MESSINA. “Non chiamatelo ricatto, chiamatelo l’ultimo appello da parte di un sindaco che il suo mestiere vuole farlo in un certo modo e non vuole essere ascritto alla lunga serie di fallimenti che hanno contraddistinto questa città”. Per mezz’ora, Messina ha rischiato di non avere più il sindaco eletto due mesi fa.

E’ con queste parole che Cateno De Luca, in una serata già ad altissima tensione nei confronti del presidente del consiglio Claudio Cardile prima e del resto del consesso poi, ha messo i puntini sulle “i” rispetto alla discussione sull’ordine del giorno proposto dal consiglio comunale sull’agenzia per lo sbaraccamento. Al termine di due ore di interventi da parte dei consiglieri all’insegna del “si, ma…”, poco prima della votazione dei tre emendamenti da lui stesso proposti, De Luca si è alzato ed ha abbandonato l’aula, scuro in volto, dopo aver pronunciato un’arringa, dai toni molto accesi, sulla “melina” che il consiglio a suo dire starebbe facendo intorno all’argomento.

“Abbiamo già speso 10mila euro per discutere del nulla, e non so quanto continueremo a parlare del nulla e a spendere soldi. Mi sono esposto in una maniera incredibile, quest’aula non si può permettere di diffidare nè sul contenuto nè sulle carte”, ha sbottato De Luca, in un botta e risposta con il presidente del consiglio Claudio Cardile che difendeva l’autonomia consiliare e le prerogative dell’aula di richiedere tutti i chiarimenti del caso (che De Luca aveva già dato in parte durante la seduta straordinaria di commissione consiliare di mercoledi). “Presidente lei oggi ha dimostrato di essere di parte, ha parlato come uomo del Pd, non come presidente del consiglio, non ne aveva il diritto”, ha tuonato De Luca mentre Cardile rispediva al mittente le accuse, e si ergeva a scudo del consiglio comunale e delle sue facoltà di controllo sull’operato di sindaco e giunta.

“Sento parlare di questioni tecnico – contabili: non ci sono dubbi sulla norma, ma davvero pensate che mi faccia trascinare dal fare politica? Ho fretta di dare risposta alla città, altrimenti preferisco tornare a fare il deputato, girare ogni tanto e dire qualche puttanata e anche sentirmi dire qualche puttanata”, ha minacciato De Luca.

In pratica, De Luca ha fatto capire, senza troppi giri di parole, che o l’agenzia passa in consiglio comunale, o si dimetterà da sindaco. “Così a maggio si voterà, e allora preferisco tornare a svolgere il mio ruolo di parlamentare. Non riesco a spiegare ad un uomo della strada cosa c’è ancora da studiare su una delibera  consegnata 20 giorni fa: il consiglio comunale faccia quello che vuole, io trarrò le mie conclusioni. Non chiamatelo ricatto, ma ultimo appello – ha concluso – di un sindaco che il sindaco lo vuole fare in un certo modo”.

Una volta uscito dall’aula, il consiglio ha votato i tre emendamenti proposti dal sindaco: due bocciati, uno accolto, niente di sostanziale su un documento, un ordine del giorno, più di forma che di sostanza. Il consiglio tornerà a riunirsi il 5 settembre, mercoledi, per discutere la delibera. Per quella data, se farà fede a quanto detto oggi, De Luca potrebbe dimettersi in caso di bocciatura della delibera (in cui si approverà lo statuto dell’Agenzia, che è già costituita nei fatti per legge regionale).

Come mai De Luca ha reagito così violentemente? Perchè i tempi per l’Agenzia si stanno dilatando oltre quello che aveva preventivato: aveva assegnato un termine (indicativo, ma pur sempre termine) del 31 agosto, trascorso senza che nemmeno sia stata discussa la delibera. ha spiegato per due volte tra consiglio e commissione cosa farà l’agenzia, e come lo farà. Ha fretta che sia dichiarato lo stato di emergenza, che sbloccherebbe ulteriori fondi. Dal canto loro, i consiglieri continuano ad esprimere perplessità sulla forma statutaria dell’agenzia (sembra che possa prevalere la forma dell’azienda speciale, come l’Atm), sulla governance (chi nomina il consiglio d’amministrazione), ma soprattutto sulla dotazione finanziaria del nuovo organismo.

Tutte domande che troveranno risposte mercoledi, giorno in cui, in un modo o nell’altro, si farà un pezzo di storia di Messina. O con l’inizio della parola fine alle baracche, o con il termine dell’avventura di Cateno De Luca a Palazzo Zanca.

 

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