MESSINA. Confermata anche in appello la condanna a 6 anni nei confronti di un giovane accusato di aver compiuto atti sessuali  con una ragazzina. Al centro del processo una vicenda che risale al 2011 all’epoca lei aveva 12 anni mentre lui ne aveva 27 anni.

Furono i carabinieri a far emergere la vicenda che portò ad un processo con il giovane accusato di aver baciato la ragazzina ponendo atti sessuali che consistevano in toccamenti contro il suo volere. Una storia, avvenuta in un comune della provincia jonica, che è stata al centro di un’indagine condotta dai carabinieri. Sentita dagli investigatori, la ragazzina aveva raccontato di una frequentazione anomala con quel giovane indicato come un lontano parente con una forte differenza di età rispetto alla sua. Un giovane conosciuto dai suoi genitori. Una volta i carabinieri si erano recati a casa di lui per un controllo e li avevano trovati insieme. L’eccessiva differenza di età non avevano convinto i militari così come le spiegazioni fornite.

La famiglia di lei, inoltre, non sarebbe “mai intervenuta a tutela della ragazza”, come sottolineato dagli stessi giudici nelle motivazioni della sentenza di primo grado. In seguito i genitori furono dichiarati decaduti dalla potestà genitoriale. La ragazzina allontanata da casa. In primo grado, la Prima sezione penale del tribunale, aveva condannato il giovane a 6 anni di reclusione.

La sentenza è stata confermata dalla corte d’appello presieduta dal giudice Alfredo Sicuro e composta dai giudici Daria Orlando e Maria Tindara Celi che ha accolto la tesi dell’accusa rappresentata dal sostituto procuratore generale Enza Napoli e della parte civile rappresentata dall’avvocato Luigi Mobilia. I giudici hanno disposto in 90 giorni il termine per il deposito della sentenza.

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