autorizzazione per l’occupazione del suolo pubblico cfr. doc. n. 16); fatto che appare ancor più strano laddove si consideri la breve distanza, poche decine di metri, tra tali luoghi e la sede del Comune, essendo davvero singolare che tali interventi, richiedenti la predisposizione di un cantiere per un tempo non brevissimo possano esser sfuggiti alla capacità di osservazione della Polizia locale e dell’Ufficio tecnico competente”.
“Piena fiducia nella magistratura – commenta Tommaso Calderone, difensore di Materia – dimostreremo che il reato contestato è insussistente, aspettiamo con fiducia il Tribunale del riesame”