Nuovo appuntamento con la stagione teatrale ai Magazzini del Sale. Sabato 18 e domenica 19 marzo alle ore 21,00 sarà in scena ancora una volta uno spettacolo “figlio” di artisti della nostra città, ancora una volta uno spettacolo pluripremiato: finalista al festival di teatro civile “CassinoOFF”, finalista al festival di Resistenza promosso dall’Istituto Alcide Cervi, Gattatico (Re). Lo spettacolo è stato inoltre selezionato per il Torino Fringe Festival 2016. Sabato 18, e domenica 19 marzo alle 21.00, nel teatro di via del Santo, andrà in scena Contrada Acquaviola di e con Simone Corso. Gli interpreti, guidati dalla dal regista Roberto Bonaventura, sono lo stesso autore ed Antonio Alveario.

Contrada Acquaviola n°1 nasce da un’urgenza di raccontare. Sondando le viscere di un tipico rapporto padre-figlio, lo spettacolo descrive i contorni di una società deformata dall’ingombrante presenza di un mostro ambientale, sorto a pochi metri dalle porte e dalle finestre delle abitazioni: la raffineria di Milazzo. La sua presenza non è solo fisica, ma si insinua fin dentro le coscienze e le vite di chi gli vive intorno, modificandole dall’interno. Un padre e un figlio, nati e cresciuti all’ombra delle colonne di fumo, scoprono il proprio diritto violato a vivere una vita “normale”.  Un fisiologico scontro generazionale che diventa scontro di idee. L’industria che ha dato lavoro per decenni a decine di lavoratori, garantendo la sicurezza economica a intere generazioni, semina tumori, sconvolgendo quelle stesse vite. Un testo apparentemente quotidiano nei dialoghi tra un padre e un figlio, ma che strilla la sua presa di posizione nel momento in cui questo dialogo finisce. Giusto e sbagliato si confondono. Risultato? L’immobilità. L’immobilità che fossilizza la società dentro una gabbia di parole, all’interno della quale si smarrisce ogni forma di affrancamento o risoluzione. Contrada Acquaviola n°1 nasce dall’urgenza di denunciare questa immobilità e mostrarla nel pieno della sua inefficienza, della sua assurdità, affinché non resti solo del fumo nero sopra e dentro le case, ma una consapevolezza nuova che dirima fantasmi, paura e cecità. Come il testo, anche la scenografia mischia poesia e bellezza a scempio e scelleratezza. Per questo motivo la scena è rappresentata da semplici quanto poetiche barche di carte (create con la tecnica degli origami dall’artista Nunzio Laganà), che muovono il loro significato tra la magia di un veliero colorato su cui viaggiare e sognare e il mostro della raffineria che ti inchioda e ti affonda in un destino di fine e di disfatta”.

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