Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una madre, preoccupata per il contesto in cui vive il figlio quattordicenne, che si interroga su cosa stia facendo una comunità, quella messinese, per indirizzare i propri figli, tra preoccupazioni, sottovalutazione e assenze familiari.
Buongiorno, sono una mamma messinese di un figlio di 14 anni che, da Milano, da qualche anno è rientrata in città. Rispetto a un luogo tanto più grande e memore della mia adolescenza, credevo che la nostra stupenda Messina fosse un posto più a misura d’uomo e più sicura per la crescita dei ragazzi. Devo purtroppo dire che mi sbagliavo. Premettendo che lungi da me fare di tutta l’erba un fascio e che ognuno, prima di tutto, deve preparare i propri figli alla vita e seguirli con attenzione perché la famiglia è il perno della crescita e dell’educazione di ogni essere umano, sono sconcertata da tre cose per me inaccettabili.
Mio figlio si è ambientato e conosce tantissimi ragazzini della sua età, direi un campione eterogeneo di persone di estrazione, ambienti e interessi diversi.
Però certe cose fatte o raccontate sono sempre le stesse:
1 – locali e supermercati vendono tranquillamente alcool ai minori, indubbiamente minori e parlo di 13, 14 anni. Non chiedono mai i documenti e, a volte, quando non è stato possibile la risposta è stata “Mi dispiace, io ve lo darei, ma ci sono in giro controlli, oggi non posso”!!!!
2 – la cannabis gira indisturbata tra i giovani che ne diventano spacciatori e se la fumano indisturbati persino nel cortile di scuola a ricreazione, insieme alle sigarette.
3 – Il terzo punto, che mi turba di più è l’indifferenza degli adulti quando non si tramuta in complicità come nel caso di alcuni venditori.
Quando mio figlio è venuto a dirmi “Mamma, tu sei esagerata! È normale! Qui lo fanno tutti, non è come a Milano, te lo vendono tranquillamente!” (in realtà i dati e le cronache indicano proprio Milano come la principale piazza di spaccio in Italia, ndr) e anche “Tu pensi che quando sarò a scuola sarò più protetto? A scuola fumano tranquillamente sigarette e canne!”… beh… io sono caduta un attimo nello sconforto ma poi, siccome non è da me girarmi dall’altro lato, eccomi qua!
Creo e lavoro in progetti di comunicazione sociale da sempre tra cui abuso di acool e uso di droga, e mio figlio è cresciuto fin da piccolo informato, ma cosa succede se la comunità normalizza e asseconda certi comportamenti?
Cosa succede a un adolescente che tende a distaccarsi dai genitori per formarsi un pensiero proprio, identificarsi in un gruppo confrontandosi con la società in cui vive e con la scuola?
Io non posso credere che nessun adulto si accorga che durante la ricreazione a scuola si fumino sigarette e canne. Non commento neanche il comportamento di chi, per business, addirittura inizia a offrire gratis prove di chupiti di vodka liscia a quattordicenni com’è successo a mio figlio che inizialmente restava nel gruppo senza bere essendo anche celiaco. E che pensare di chi fa passare agli occhi dei ragazzi come “cattive” le forze dell’ordine, una categoria da cui nascondersi, unico motivo per cui non si vende alcool ai minori?
La città è una comunità e ogni cittadino ha il dovere civico e morale di salvaguardare i propri giovani e di essere un esempio e una guida per loro. Siamo già troppo bombardati da immagini che propongono un’idea consumistica e di piacere alterata dal bisogno di vendere e di mostrare rapper come poeti maledetti fighi perché si bruciano il cervello con soldoni, armi, sesso e droga morendo spesso in conflitti a fuoco o di overdose giovanissimi…
Io non sono una moralista, lavorando nel settore della comunicazione e moda ho sempre detto a mio figlio che noi le mode le creiamo e non le seguiamo perché è tutto un sistema finto basato sull’economia. Proprio per questo ho cercato di dare al mio lavoro un taglio etico e sociale.
Ma ora, da mamma e da cittadina sono arrabbiata e indignata e spero che questa lettera possa muovere la coscienza di chi ha la responsabilità di formare i nostri figli e di dare un servizio congruo alla loro età oltre che spaventare quanti, per puro guadagno, iniziano e incentivano l’uso di alcool tra i giovanissimi.
Spero, infine, che si prendano dei provvedimenti a livello comunale di maggior controllo. Perché sarebbe triste se dovesse diventare la crociata di una singola mamma che, comunque, non ci penserebbe due volte ad appostarsi e denunciare quanto succede.
Noi abbiamo il dovere di dare un’alternativa di sano divertimento agli adolescenti della città che oggi manca. Questo modello è proprio sbagliato e famiglia, scuola, comunità devono essere uniti nel dare buoni esempi, alternative sane e sicurezza ai nostri figli. Nonché ritornare all’essenza e al senso della Vita. Grazie e buona riflessione.
Una mamma qualunque.