MESSINA. Il sindaco Cateno De Luca protagonista ancora una volta della trasmissione “Storie italiane”, andata in onda questa mattina su “Rai 1”, per la questione risanamento, in diretta dal Rione Taormina di Messina.

“Ci sono o non ci sono i soldi? E se ci sono, verranno destinati a queste 2500 famiglie che vivono ancora nelle baracche?” Così introduce la seconda parte della puntata la conduttrice Eleonora Daniele.

“In questi mesi abbiamo lanciato un grido di dolore chiedendo lo stato di emergenza. Siamo riusciti a fare l’agenzia comunale per il risanamento ma ora la Regione ci deve fornire le risorse: 43 milioni più gli 81 che c’erano stati tolti”, ripete per l’ennesima volta De Luca dopo una ricognizione del quartiere dove pare abitino 5 famiglie, di cui due con figli e una con una signora di 84 anni e un figlio disabile.

“Allo Stato non avevamo chiesto soldi, ma solo lo stato di emergenza per poterci muovere con meno vincoli burocratici”, ha continuato il primo cittadino, rispondendo ai commenti arrivati dallo studio: “I comuni non hanno soldi, ci vuole un intervento superiore”, “Ci vuole una legge nazionale, non comunale”.

I bambini giocano in casa perché abbiamo paura che si facciano male fuori”, ha affermato una mamma, ben consapevole delle condizioni in cui si trova il vicolo: acqua fognaria che esce dai tombini, tubature scoperte, buche, cattivo odore e una discarica di amianto. “Mia suocera è caduta, è dovuta rimanere un mese in ospedale per una rottura alla clavicola”, ha detto, invece, un’altra. “Non c’è nemmeno la luce e la sera usiamo i telefonini”, mostra una donna, insieme all’umidità che scende dal tetto e che fa piovere dentro casa. “Siamo in una situazione allucinante. Mio figlio ha visto un topo sul letto, ma stiamo scherzando? Non se ne può più”.

A rispondere, anche il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci: “Il nostro impegno c’è e da una prima ricostruzione risultano disponibili 42 milioni di euro, più altri derivanti dai fondi non regionali. Fra qualche giorno organizzerò un incontro con l’amministrazione comunale per programmare le risorse già disponibili, dopo tanti anni che non si è fatto niente”.

“Siamo in graduatoria da cinque anni”, fa notare una famiglia, ma “vivere sotto l’amianto non è un caso di graduatoria. […]Ci sono le risorse per togliere un figlio e metterlo in una casa famiglia e non ci sono le risorse per risolvere queste situazioni. Non possiamo restare ad aspettare le liste di attesa”, commentano dallo studio.

Per favore, per umanità, aiutateci. I fondi ci sono, non li fermiamo, facciamo qualcosa, perché adesso abbiamo un sindaco che si sta interessando. Aiutatelo, ma non con le parole, con i fatti”, ha concluso una delle mamme.

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