MESSINA. Maria Grazia Furnari non è “un altro commissario”, è “il commissario”, e la sua nomina risponde alle direttive date dal governo regionale di affiancare alla direzione ordinaria una direzione “straordinaria” per la gestione della pandemia”. E’ il capo di gabinetto dell’assessorato alla Salute Ferdinando Croce che sgombera subito il campo dagli equivoci: Carmelo Crisicelli, responsabile dell’emergenza covid fino a oggi, non è stato “silurato”, ma affiancato da una struttura parallela.

E’ la stessa Maria Grazia Furnari a chiarire quale sarà il suo ruolo a Messina. Che non è, almeno in un primo momento, quello che normalmente si associa a un commissario. Palermitana, dirigente regionale e specializzata in medicina interna, si occuperà solo ed esclusivamente di gestione dell’emergenza covid, che a Messina nell’ultimo periodo è andata in affanno.

Più propositiva, e intenzionata a non polemizzare nè nei confronti di come è stata gestita l’emergenza fino a ieri, nè con gli attacchi continui e costanti che l’Asp ha ricevuto da marzo (soprattutto dal sindaco Cateno De Luca), Maria Grazia Furnari è analitica nella descrizione di cosa succederà da domani.

“L’Asp si è trovata davanti ad un problema straordinario che ha imposto un’aggiunta di forze, a partire da un commissario ad acta, che ha funzione tecnico-organizzativa. Abbiamo sofferto di grosse carenze di personale: arriveranno 350 medici che saranno impegnati negli screening in tutte le situazioni in cui servirà, poi saranno assunti biologi, psicologi, infermieri, operatori sociosanitari, informatici e addetti alla comunicazione. L’Università di Messina ha messo a disposizione, alla facoltà di ingegneria, postazioni telefoniche per prevenzione, tracciamento e sostegno”.

E’ sul personale che il neo commissario pone particolare enfasi: “Le persone impiegate nella gestione dell’emergenza fino a oggi sono dodici, mi sono subito accorta di questo”. Tradotto, non è possibile gestire i numeri di oggi, di gran lunga superiori a quelli di marzo, con così poco personale. Considerazione che conferma anche Dino Alagna, direttore sanitario dell’Asp arrivato all’azienda provinciale il 10 novembre..

“Abbiamo prelevato risorse da altri uffici per rinforzare il servizio di prevenzione. Scontiamo un’arretratezza di digitalizzazione, il sistema è traballante ed è stato basato solo sul gran lavoro di Crisicelli”, concede. “Adesso la risposta é quantitativa ma contemporaneamente stiamo cercando di alzare il livello di informatizzazione di questo gruppo. Dobbiamo alzare il livello perchè le persone possono essere bravissime, ma se lavorano ancora con carta e penna…”

Per il futuro? L’idea è una campagna di screening non “a tappeto”, ma quasi. Le postazioni drive in, dopo il 7 gennaio, rimarranno e saranno destinate alla mappatura di tutti i messinesi (e poi saranno utilizzate per la campagna di vaccinazione).

Ad un certo punto è spuntata fuori anche l’annosa questione dei posti in terapia intensiva, dato che si è capito che il sistema ospedaliero, su cui erano riposti tutti i timori, ha retto senza problemi, mentre a fare acqua è stato il sistema di prevenzione e tracciamento, anche a causa dell’impressionante aumento dei numeri di contagi: “A Barcellona ci sono stati due posti che hanno funzionato fino a quando sono serviti e la Regione ha ritenuto servissero, quindi non sono stati “farlocchi”. Il problema semmai è il personale, ma è una questione che non riguarda ovviamente solo Messina o la Sicilia”, ha spiegato Alagna. E a Taormina? “Sono perfettamente operativi da mesi, ma non c’è mai stato bisogno di utilizzarli”.

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